PER LA GIORNATA DEL RIFUGIATO

Condividendo il documento, lo pubblichiamo

Ricorre il 19 giugno la Giornata internazionale del rifugiato.

E sarà opportuno ricordare che la Costituzione della Repubblica Italiana – fondamento del nostro ordinamento giuridico – stabilisce all’art. 10 che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite … Continua a leggere

Ventimiglia, gruppo di migranti lascia scogli Papa: Dio perdoni chi non accoglie rifugiati

Salvini a tutto campo e senza vergogna, dice di non aver bisogno del perdono di Dio, che il Papa ha chiesto per coloro che non accolgono gli immigrati. Fermo restando che tutti abbiamo bisogno del perdono di Dio, non mi sembra il suo comportamento coerente con l’insegnamento della Chiesa cattolica. … Continua a leggere

Gli immigrati e gli alberghi

Da dove viene una delle storie più ripetute riguardo i richiedenti asilo e i loro alloggi in Italia: e soprattutto, è vera?

Qualche esempio
All’inizio di marzo il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un post in cui diceva:

«Vi piacerebbe fare qualche giorno di vacanza in montagna? Se siete “presunti profughi”, potete! In Trentino, sul Monte Bondone, i gestori di un hotel (sulle piste da sci, con palestra e solarium) vi aspettano. Il signor Luca infatti dice “siamo in grado di ospitare 50 persone, abbiamo 26 stanze e 20 appartamenti grandi… saremmo in grado di fornire loro anche i pasti, dando a disposizione il personale”. Che cuore d’oro… chi paga? Voi».

Sui social network e nei dibattiti televisivi, Salvini insiste molto su questo argomento: parla cioè di centinaia di persone alloggiate come fossero in vacanza in alberghi di lusso a spese dei contribuenti.

Salvini

Queste cose sono state riprese e enfatizzate anche in diversi servizi televisivi e da alcuni giornali di destra, con notizie che raccontavano come alcune persone appena sbarcate si fossero ad esempio rifiutate di alloggiare in alcune strutture perché «la collocazione era stata ritenuta troppo lontana dalle grandi città» o perché mancavano servizi come wi-fi e tv. Quest’ultimo esempio in particolare fa riferimento a quanto accaduto in Toscana all’inizio di maggio, quando alcune persone richiedenti asilo si sono effettivamente rifiutate di scendere dall’autobus che le aveva portate fino a lì e prendere posto nella struttura che le avrebbe dovute ospitare. Precisa però il Corriere:

Inizialmente i volontari hanno raccontato che i profughi non volevano l’albergo perché non c’erano alcuni servizi come wi-fi e tv, ma la questura ha chiarito che il rifiuto era legato a motivi religiosi e perché in quell’albergo c’erano anche ospiti delle donne.

Un altro esempio: l’Hotel Royal di Cattolica citato lo scorso novembre da Salvini e descritto come un 3 stelle con piscina e spiaggia si chiama in realtà Royal Sands Children’s, non ha la piscina e è stato donato da una famiglia di Cattolica all’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. Dal settembre del 2001 la struttura è gestita da una coppia che fa parte dell’associazione e che è responsabile anche di una “casa famiglia” che accoglie persone con vari problemi: fa dunque parte del sistema di accoglienza pianificato dallo Stato italiano.

“Hotel di lusso”
Il sistema di accoglienza in Italia è articolato e complicato, e non è molto chiaro a quali strutture faccia direttamente riferimento Salvini quando parla di “hotel di lusso”. Sul sito del ministero dell’Interno si dice:

«i cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l’immigrazione dove ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell’espulsione oppure, nel caso di richiedenti protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti».

Queste strutture si dividono in: centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e centri di identificazione ed espulsione (Cie).

I Cpsa accolgono i migranti al momento del loro arrivo in Italia. Qui vengono fornite le prime cure mediche necessarie, vengono fotosegnalati, possono richiedere la protezione internazionale e poi, a seconda della loro condizione, vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri. I centri di accoglienza (Cda), dice il ministero, «garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione e all’accertamento sulla regolarità della sua permanenza in Italia». Chi richiede la protezione internazionale viene invece inviato nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara), per l’identificazione e l’avvio delle procedure necessarie. Chi non fa richiesta di protezione internazionale o non ne ha i requisiti viene trattenuto infine nei centri di identificazione ed espulsione (Cie). Va precisato che queste stesse strutture, per le quali è fissata per legge una durata massima di permanenza, vengono invece utilizzate anche come centri di accoglienza di lunga durata.

