OLTRE ALLA BONIFICA DEL CENTRO CHIMICO, OCCORRE RICHIEDERE LA TUTELA PIENA DEL LAGO DI VICO

La Prefettura di Viterbo ha annunciato il termine delle operazioni di bonifica del CNBC (Centro nucleare batteriologico e chimico del lago di Vico), richieste da anni con forza da molte associazioni ambientaliste in particolare AICS, COMITATO ACQUA POTABILE, ACCADEMIA KRONOS, PSI di Ronciglione e Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, che … Continua a leggere

Lago di Vico, la ‘Chemical City’ è stata definitivamente bonificata

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L’annuncio dato questa mattina dalla Prefettura  e ripreso dai giornalisti de la “FUNE”, Roberto Pomi e Daniele Camilli,  che si sono interessati, più volte al problema CNBC, ci fa gioire e sperare che la bonifica sia stata effettivamente realizzata in tutta la superficie ed in profondità.

Proprio il 20 LUGLIO 2015, mentre  a nostra insaputa si svolgeva una riunione tecnica presso la Prefettura, abbiamo richiesto con una lettera con posta certificata al Prefetto di Viterbo e al Sindaco di Ronciglione, che riportiamo sotto, chiarimenti rispetto gli scoppi che sembrava fossero provenienti dall’interno del Centro Nucleare Batteriologico e Chimico.

Adesso ci giunge notizia che la bonifica è terminata e ne siamo felici. C’è ancora il problema del trasporto dei residuati bellici presi in carico dal  Centro Tecnico Logistico Interforze NBC di Civitavecchia competente alla distruzione. Speriamo che avvenga il più presto possibile e comunque nella massima sicurezza delle popolazioni.

Una concreta azione per la quale ci sentiamo in dovere di ringraziare tutti i componenti del Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche che hanno portato avanti un’azione decisa con il coinvolgimento dei parlamentari di tutte le posizioni politiche. Ringraziamo il comitato provinciale AICS , la sezione del PSI di Ronciglione, il M5S di Ronciglione,  l’on. Oreste Pastorelli deputato PSI e l’on. Massimiliano Bernini che si sono interessati per la ripresa della bonifica. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno appoggiato nella nostra richiesta perché ciò avvenisse e hanno richiesto con noi il rispetto del diritto dei cittadini ad un ambiente sano. Ora il centro chimico può essere restituito alla popolazione. Siamo soddisfatti per il grande risultato ottenuto.

Raimondo Chiricozzi

Sotto l’articolo de la Fune si riporta la lettera inviata al Prefetto e al sindaco di Ronciglione il 20 luglio 2015 con posta certificata.

 

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La Chemical City che sorgeva sulle sponde del lago di Vico è stata definitivamente bonificata. Questa mattina i militari hanno completato le operazioni sul sito, con anticipo rispetto la data ultima fissata dal ministero per il dicembre 2015.

La ‘Chemical City’ è stata bonificata. Un sito militare sulle sponde del lago di Vico, realizzato durante il fascismo, e utilizzato almeno fino agli anni Settanta. Non un sito qualsiasi ma un magazzino di materiali Nbc, acronimo che sta per nucleare, batteriologico e chimico. Di fatto uno dei più importanti bunker di conservazione, caricamento e scaricamento di armi chimiche durante la seconda guerra mondiale. Dentro sono stati lavorati materiali come iprite, fosgene, arsenico.

All’interno del centro fino alla seconda guerra mondiale si è tenuta un’intensa attività di produzione di ordigni non convenzionali e fino agli anni Settanta sono stati prodotti nebbiogeni.

