Come rispondere alle bufale sugli immigrati

Lo scorso 19 aprile si è consumato il più grande naufragio nella storia delle migrazioni moderne. 700 persone (probabilmente di più, si dice 950) hanno perso la vita dopo che la nave su cui viaggiavano si è ribaltata, e sono morte affogate nel tratto di mare che separa l’Africa dall’Europa. Nei giorni successivi il quotidiano vortice di bufale sugli immigrati che circolano dentro e fuori dal web ha addirittura subito un’accelerazione. Come se queste 700 persone fossero arrivate davvero, sulle coste italiane. Con chissà quali pessime intenzioni.

Che niente di tutto questo si sia verificato, che le 700 persone siano in realtàcadaveri inabissati nel nostro bel Mediterraneo poco importa. L’importante è evitare di riconoscere che quei 700 fantasmi sono un grande bluff, che sono solo visioni utili a rassicurare le nostre paure esistenziali.

La lotta contro i fantasmi prende la forma di parole, post e commenti privi di ogni fondamento. Una collezione di bufale sugli immigrati che rivela una spaventosa ignoranza sul fenomeno. Ecco le più grosse, ed ecco delle possibili risposte.

Bufale sugli immigrati: come rispondere

Vengono tutti da noi, è un’invasione!

L’Italia non sta subendo alcuna invasione. Al momento il problema del nostro Paese è la gestione nell’immediato delle persone che arrivano via mare, non certo perché scelgono di “invadere” l’Italia, ma semplicemente perché è lo Stato europeo più vicino alle coste libiche.

La maggior parte di queste persone non vuole stare in Italia ma proseguire verso nord. Spesso non lo può fare perché le leggi degli altri paesi europei e le leggi internazionali li obbligano a restare in Italia. Tuttavia, non è affatto vero che vengono o restano tutti da noi. In Italia vivono circa 5 milioni di stranieri, l’8 per cento della popolazione. Si tratta di una presenza limitata rispetto agli altri paesi dell’Europa occidentale, come dimostrano i dati che abbiamo riportato qui.

Tra l’altro, come dimostra questa mappa di Limes, la maggior parte dei migranti arriva in Europa via terra o via aereo. L’arrivo sui cosiddetti barconi ottiene una copertura mediatica smisurata, restituendo l’idea che tutti i migranti si spostino così.

bufale sugli immigrati

Bisogna colpire gli scafisti!

Questa è una grande invenzione dei nostri politici per nascondere i veri problemi. è un ritornello che ritorna da anni, da Berlusconi a Alfano a Letta e, naturalmente, a Renzi. È una lettura del problema davvero povera, e direi quasi offensiva. Sembra quasi che l’immigrazione esista perché ci sono gli scafisti, ma è proprio il contrario: gli scafisti esistono perché esiste un problema di gestione dei flussi migratori, perché molti paesi sono sconvolti da guerre e ingiustizie, perché i paesi più ricchi hanno politiche migratorie inadeguate.

La presenza di persone che facilitano il superamento delle frontiere è il risultato di tutto questo e non la causa. Ad ogni modo, è passata poi l’idea che i responsabili di tutto siano quelli che guidano i barconi. Una cosa folle. Chi gestisce il traffico di esseri umani se ne sta al sicuro da qualche parte a contare i milioni, o credete davvero che sia così stupido da correre il rischio di morire in mezzo al mare mettendosi al timone di una carretta del mare? È una roba elementare, quelli che i nostri politici (finti) ignoranti chiamano scafisti accusandoli di essere l’origine di tutti i mali sono solo l’ultimo anello della catena, spesso sempre più sono migranti che vengono incaricati di comandare la barca in cambio del viaggio gratis. Lo fanno perché non hanno i soldi per andar di là, non certo perché hanno architettato chissà quale sistema criminale di riduzione in schiavitù.

Allora perché non li ospiti a casa tua

Questa tipica locuzione con cui si cerca di chiudere qualsiasi discussione con chi si espone in difesa di chi migra è balzata all’onore delle cronache perché Salvini l’ha rivolta a Morandi. Quest’ultimo ha risposto in assoluta buona fede, ma in modo secondo me sbagliato, che qualcuno in casa potrebbe anche prenderlo. La risposta migliore tuttavia circola anch’essa sul web, e viene da tale Alberto Scotti. Senza stare a ripetere le sue parole, ve la incollo qua sotto.

bufale sugli immigrati

Questi vengono qui e prendono 900 euro al mese

Questa è una balla colossale, forse la più grossa delle bufale sugli immigrati. Lo Stato italiano non distribuisce nessuna remunerazione mensile a nessuno. C’è un sistema di accoglienza che costa circa 35 euro al giorno e che serve per garantire alloggio e servizi di base a una percentuale minima di queste persone. Questi 35 euro vengono riconosciuti dallo Stato agli enti che poi effettivamente gestiscono l’accoglienza.