Parallelamente a queste strutture ci sono i centri del cosiddetto Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) per i richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria. Lo Sprar è stato istituito nel 2002 in seguito a un accordo stipulato dal ministero dell’Interno, dall’ANCI e dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR), che hanno cercato di mettere ordine nei programmi di accoglienza in precedenza gestiti a livello locale. Il ministero dell’Interno emana periodicamente un bando per l’assegnazione dei posti, gli enti locali interessati – con le organizzazioni del terzo settore selezionate a livello locale – partecipano al bando e i progetti vengono approvati se “idonei” in base a una serie di parametri piuttosto rigidi. In pratica, enti locali e associazioni mettono a disposizione dei posti letto e lo Stato sceglie di quali usufruire attraverso un bando, che tiene conto dei costi e di altri criteri. Secondo i dati del ministero dell’Interno i posti finanziati per gli anni 2014-2016 sono 20.744: tra questi rientrano anche, tra le varie strutture, alcuni alberghi. Nella grandissima parte dei casi, stando alle informazioni disponibili, si tratta di strutture molto distanti dagli hotel in cui si passano le vacanze (tanto che i loro gestori hanno deciso di destinarle allo Sprar invece che al pubblico).

C’è infine un ultimo tipo di centri. Nel tempo sono nate infatti altre strutture per l’accoglienza in contesti “straordinari” che hanno assunto via via nomi differenti: ci sono stati i centri Ena per far fronte alla cosiddetta “emergenza nord-Africa” nel 2011 o, in anni più recenti, i Cas (Centri di accoglienza straordinari). Di volta in volta si è dato mandato alle prefetture di trovare strutture per l’accoglienza: palestre, alberghi, appartamenti, B&B e altri posti sparsi in tutta Italia e gestiti da cooperative, associazioni e soggetti del terzo settore.

Queste strutture “informali”, nate a fronte di un’emergenza, vengono messe a disposizione per un’accoglienza che si limita a garantire il vitto e l’alloggio e sono state molto criticate: ma non perché si tratti di strutture lussuose, bensì in molti casi per il motivo opposto. Nonostante queste strutture siano state “attivate” per un’accoglienza di emergenza, e dunque si presume di breve durata, diventano in molti casi posti in cui i richiedenti asilo trascorrono settimane senza che siano garantiti loro servizi fondamentali, come quello per esempio dell’assistenza sanitaria e legale. In molti casi, poi, si tratta di strutture inadeguate: il Tropicana, un vecchio night club a Ragusa, ne è un esempio. In questo video di Al Jazeera si vede chiaramente che non si tratta di un albergo di lusso.

I centri per l’accoglienza sono finanziati attraverso il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA), un fondo ordinario che prevede specifiche risorse iscritte nel bilancio di previsione del ministero dell’Interno, donazioni di privati e enti e le assegnazioni annuali dei fondi europei. Attualmente per ogni richiedente asilo vengono versati in media 35 euro al giorno. Lo Sprar costa la stessa cifra dei Cas e dei Cara: 35 euro per ospite. Non si tratta di un importo fisso, né definito per legge, e può variare da regione a regione in base al costo della vita e all’affitto delle strutture: in ogni caso si tratta di denaro che non viene versato direttamente agli ospiti ma che viene corrisposto ai gestori di tutti i centri. Questo denaro serve a coprire le spese per il vitto, l’alloggio, la pulizia, la manutenzione, in alcuni casi la formazione degli operatori e così via: quindi è anche con questo denaro che vengono pagate le persone che lavorano nei centri, per esempio i dipendenti delle imprese di pulizie. Da questa parte solo una piccola somma viene data ai migranti per le spese quotidiane: si tratta del cosiddetto pocket money e consiste, in media, in 2,50 euro al giorno a persona.

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Migranti, sgombero dagli scogli a Ventimiglia, due fermi

16 giugno 2015 IN QUESTO ARTICOLO

È tornata tranquilla la situazione nella zona di Ponte San Ludovico, a Ventimiglia, dove questa mattina sono intervenute le forze dell’ordine in tenuta anti sommossa per sgomberare i migranti che sostavano da giorni nei giardini a pochi metri dalla frontiera con la Francia … Continua a leggere

STORIE DI EMIGRANTI ITALIANI IN ARGENTINA

larotonda

Non ho la pretesa di scrivere (in poche righe poi!) una storia degli emigranti italiani in Argentina.