Stamattina sono state completate le operazioni di bonifica del centro. Una nota della Prefettura di Viterbo dà notizia della conclusione delle operazioni di messa in sicurezza dell’area, che secondo programma avrebbero dovuto avere fino entro dicembre di quest’anno. Le operazioni inerenti il trasporto del materiale rinvenuto sono state pianificate nel corso della riunione tecnica del 20 luglio, coordinata dalla Prefettura e, nella mattinata odierna, lo stesso è stato assunto in carico dal personale del Centro Tecnico Logistico Interforze NBC di Civitavecchia competente alla distruzione. Il 6° Reggimento Genio Pionieri di Roma ha curato la inertizzazione del restante materiale direttamente sul sito.

 

L’INTERVISTA DEL GIORNALISTA CAMILLI A UN MILITARE DI LEVA CHE VI PRESTO’ SERVIZIO

 

E’ stata quindi portata a termine la seconda e ultima fase di bonifica. La prima era stata portata a termine in data 29 gennaio 2013.
Nel dicembre 2014 il sito fu visitato dal deputato del Movimento Cinque Stelle Massimiliano Bernini che lo aveva raccontato così: “I pochi magazzini ancora agibili, compreso quello adibito al materiale radiativo, risultano essere completamente sgombri di qualsiasi tipologia di prodotto o di materia prima per fini bellici, nonché dei loro residui. Benché all’interno di una struttura siano presenti confezioni riportanti la scritta “acido cianidrico” o “fosgene”, abbiamo potuto verificare direttamente (toccando con mano) che risultano essere prive di ogni contenuto”.

Negli ultimi anni la ‘Chemical City’ è stata al centro anche di diversi servizi giornalistici (sul territorio se ne è spesso occupato il giornalista Daniele Camilli) e attenzionata da associazioni attente all’ambiente e alla salute umana.

 

L’INCHIESTA CONDOTTA DA CAMILLI

LETTERA AL PREFETTO DI VITERBO E AL SINDACO DI RONCIGLIONE INVIATA PER POSTA ELETTRONICA IL 20 LUGLIO 2015

Data: 2015.07.20
Oggetto: Bonifica Centro Nucleare Batteriologico Chimico del lago di Vico

 

Al Prefetto di Viterbo
al Sindaco del Comune di Ronciglione

 

Egregio signor Prefetto, egregio signor Sindaco,

abbiamo salutato positivamente la ripresa dei lavori, per la bonifica del Centro Nucleare Batteriologico e Chimico (CNBC) del lago di Vico, avvenuta nel febbraio 2015, anche grazie all’interessamento dei deputati Oreste Pastorelli  del Partito Socialista Italiano e Massimiliano Bernini del M5S. Questa insieme al Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, era una delle nostre richieste prioritarie per la tutela delle acque del lago di Vico e della salute delle popolazioni.  Sappiamo che il Centro è stato utilizzato per il confezionamento di armi non convenzionali,  quali bombe chimiche all’iprite e gas nervini e poi come deposito, auspichiamo quindi che la bonifica sia effettivamente svolta fino in fondo e completamente, in maniera che tutto il territorio dove è ubicato il Centro chimico, possa essere restituito alla popolazione.

Sappiamo che in questa parte della bonifica sono stati fatti grandi scavi, ben visibili dalla strada soprastante.

In un colloquio che abbiamo avuto con il signor Sindaco, prima dell’estate, abbiamo manifestato perplessità  per il fatto che i lavori di bonifica non venivano fatti come la precedente, con grande dispiego di forza pubblica e di protezione civile e con la chiusura delle strade e chiedevamo il suo interessamento perché avvenisse la  sospensione durante l’estate, per garantire la sicurezza della popolazione.

Il Sindaco ci assicurò che avrebbe richiesto ai militari la massima sicurezza sulle operazioni all’interno del Centro.

E’ la seconda volta, in pochi giorni, che si sono verificate, in prossimità del centro chimico, delle deflagrazioni che presumiamo siano provenienti dallo stesso sito militare.

Esplosioni che ci hanno allarmato e hanno allarmato la popolazione, poiché se provenienti dal CNBC, potrebbero essere volute e controllate, forse nelle grandi buche scavate, oppure provocate fortunosamente.