Come in tutti i campi, vi sono poi degli enti virtuosi che impiegano davvero questi rimborsi giornalieri per offrire servizi alle persone, che magari li aiuteranno anche ad uscire da una condizione di dipendenza (in questo caso i 35 euro rappresentano un investimento e una prevenzione di costi futuri), e ci sono enti interessati invece solo al business, che forniscono alle persone il minimo indispensabile dei servizi e fanno utili sul margine che non utilizzano. In questo caso si tratta di soldi buttati, che rischiano anzi di generare altre spese per mantenere sul lungo periodo persone che non sono state supportate ad inserirsi nella società locale.

Vengono qui e ci rubano il lavoro

Gli immigrati tendono ad occupare nicchie di lavoro precario, mal pagato, ai limiti dello sfruttamento (e oltre), che sono spesso inoccupabili da lavoratori italiani, non tanto per una questione di volontà, ma di funzionamento intrinseco del sistema di divisione del lavoro capitalista.

Vale la pena qui ricordare che nel nostro accogliente e generosissimo paese permangono diffuse situazioni di schiavitù razziale documentate, come è il caso dei raccoglitori di pomodori in Puglia o di arance in Calabria.

No, ma chi lavora e rispetta le regole è il benvenuto

Se lavorano ci rubano il lavoro, ma solo chi lavora e si comporta “da bravo cittadino” è meritevole di rispetto. Chi non lavora al contrario è accusato di essere venuto a farsi una vacanza e vivere di assistenza (che naturalmente, nello sproloquio tipico delle bufale sugli immigrati, paghiamo NOI con LE NOSTRE TASSE). Difficile la vita del migrante nel nostro paese…

Non fanno un cazzo e li manteniamo noi con le nostre tasse

Sono ormai numerosi gli studi che hanno dimostrato che l’immigrazione genera più ricchezza di quanto ne “tolga” al paese. Le attività economiche degli immigrati contribuiscono per una fetta crescente del PIL (si stima almeno il 10 per cento), e se siamo ancora in grado di pagare quel minimo di pensioni AI NOSTRI ANZIANI, lo dobbiamo in misura crescente al lavoro e alle tasse delle persone immigrate.

Anzi, molti lavoratori immigrati gonfiano le casse dell’Inps ma non vedranno mai la pensione, perché non raggiungono il minimo contributivo, e perché non è previsto un meccanismo per cui i contributi versati in Italia vengano integrati con quelli versati in altri paesi extra europei.

Una situazione particolare è poi quella dei richiedenti asilo, coloro cioè che chiedono allo Stato la protezione internazionale per ricevere lo status di rifugiato. Il problema in questo caso sono i tempi di risposta che spesso sfiorano (o sforano) l’anno, e il fatto che durante questa attesa il richiedente asilo non può lavorare.

Eh però in Svezia sì che le cose funzionano!

La strategia di mitizzare i risultati di altri paesi è tipica di chi vuole denigrare l’Italia a prescindere. In questo caso la Svezia è spesso la più citata, per fare paragoni spesso basati sul nulla. Il mito dei paesi nordici dove tutto funziona e “lì i rifugiati lavorano e si mantengono” è del tutto falso. Anche in quei paesi gli immigrati trovano grosse difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, con tassi di occupazione molto più bassi degli autoctoni.

Gli Stati nordici investono un mucchio di soldi pubblici per promuovere programmi di integrazione, legati sia all’educazione sia al lavoro. Le situazioni problematiche non mancano, soprattutto nelle grandi città dove spesso gli immigrati sono segregati nei quartieri più poveri e periferici. Sicuramente ci sono cose che per cui questi paesi rappresentano un modello, ma se questo è vero è perché investono moltissimi soldi pubblici nel welfare (anche a sostegno degli immigrati), mentre la vulgata popolare da noi vorrebbe che si investisse molto meno.

Eh, ma cosa vuoi, questi sono disperati

Chi vuole mostrare una certa apertura mentale al fenomeno dell’immigrazione, spesso lo fa utilizzando a sua volta altri luoghi comuni, di cui il più diffuso è “guarda che mica vengono qui per divertirsi, poverini sono persone disperate”. Questa linea difensiva ha il grosso rischio di creare distanza tra noi “buoni e generosi” e loro “bisognosi e disperati”. Se è vero che le condizioni di partenza sono spesso tragiche, rischiamo però di generare dei bisognosi a vita, che verranno trattati come tali. Attenzione perché invece molte delle persone che affrontano la roulette russa dell’emigrazione, anche se apparentemente di-sperati, hanno spesso molta speranza e molte risorse da mettere in gioco.

 

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