Ma qualche giorno fa sono stato invitato ad una serata di storytelling: l’idea è ritrovarsi in compagnia con altre persone, raccontare storie, ascoltare storie.

Sebbene il tema portante, il mistero, fosse già stabilito, in qualche modo si è intrecciato con un altro, quello della emigrazione. Un fenomeno certamente ampiamente documentato e sviscerato da tanti libri, enti, giornalisti, una storia senza misteri se guardata dal punto di vista storico e dei grandi numeri. Ma allo stesso tempo ancora pieno di misteri, perché i grandi numeri, i flussi migratori non sono costituiti da particelle anonime, ma da persone. E ognuna di loro è portatrice di una storia.

Storie individuali spesso tramandate in famiglia e senza misteri particolari, altre volte invece di quelle persone, di quelle storie, se ne è persa traccia. Rimangono misteri, lacune, domande che i loro discendenti non sapranno rispondere. Spesso sono misteri e domande che sono gemelle di quelle rimaste ai discendenti dei familiari rimasti in Patria.

Vivilargentina nasce con lo scopo di far conoscere l’Argentina agli italiani, illustrando la sua gastronomia, descrivendo i luoghi, parlando di persone.
E di Argentini la cui fama ha varcato i confini ce ne sono tanti, e non solo calciatori: li troviamo in molti campi dell’attività umana, dalla musica all’arte, ai fumetti, alla medicina, all’automobilismo,  giusto per citarne alcuni. Nomi come Carlos Gardel, o Astor Piazzolla, Juan Manuel Fangio, Helenio Herrera, Jorge Maria Bergoglio, José Luis Borges, Quino, Mordillo, Ugo Bernasconi, Il premio Nobel Luis Leloir sono solo alcuni dei nomi che mi vengono in mente ora.
La relazione tra Argentina e Italia è sempre stata molto stretta e continua, storica, potrei dire: basti pensare che il creatore delle bandiera argentina, il generale Manuel Belgrano, era figlio di un italiano, Domenico Peri Belgrano, di Oneglia.

Potevo scegliere uno qualsiasi di questi personaggi e raccontarvi la loro storia.

Ma quella sera, ascoltando la storia della nonna Noemi (anzi, Noemia, ma detestava quella variante causata da un errore di trascrizione) che, promessa sposa abbandonata, agli inizi del ‘900 si imbarca da sola verso il sudamerica, per rintracciare il fidanzato spergiuro e, dopo averlo trovato, lo obbliga a sposarla, oppure la storia di … insomma, quella sera ho capito che dovevo iniziare non da una persona in particolare, ma da tutti quelli che, nei secoli, hanno abbandonato, per mille ragioni, la loro patria, per adottarne una nuova.

Una nuova patria che hanno contribuito (eccome!) a costruire.

Persone con mille storie diverse, di epoche diverse, tutte con il sogno di avere una vita diversa, ma che hanno dovuto lasciare alle spalle non solo miseria, o violenza, ma anche amori, affetti, legami.

Quella sera il denominatore comune di molte storie di emigranti era proprio questo: i legami che si erano interrotti, creando solo mistero e ansia di sapere: che ne sarà stato di questo o di quello?
Spesso sono i famigliari, discendenti degli emigranti o delle persone rimaste in Italia, ad avere la curiosità di saperne di più, di ritrovarsi.

Chi volesse saperne di più e in maniera molto più precisa sulla storia dell’emigrazione italiana, può consultare dei bellissimi libri, come L’orda, di Gianantonio Stella oppure la completa Storia dell’emigrazione italiana, di Bevilacqua, Franzina e De Clementi, oppure ancora nello specifico degli emigranti in Argentina, l’ottimo Storia degli italiani in Argentina, di Fernando Devoto.

Questo sarà il primo articolo di una serie, perché l’argomento è ricco di spunti e perché voglio non solo offrirvi delle notizie e documentazioni multimediali il più possibile abbondanti e precise, ma perché vorrei offrirvi anche gli strumenti per poter ricostruire le storie della vostra famiglia.