Egregio signor Prefetto e signor Sindaco, riteniamo necessario chiedere il vostro interessamento urgente per tranquillizzare la popolazione o richiedere la sospensione della bonifica, da riprendere in periodo invernale e con la massima sicurezza.  Risulta incomprensibile, infatti, ora che gli scavi sono molto più profondi e che si presume debbano riportare alla luce le masse ferrose di cui parlano gli stessi  militari, che non siano state prese iniziative, almeno come la precedente parziale bonifica dove c’è stato grande allertamento.

Ricordiamo che già in passato all’epoca della prima bonifica ci fu una fuga di gas che avvelenò un ciclista di passaggio e il personale dell’ambulanza accorsa. Il ciclista ancora riporta conseguenze di quella che è stata definita una disattenzione, per la quale è stato condannato l’Esercito italiano.

Non vorremmo che possa ripetersi un fatto simile, anche perché le conseguenze sarebbero molto più gravi e disastrose.

Richiediamo infine di far conoscere alla popolazione la situazione reale della bonifica e le cause delle deflagrazioni.

In attesa. Cordiali saluti.

Raimondo Chiricozzi
presidente Comitato provinciale AICS
segretario Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche

 

 

ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA E SPORT – COMITATO PROVINCIALE VITERBO
email: viterbo@aics.it     www.cafevirtuel.it  Tel 0761652027- 3894440387 – 3683065221
Via Resistenza, 3 – 01037 Ronciglione VT

IL LAGO DI VICO E’ UNA TIGRE BEN SVEGLIA E PERICOLOSA

LOGO PSI
SEZIONE DI RONCIGLIONE

Continuano le operazioni di bonifica del CNBC (Centro nucleare batteriologico e chimico del lago di Vico), richieste da anni con forza da molte associazioni ambientaliste in particolare da:  AICS, COMITATO ACQUA POTABILE, ACCADEMIA KRONOS … Continua a leggere

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 Anche dalla conferenza di Viterbo dell’11aprile 2015,  nella seconda Giornata di studio dedicata al tema “Acqua bene comune”, un nuovo forte appello per il diritto alla salute e precise indicazioni per il “risarcimento sanitario” delle popolazioni esposte per oltre un decennio a valori fuorilegge di arsenico, sostanza tossica e cancerogena, … Continua a leggere

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12 febbraio 2015 DA IL FATTOQUOTIDIANO
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GIA’ NEL 1996 LA TERRA DEI FUOCHI POTEVA ESSERE SALVATA

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/11/26/news/il_rapporto_segreto-72012228/

Roberto Mancini, commissario della Criminalpol, aveva indagato sul meccanismo che ruota attorno al traffico di rifiuti tossici. Lo aveva descritto in modo dettagliato in un’informativa consegnata alla Dda di Napoli e che ora ci illustra. Ma il suo rapporto è rimasto inspiegabilmente chiuso in un cassetto per 15 anni. Le dichiarazioni dell’ex boss dei Casalesi, Carmine Schiavone, oggi pentito, hanno confermato in pieno ciò che il poliziotto aveva denunciato. Il funzionario lotta contro un tumore che ha contratto per il lavoro svolto per conto della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Si rammarica: “Forse l’Italia non era pronta ad affrontare questa terribile verità”