Io, per esempio, non ho mai saputo (o, come direbbe mia sorella, in realtà non ricordo) quali fossero le navi in cui nel secondo dopoguerra arrivarono in Argentina mia madre, Silvana Pasqualini, e mio padre, Giuseppe Carlo Marchiondelli. In due navi diverse, perché non si conoscevano ancora.
Ebbene in rete è possibile trovare questa informazione e ora so che mia mamma e tutta la sua famiglia arrivarono con la nave Campana, che fece il suo primo viaggio nel 1890 e l’ultimo nel 1951. E la famiglia Marchiondelli invece partì da Genova (come mia madre) con la nave San Giorgio, che fece il suo primo viaggio verso l’Argentina nel 1913, e l’ultimo nel 1950.

Una curiosità? L’anno scorso aiutando la mia amica scrittrice e giornalista Jeanne Perego a fare delle ricerche per il suo libro per bambini su Papa Francesco (Il nostro amico Jorge), abbiamo scoperto quale fosse la nave con cui la famiglia Bergoglio era arrivata in Argentina: la Giulio Cesare!

 

IL VIAGGIO

Un numero importante di emigranti italiani arriva al porto di Buenos Aires, già nel 1856, ben 2738 italiani che dovevano, per sbarcare, camminare nell’acqua o farsi trasportare dalle carrette.

Appena sbarcati, spaesati, senza comprendere la lingua o la cultura del posto, dovevano passare ben tre giorni (alcune fonti citano numeri di giorni variabili, da 3 agli 8) in una struttura ancora esistente, l’Hotel de los immigrantes, a meno che avessero già parenti o amici che li accogliessero.

Già nel 1884 le navi che arrivano al porto fanno sbarcare ben 81.541 emigranti di cui ben il 75% erano italiani.

Le loro navi? Erano la  “Escribía”, “Umberto”, “Anea”, “Singapori”, “Perseo”, “Carmela”, ” Nápoli”,  “Orione”, “Adria “, “Europa”, “Sud-América”, “Regina Margherita”, “Elbe”, “Orenoque” e “Paraná”.

Nei primi anni del ‘900 il flusso migratorio dall’Italia (e dalla Spagna) si intensifica, favoriti i primi dalle compagnie di navigazione italiane che trasportavano quelli che furono chiamati immigranti “rondine”: Erano contadini portati per i raccolti di grano in Argentina, viaggiavano in terza classe, nei mesi di novembre e dicembre, e poi tornavano in Italia ad aprile-maggio, in tempo per il raccolto nei loro paesi.

Le tariffe

Pagavano un biglietto di terza classe, andata e ritorno, tra i 500 e 600 pesos di allora, a seconda della categoria della nave e i viaggi duravano tra i trenta e quaranta giorni!

Questi viaggi incoraggiarono alcuni armatori, come il Lloyd Italiano, che iniziò con una flotta di ben sei navi a vapore a doppia elica, ognuna capace di trasportare 1.200 passeggeri ad una velocità di 15 nodi. Le navi erano dotate di moderne attrezzature con refettori per i migranti. Un’altra società italiana (ma finanziata da capitali tedeschi) era la “Società di navigazione” che aveva 4 navi: “Ravenna “; “Toscana”; “Bologna”e “Siena”.

Altre linee di navigazione ancora erano la Maumus e Dodem, con le navi: “San Giorgio”, “San Giovanni”; “San Guglielmo”, che riuscivano a fare il viaggio da Napoli a Buenos Aires in 16 giorni e il Lloyd Pacífico, de G. Zino, che aveva acquisito le navi del Nordeutscher Lloyd di Bremen in Germania.

Edmondo de Amicis, autore di “Cuore”, arrivò a Buenos Aires il 1 aprile del 1884 nella nave “Nort America”. Una nave lussuosa tipica di fine secolo, con saloni e specchi dorati, in forte contrasto con il trattamento degli emigranti che, oltre a soffrire per l’incertezza del futuro e la melanconia dell’allontanamento, dovevano subire la separazione dalle loro famiglia durante le notti, non avevano un refettorio e avevano a disposizione un solo rubinetto per avere acqua potabile.

Ecco un elenco di molte delle navi utilizzate:

Perseo 1883 Principe Umberto 1909
Lombardia 1901 Duca d’Aosta 1909
Città di Genova 1903 Principessa Mafalda 1909
Mendoza 1904 Cavour 1911
Caserta-Venezuela 1904 Duca di Genova 1912
Florida 1905 Dante Alighieri 1914
Bologna 1905 Garibaldi 1914
Luisiana 1906 Giuseppe Verdi 1914
Indiana 1906 Colombo 1915
Lazio-Palermo 1906 Duilio 1916
Principe di Udine 1906 Conte Rosso 1921
Virginia 1906 Conte Verde 1922
Regina d’Italia 1907 Giulio Cesare 1922
Duca degli Abruzzi 1907 Conte Biancamano 1925
Re d’Italia 1907 Virgilio 1926
Principessa Jolanda 1907 Roma 1926
San Giovanni 1907 Orazio 1927
Europa 1907 Saturnia 1927
Guglielmo Peirce 1907 Conte Grande 1927
Regina Elena 1908 Vulcania 1928
America 1908 Augustus 1928
Taormina 1908 Victoria 1931
Re Vittorio 1908 Conte di Savoia 1931
Ancona 1908 Rex 1932
Tommaso di Savoia 1909 Piemonte 1935

ed ecco anche una piccola galleria fotografica delle navi e le condizioni di viaggio. Se lo desiderate, potete guardare le foto della piccola presentazione, ascoltando uno dei canti tipici degli emigranti. Il brano che ho scelto, Mamma mia dammi cento lire, era un canto popolare tra gli emigranti del nord-italia.
EMIGRANTI I CANTI DEI PIONIERI ITALIANI PARTE UNO è una raccolta di questi canti disponibile su CD.

Audio Player

Spesso si pensa che le rotte dell’emigrazioni fossero dirette: ci si imbarcava a Genova, a Palermo o Napoli e si sbarcava a New York, San Paolo o Buenos Aires.

Non è così, le compagnia di navigazione tracciavano le rotte più convenienti per loro, con diverse tappe e spesso la prima tappa era New York, anche se non era la destinazione finale di tutti gli  emigranti a bordo. Da New York proseguivano verso sud,  verso il Brasile, Montevideo o Buenos Aires, ultima tappa.

Ecco perché chi volesse ricostruire la storia dei famigliari emigranti deve sempre consultare i registri degli emigranti arrivati negli Stati Uniti, anche se questa non era la destinazione finale e sono certamente un punto di partenze importante per capire il paese d’origine di molti emigranti.

I registri delle persone a bordo erano confezionati già nel porto di imbarco e contenevano l’elenco generale e completo delle persone a bordo. Questi elenchi erano usati dagli ispettori dell’immigrazione USA come lista di controllo nel riceverli e nel eseguire le pratiche di sbarco.

Le liste secondo i regolamenti emanati dal 1906 in poi, contenevano i nomi e cognomi dei passeggeri, l’ultima residenza e il luogo di nascita.

 L’ACCOGLIENZA

Il primo Hotel de inmigrantes

Nel 1878 fu costruita una struttura  l’hotel de los immigrantes, che li accoglieva. Questo edificio si trovava vicino all’attuale stazione di retiro, e infatti oggi al suo posto si trova il binario 8 della linea Bartolomé Mitre. Nel 1911 al posto di questo viene costruita una struttura migliore e che esiste ancora oggi, nella darsena nord del porto di Buenos Aires.

La legge stabiliva che erano considerati immigranti coloro che arrivavano in nave in seconda o terza classe, che avesse meno di 60 anni e fosse libero da difetti fisici o malattie. Queste persone In questo posto trovavano cibo e accoglienza per un minimo  tre giorni, e a coloro che erano arrivati senza un lavoro l’ufficio immigrazione cercava una collocazione.

Il secondo hotel de inmigrantes, costruito nel 1911

Chi aveva parenti, amici o comunque un alloggio, una volta espletate le pratiche di immigrazione, era libero di andare.

All’esterno di questo edificio c’erano gli intermediari dei conventillos, che non erano piccolo conventi ma case popolari, molto simili alle case di ringhiera milanesi. Gli emigranti che vi alloggiavano pagavano un affitto di cui avevano una ricevuta solo ogni tre mesi: in questo modo il proprietario poteva sfrattarli per morosità più facilmente.Conventillo

Il flusso di emigranti era così intenso che fiorirono leggi, pubblicazioni, enti che cercavano di regolamentare, guidare, proteggere queste persone che arrivavano in un paese nuovo e sconosciuto.