PERUGIA – “Se l’informativa fosse stata presa in considerazione nel 1996 avremmo potuto limitare i danni. Non so perché sia stata sottovalutata. Forse il Paese non era ancora pronto a sapere cosa stava accadendo nella Terra dei fuochi”. Roberto Mancini, 53 anni, sostituto commissario di Polizia a Roma, è l’autore dell’informativa che già 15 anni fa svelava tutte le modalità e i protagonisti del traffico illegale dei rifiuti in Campania. Ma il suo lavoro per anni non è stato preso in considerazione. L’informativa, insomma, nonostante la sua incredibile gravità per lo scenario che descriveva, è rimasta inspiegabilmente segreta. E’ stata infilata in un cassetto. E lì è restata chiusa per anni. Non sappiamo perché e chi abbia contribuito a questo incredibile silenzio. Forse, come suggerisce oggi l’estensore, perché l’Italia e la parte della Campania coinvolta non erano pronte a conoscere una realtà che le stava lentamente inquinando. Ma sappiamno che questo segreto è rimasto inviolato fino a quando un magistrato della Procura di Napoli lo ha riesumato e messo agli atti del processo sul cosiddetto “Biocidio”, oggi all’esame della Corte d’Assise.

Stando alle carte, l’organizzazione del traffico dei rifiuti, per conto della camorra, è affidata a Cipriano Chianese, un classico colletto bianco. I rapporti che questo intermediario intrattiene per organizzare lo sversamento illegale in Campania attribuiscono all’informativa  il valore di “un saggio storico, un vero manuale sull’ecomafia”. Nelle sue oltre 200 pagine ci sono i clan della camorra e ci sono i nomi delle aziende che partecipano a questo sistematico e mortale inquinamento di ettari e ettari di terreni coltivati. Tra queste, come si legge in un’inchiesta de L’Espresso e delle RE Inchieste, ci sono la Indesit dei Merloni e le Coop rosse. Ma c’è anche la Massoneria di Licio Gelli, la politica come referente per risolvere i problemi, ci sono le dichiarazioni di pentiti come Carmine Schiavone; ci sono le intercettazioni, ci sono i rapporti con la Pubblica amministrazione, ci sono i nomi dei funzionari delle Asl che facevano finta di controllare le discariche; ci sono i nomi di assessori, di politici, di funzionari della Provincia; ci sono infine i nomi delle società che organizzavano il trasporto
e lo sversamento dei rifiuti, quelli dei gruppi criminali coinvolti, degli avvocati e dei magistrati compiacenti. Uno spaccato del più grande crimine ambientale commesso in Italia nell’ultimo mezzo secolo.

Soltanto oggi, a distanza di 15 anni, il lavoro di Roberto Mancini è stato acquisito dalla Procura di Napoli nell’ambito del processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere. L’indagine sul traffico illegale dei rifiuti inizia nel 1994 e due anni dopo il commissario consegna alla Dda di Napoli un’informativa costruita anche su intercettazioni e dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone. Il lavoro, ricorda oggi Mancini, si trasforma in “un compendio, quasi un saggio storico sull’Ecomafia” che può essere un chiaro punto di riferimento, e di partenza, per tutte le investigazioni sui crimini ambientali commessi nel Casertano. Solo nel 2006 uscirà il libro di Roberto Saviano, Gomorra, con la sconvolgente ricostruzione dei travasi dei rifiuti tossici importati dallle aziende del nord Italia. Un libro profetico, interpretato da molti quasi come un romanzo di fantasia e non certo come un freddo e puntuale testo di denuncia di una realtà a cui nessuno credeva o solo immaginava. L’informativa, redatta da un investigatore, da un servitore dello Stato che lavorava per difendere la salute di tutti noi, quindi un documento basato su fatti veri e concreti, giaceva da anni in un cassetto. Non era stato neanche preso in considerazione. Solo successivamente, grazie all’ostinazione e allo scrupolo del sostituito procuratore Alessandro Milita, il compendio dell’ecomafia emerge dal suo limbo e finisce agli atti del processo sul “Biocidio”, iniziato nel 2011, e che vede come imputato proprio Cipriano Chianese.