Tra le guide che esistevano c’era il “Manuale dell’emigrante Italiano all’Argentina” di A. De Zettiry, la cui pubblicazione fu sponsorizzata dal regio commissariato per l’emigrazione. Nei suoi sette capitoli dava informazioni legali sui documenti richiesti e le pratiche da fare, ma anche consigli pratici sulla vita a bordo della nave, Informazioni sulle città di destinazione, l’economia del posto, con altri consigli pratici sul risparmio e l’acquisto di beni immobili e qualche lezione pratica di lingua spagnola. Non mancavano anche i consigli e le raccomandazioni sulle possibili truffe in cui potevano incorrere.

Il libro "Argentina 1948" acquistato da mia madre

 

Alcune pagine del libro "Argentina 1948" di Folco Testena

 

Un altro libro, rivolto agli emigranti del secondo dopo guerra fu “Argentina 1948″ di Folco Testena e pubblicato dalla casa editrice Attilio Moro in Argentina. Un libro scritto da un emigranti, per emigranti, con informazioni sulla storia, la geografia e la lingua del paese in cui erano arrivati.

Nel Hotel de inmigrantes si cercava in tutti i modi di rendere confortevole e gradevole il soggiorno delle persone, i muri erano dipinti di bianco o coperti da mosaici bianchi portati dall’europa e le scale erano di marmo di carrara:  si cercava di accentuare in tutti i modi la sensazione di luminosità e ampiezza.

L’edificio ha 4 piani, per un totale di 10.645 metri quadri. Al pian terreno c’era la sala mensa dove potevano magiare 700 persone per volta (c’erano 4 turni). C’erano inoltre le cucine, la mensa degliimpiegati, una biblioteca, la lavanderia, una sezione con officine e laboratori e gli uffici amministrativi.

La sveglia era molto presto, e la giornata cominciava con una colazione a base di caffè latte, mate cocido (il mate servito come infuso in tazza) e pane sfornato dal panificio interno.

Durante la mattinata le donne svolgevano faccende domestiche, mentre gli uomini svolgevano le pratica all’ufficio collocamento.

Come abbiamo già scritto, c’erano 4 turni per il pranzo, che veniva distribuito a ciascuno degli immigrati dal personale, e poi potevano accomodarsi nella grandi tavolate.

Di solito il pranzo era una minestra abbondante, uno spezzatino di carne, il puchero (carni e verdure bollite), pasta o riso e uno stufato di carne.
Verso le tre del pomeriggio ai bambini si dava la merenda, e verso le sei cominciavano i turni per la cena.

Ai nuovi arrivati davano un numero, e così potevano entrare e uscire liberamente, per iniziare a conoscere la città. Sebbene i giorni di permanenza erano pochi (dai tre ai 5), in caso di necessità il soggiorno poteva essere prolungato.

Quando arrivavano, dopo aver passato i controlli doganali, le persone venivano condotte al Hotel da una stradina interna, mentre i loro bagagli venivano trasportati dai carrelli in un deposito.

Nei piani superiori c’erano i dormitori, 4 per piano e in totale potevano ospitare 4mila persone.

Tutti gli spazi, dai dormitori ai bagni, e le mense erano divisi per sesso.

L’edificio è stato dichiarato monumento storico nel 1990: un modo di rendere omaggio a tutti color che sono passati da lì tra il 1911 e il 1953.

Nella galleria di immagini che vi offro per concludere questa prima parte, potete vedere alcune immagini dell’edificio e momenti di vita al suo interno.

 

Petizione indirizzata al Presidente della repubblica e ai membri del Consiglio superiore della Magistratura

per la petizione clicca qui

Diretta a Presidente della Repubblica Italiana, Membri Consiglio superiore della Magistratura 

Contrastare l’istigazione alla violenza, che è ormai una grave emergenza nazionale. Ristabilire i valori di convivenza umana e civile in Italia, fra tutti gli uomini, siano essi cittadini italiani o stranieri, immigrati o profughi.

Il Comitato provinciale AICS di Viterbo si fa promotore di una raccolta di firme, che si effettuerà attraverso il web,  change org  per chiedere l’intervento del Consiglio superiore della Magistratura, al fine di ristabilire i valori di convivenza umana e civile in Italia, fra tutti gli uomini, siano essi cittadini italiani o stranieri, immigrati o profughi.

Il contrasto alla istigazione alla violenza, che è ormai una grave emergenza nazionale è un impegno che deve essere di tutti gli uomini e delle istituzioni che sono preposte alla tutela e all’osservanza delle leggi.   

Si chiede in particolare che vengano indagati da tutte le Procure d’Italia e su tutto il territorio nazionale, per poter essere giustamente assicurati alla Giustizia, tutti coloro che attraverso qualsiasi mezzo e attraverso  i mezzi d’informazione direttamente o indirettamente operano:

– nell’incitamento all’odio razziale;

– invitano all’omissione di soccorso che è un delitto punito dal codice penale, propongono la ricostituzione del partito fascista;
– permettono, consentono e chiedono di negare soccorso e accoglienza agli innocenti in fuga dalla fame e dalle guerre;
– annunciano l’intenzione di commettere violenze contro i più poveri, contro i più deboli, contro i più oppressi, contro i più bisognosi di aiuto;

– riducono in schiavitù altri essere umani;

Per contrastare il diffondersi di questa metastasi, lo Stato italiano ha leggi che chiediamo siano applicate. In particolare:
La Costituzione della Repubblica italiana;XII disposizione finale Italiana della Costituzione della Repubblica italiana (ricostituzione del partito fascista);codice penale art 592 – Omissione di soccorso; legge 654 del 1975 – Il razzismo è un reato; art 27 Responsabilità penale personale;

Occorre opporsi con tutti i mezzi legali a questi crimini, per questo ci uniamo all’appello di giuristi, uomini di pace e dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, avanzato ai cittadini e alle istituzioni:

“In uno stato di diritto ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita’, alla solidarieta’.

Perche’ l’Italia torni ad essere uno stato di diritto occorre un’insurrezione nonviolenta delle intelligenze e delle coscienze contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni, contro il modo di produzione scellerato e insostenibile che distrugge umanita’ e mondo.

Perche’ l’Italia torni ad essere uno stato di diritto occorre un’insurrezione nonviolenta delle intelligenze e delle coscienze per la legalita’ che salva le vite, per l’umanita’, per la biosfera.

E’ il compito dell’ora di ogni persona decente”.

In attesa di una decisione urgente. Si ringrazia dell’attenzione che ci auguriamo venga posta a questa istanza.

Distinti saluti                                                                                                                                             Raimondo Chiricozzi

30 maggio 2015

per la petizione clicca qui

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ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA E SPORT COMITATO PROVINCIALE VITERBO
Tel 0761652027 – 3683065221 – 3894440387 www.cafevirtuel.it –  Email:  viterbo@aics.ithttps://www.facebook.com/groups/468594373239250/
Via Resistenza, 3 – 01037 Ronciglione VT

arrivano i cosidetti invasori 2

LETTERA A
Presidente della Repubblica Italiana, Membri Consiglio superiore della Magistratura
cittadini italiani
Contrastare l’istigazione alla violenza, che è ormai una grave emergenza nazionale. Ristabilire i valori di convivenza umana e civile in Italia, fra tutti gli uomini, siano essi cittadini italiani o stranieri, immigrati o profughi.

AGGIORNAMENTI

Mantieni coinvolti i tuoi sostenitori con un aggiornamento. Ogni aggiornamento che posterai verrà inviato via email ai firmatari della petizione.

 

BALLARÒ, LITE TRA SALVINI E VENDITTI. IL CANTAUTORE: “IO LAVORO PER VIVERE, TU CHE FAI?” -VIDEO

Ballarò, lite tra Salvini e Venditti. Il cantautore:<br /><br />
"Io lavoro per vivere, tu che fai?" -Video

Mercoledì 3 Giugno 2015, 10:00 da leggo.it

Scintille in diretta a Ballarò tra Matteo Salvini e Antonello Venditti. Il leader della Lega Nord, in collegamento, ha fatto riferimento al cantautore dicendo: «Venditti si dice di sinistra e non ha parlato di lavoro. L’emergenza in Italia non sono i matrimoni gay». Non si è fatta attendere la risposta: «Nun te devi allargà. Io faccio il mio mestiere, tu che lavoro fai? Siamo noi che ti diamo i soldi per esistere. Ruspe in azione su cosa? Sugli esseri umani? Non sono un politico, non vivo di politica. Con me non attacca». IL VIDEO 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Petizione indirizzata al Presidente della repubblica e ai membri del Consiglio superiore della Magistratura

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Diretta a Presidente della Repubblica Italiana, Membri Consiglio superiore della Magistratura 

Contrastare l’istigazione alla violenza, che è ormai una grave emergenza nazionale. Ristabilire i valori di convivenza umana e civile in Italia, fra tutti gli uomini, siano essi cittadini italiani o stranieri, immigrati o profughi.