Il commissario torna sul campo. Viene coptato dalla Commissione Rifiuti che nel frattempo la Camera dei deputati ha attivato. Tra il 1997 e il 2001 effettua una serie di sopralluoghi su discariche di rifiuti tossici e radioattivi in Italia e all’estero. Un lavoro pericoloso. Soprattutto per la sua salute. Nel 2002 gli sarà diagnosticato un linfoma non Hodgkin. Lo incontriamo nel reparto di Ematologia dell’ospedale Silvestrini di Perugia dove è stato sottoposto ad un trapianto di midollo che, spera, riesca a frenare il decorso della malattia. Mancini non è arrabbiato. E’ deluso. Ma deciso a far valere la verità contenuta nella sua informativa segreta. Si è ammalato ma ha scoperto prima di tutti, in tempi non sospetti, ciò che adesso sconvolge tutti noi e angoscia migliaia di napoletani colpiti spesso nei loro affetti più cari dalle conseguenze di questo avvelenamento collettivo. Vittime e carnefici inconsapevoli di loro stessi. Ripercorrere con il commissario Mancini serve ad avere finalmente un quadro completo dei protagonisti, delle complicità, delle connivenze, delle tecniche di questa incredibile vicenda con cui dovremo fare i conti per chissà quanti anni. Un compendio istruttivo. Per capire e impedire che accada ancora.

Nell’inchiesta di Re Inchieste “I Broker dei rifiuti” abbiamo seguito Mancini nelle terre di Gomorra ripercorrendo la sua storia di poliziotto della Crminalpol e di consulente della Commissione parlamentare sul traffico di rifiuti. Siamo tornati a trovarlo all’Ospedale di Perugia. Ecco i suoi appunti che ricorda a memoria.

“VOGLIAMO AVVELENARE CASALE?”   video
Nel 1988 con le Coop Rosse inizia il traffico e lo sversamento dei rifiuti”. “Due anni prima”, ricorda Mancini, “i Casalesi avevano iniziato a scavare dei terreni per fare dei rilevati per le Cooperative Rosse che avevano costruito la superstrada a Casale”.  È Cipriano Chianese, il broker dei rifiuti, secondo le dichiarazioni di Carmine Schiavone, a proporre di riempire le buche di immondizia. “Tornai a Casale”, spiega l’ex boss oggi pentito, “e parlai con mio cugino (Francesco “Sandokan” Schiavone, ndr) al quale dissi:”Guarda c’è un business; possiamo incassare miliardi per l’immondizia. Mio cugino replicò: “Che vogliamo fare? Vogliamo avvelenare Casale?” A quel punto io dissi: “No! Allora non se ne fa niente”. Carmine Schiavone in seguito scoprì che suo cugino Sandokan, insieme con Bidognetti e Chianese, avevano avviato e consolidato il business miliardario del traffico di rifiuti. Fu a quel punto che l’ex boss dei Casalesi si fece avanti, chiese spiegazioni e pretese che parte degli incassi del mega affare finissero nella cassaforte del clan.

IL BROKER E L’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA    video
Cipriano Chianese possedeva, tramite dei prestanome, delle discariche legali che però “non si riempivano mai”. Il sistema aveva bisogno di ispettori delle Asl compiacenti, dell'”amicizia” di funzionari della Pubblica amministrazione, di assessori, funzionari della provincia e magistrati. Amicizie che Chianese si riuscì a conquistare attraverso i classici favori. Aiutava familiari e congiunti dei vari protagonisti in cambio della loro complicità. Rilasciavano e rinnovavano autorizzazioni; i controlli sulle discariche e sui carichi che provenivano da altre regioni d’Italia, oltre che dalla Campania, avvenivano solo sulla carta. Si controllavano solo le bolle di accompagnamento che, di solito, erano false o manomesse.”Più controlli facciamo”, sosteneva il broker, “meglio è”.