Il Comitato provinciale AICS di Viterbo si fa promotore di una raccolta di firme, che si effettuerà attraverso il web,  change org  per chiedere l’intervento del Consiglio superiore della Magistratura, al fine di ristabilire i valori di convivenza umana e civile in Italia, fra tutti gli uomini, siano essi cittadini italiani o stranieri, immigrati o profughi.

Il contrasto alla istigazione alla violenza, che è ormai una grave emergenza nazionale è un impegno che deve essere di tutti gli uomini e delle istituzioni che sono preposte alla tutela e all’osservanza delle leggi.   

Si chiede in particolare che vengano indagati da tutte le Procure d’Italia e su tutto il territorio nazionale, per poter essere giustamente assicurati alla Giustizia, tutti coloro che attraverso qualsiasi mezzo e attraverso  i mezzi d’informazione direttamente o indirettamente operano:

– nell’incitamento all’odio razziale;

– invitano all’omissione di soccorso che è un delitto punito dal codice penale, propongono la ricostituzione del partito fascista;
– permettono, consentono e chiedono di negare soccorso e accoglienza agli innocenti in fuga dalla fame e dalle guerre;
– annunciano l’intenzione di commettere violenze contro i più poveri, contro i più deboli, contro i più oppressi, contro i più bisognosi di aiuto;

– riducono in schiavitù altri essere umani;

Per contrastare il diffondersi di questa metastasi, lo Stato italiano ha leggi che chiediamo siano applicate. In particolare:
La Costituzione della Repubblica italiana;XII disposizione finale Italiana della Costituzione della Repubblica italiana (ricostituzione del partito fascista);codice penale art 592 – Omissione di soccorso; legge 654 del 1975 – Il razzismo è un reato; art 27 Responsabilità penale personale;

Occorre opporsi con tutti i mezzi legali a questi crimini, per questo ci uniamo all’appello di giuristi, uomini di pace e dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, avanzato ai cittadini e alle istituzioni:

“In uno stato di diritto ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita’, alla solidarieta’.

Perche’ l’Italia torni ad essere uno stato di diritto occorre un’insurrezione nonviolenta delle intelligenze e delle coscienze contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni, contro il modo di produzione scellerato e insostenibile che distrugge umanita’ e mondo.

Perche’ l’Italia torni ad essere uno stato di diritto occorre un’insurrezione nonviolenta delle intelligenze e delle coscienze per la legalita’ che salva le vite, per l’umanita’, per la biosfera.

E’ il compito dell’ora di ogni persona decente”.

In attesa di una decisione urgente. Si ringrazia dell’attenzione che ci auguriamo venga posta a questa istanza.

Distinti saluti                                                                                                                                             Raimondo Chiricozzi

30 maggio 2015

per la petizione clicca qui

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ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA E SPORT COMITATO PROVINCIALE VITERBO
Tel 0761652027 – 3683065221 – 3894440387 www.cafevirtuel.it –  Email:  viterbo@aics.ithttps://www.facebook.com/groups/468594373239250/
Via Resistenza, 3 – 01037 Ronciglione VT

arrivano i cosidetti invasori 2

LETTERA A
Presidente della Repubblica Italiana, Membri Consiglio superiore della Magistratura
cittadini italiani
Contrastare l’istigazione alla violenza, che è ormai una grave emergenza nazionale. Ristabilire i valori di convivenza umana e civile in Italia, fra tutti gli uomini, siano essi cittadini italiani o stranieri, immigrati o profughi.

AGGIORNAMENTI

Mantieni coinvolti i tuoi sostenitori con un aggiornamento. Ogni aggiornamento che posterai verrà inviato via email ai firmatari della petizione.

 

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