I CONTATTI CON LA POLITICA   video
Nel novembre 1994 viene intercettata una telefonata tra Caterino Vincenzo, esponente del clan dei Casalesi, e Cipriano Chianese per un appuntamento che il broker avrebbe dovuto avere con l’ingegner Luigi Fucci, all’epoca coordinatore di Forza Italia a Caserta. Il professionista, viene confermato nell’informativa del commissario della Criminalpol, “rappresenta, in quel periodo, il tramite diretto dell'”avvocato-imprenditore” con i settori di Forza Italia della provincia di Caserta, essendone un esponente di rilievo”. Chianese si attiva per un incontro con Fucci ma spiega anche a Caterino Vicenzo: “In questo momento è difficile, siamo in piena campagna elettorale e il nostro uomo si è candidato. Bisogna aspettare”. L’appuntamento alla fine viene fissato. Il broker, il 30 novembre del 1994, avverte l’esponente dei Casalesi: “Ho concordato un incontro. Alle 13 lo chiamo e ci parlo. Ti faccio sapere”. Chianese, si legge nell’informativa, “svolge dunque un chiaro ruolo a favore di referenti del clan dei Casalesi per ciò che attiene le questioni finanziarie, politiche e giudiziarie”.

I RAPPORTI CON LA P2    video
Sia Cipriano Chianese sia Gaetano Cerci, “fidanzato della nipote di Francesco Bidognetti” sono massoni.  Massoni di un certo tipo, legati alla loggia P2. “Cerci in particolare”, dichiara Carmine Schiavone, ex boss dei Caselesi, “è stato in contatto con i massoni napoletani e aversani, nonché che era “di casa” a Villa Wanda, di proprietà di Licio Gelli.”

IL TRAFFICO NORD-SUD    video
Chianese gestisce il traffico di rifiuti da e per il nord Italia grazie a un altro broker dei rifiuti di Treviso, Giovanbattista Toninelli. Oltre alla Campania, nelle telefonate intercettate  tra Toninelli e Chianese si parla di altre discariche, in altre regioni. Si accenna a quella di Cundufuri in Calabria, ad una delle Marche e di una a Taranto. Toninelli racconta a Chianese di aver ricevuto una telefonata dal proprietario di quest’ultima discarica nella quale si offre per ospitare i rifiuti. “Lo spazio è grande. Dobbiamo riempirlo al più presto, sei mesi al massimo un anno”. Dalle intercettazioni si scoprirà che in questa discarica verranno travasati materiali per 30-40 camion al giorno. Si parla di rifiuti urbani ma in quel buco può essere finito di tutto. Non si sa se su questo spazio sono state avviate delle indagini o svolti dei controlli. Ma, secondo le indagini svolte dal commissario Mancini, “è proprio con questa telefonata che si rinnova il patto del traffico di rifiuti tra Nord e Sd ed emerge con chiarezza il ruolo di mediatore svolto dal Chianese”.

SPUNTA LA Q8
Già nella nostra inchiesta e in quella dell’Espresso era emerso il ruolo delle industrie nel travaso e il commercio illegale dei rifiuti tossici. Si era scoperto che una società di rilievo come l’Indesit dei Merloni aveva rapporti con i diversi protagonisti dell’affare. Per quanto riguarda l’Indesit, si legge nell’informativa, “come è evidente, già da allora è in essere, esiste un rapporto esclusivo tra Chianese e i manager della società, i cui materiali prelievi, allora come oggi, sono garantiti dai fratelli Giordano, attraverso società nominalmente a loro intestate (come la ITE Srl, la Commet Srl), ma di fatto gestite dal professionista di Parete”.  Ma non è solo l’Indesit ad apparire nelle intercettazioni. Nel 1994 c’è una telefonata tra Chianese e un contabile della società Santamaria Srl. C’è un problema sulle bolle d’accompagnamento per i rifiuti di raffineria della Q8. Il contabile chiama il broker e gli spiega: “Sono andato alla Q8 per sistemare quella situazione sulle bolle. Continuano a discutere sulla cubatura dei rifiuti di raffineria conferiti. Non riusciamo a chiarire. Tu hai indicato 190 metri cubi, mentre a me risultano solo 110”.

26 novembre 2013

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