GIA’ NEL 1996 LA TERRA DEI FUOCHI POTEVA ESSERE SALVATA

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Roberto Mancini, commissario della Criminalpol, aveva indagato sul meccanismo che ruota attorno al traffico di rifiuti tossici. Lo aveva descritto in modo dettagliato in un’informativa consegnata alla Dda di Napoli e che ora ci illustra. Ma il suo rapporto è rimasto inspiegabilmente chiuso in un cassetto per 15 anni. Le dichiarazioni dell’ex boss dei Casalesi, Carmine Schiavone, oggi pentito, hanno confermato in pieno ciò che il poliziotto aveva denunciato. Il funzionario lotta contro un tumore che ha contratto per il lavoro svolto per conto della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Si rammarica: “Forse l’Italia non era pronta ad affrontare questa terribile verità”

PERUGIA – “Se l’informativa fosse stata presa in considerazione nel 1996 avremmo potuto limitare i danni. Non so perché sia stata sottovalutata. Forse il Paese non era ancora pronto a sapere cosa stava accadendo nella Terra dei fuochi”. Roberto Mancini, 53 anni, sostituto commissario di Polizia a Roma, è l’autore dell’informativa che già 15 anni fa svelava tutte le modalità e i protagonisti del traffico illegale dei rifiuti in Campania. Ma il suo lavoro per anni non è stato preso in considerazione. L’informativa, insomma, nonostante la sua incredibile gravità per lo scenario che descriveva, è rimasta inspiegabilmente segreta. E’ stata infilata in un cassetto. E lì è restata chiusa per anni. Non sappiamo perché e chi abbia contribuito a questo incredibile silenzio. Forse, come suggerisce oggi l’estensore, perché l’Italia e la parte della Campania coinvolta non erano pronte a conoscere una realtà che le stava lentamente inquinando. Ma sappiamno che questo segreto è rimasto inviolato fino a quando un magistrato della Procura di Napoli lo ha riesumato e messo agli atti del processo sul cosiddetto “Biocidio”, oggi all’esame della Corte d’Assise.

Stando alle carte, l’organizzazione del traffico dei rifiuti, per conto della camorra, è affidata a Cipriano Chianese, un classico colletto bianco. I rapporti che questo intermediario intrattiene per organizzare lo sversamento illegale in Campania attribuiscono all’informativa  il valore di “un saggio storico, un vero manuale sull’ecomafia”. Nelle sue oltre 200 pagine ci sono i clan della camorra e ci sono i nomi delle aziende che partecipano a questo sistematico e mortale inquinamento di ettari e ettari di terreni coltivati. Tra queste, come si legge in un’inchiesta de L’Espresso e delle RE Inchieste, ci sono la Indesit dei Merloni e le Coop rosse. Ma c’è anche la Massoneria di Licio Gelli, la politica come referente per risolvere i problemi, ci sono le dichiarazioni di pentiti come Carmine Schiavone; ci sono le intercettazioni, ci sono i rapporti con la Pubblica amministrazione, ci sono i nomi dei funzionari delle Asl che facevano finta di controllare le discariche; ci sono i nomi di assessori, di politici, di funzionari della Provincia; ci sono infine i nomi delle società che organizzavano il trasporto
e lo sversamento dei rifiuti, quelli dei gruppi criminali coinvolti, degli avvocati e dei magistrati compiacenti. Uno spaccato del più grande crimine ambientale commesso in Italia nell’ultimo mezzo secolo.

Soltanto oggi, a distanza di 15 anni, il lavoro di Roberto Mancini è stato acquisito dalla Procura di Napoli nell’ambito del processo per disastro ambientale e inquinamento delle falde acquifere. L’indagine sul traffico illegale dei rifiuti inizia nel 1994 e due anni dopo il commissario consegna alla Dda di Napoli un’informativa costruita anche su intercettazioni e dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone. Il lavoro, ricorda oggi Mancini, si trasforma in “un compendio, quasi un saggio storico sull’Ecomafia” che può essere un chiaro punto di riferimento, e di partenza, per tutte le investigazioni sui crimini ambientali commessi nel Casertano. Solo nel 2006 uscirà il libro di Roberto Saviano, Gomorra, con la sconvolgente ricostruzione dei travasi dei rifiuti tossici importati dallle aziende del nord Italia. Un libro profetico, interpretato da molti quasi come un romanzo di fantasia e non certo come un freddo e puntuale testo di denuncia di una realtà a cui nessuno credeva o solo immaginava. L’informativa, redatta da un investigatore, da un servitore dello Stato che lavorava per difendere la salute di tutti noi, quindi un documento basato su fatti veri e concreti, giaceva da anni in un cassetto. Non era stato neanche preso in considerazione. Solo successivamente, grazie all’ostinazione e allo scrupolo del sostituito procuratore Alessandro Milita, il compendio dell’ecomafia emerge dal suo limbo e finisce agli atti del processo sul “Biocidio”, iniziato nel 2011, e che vede come imputato proprio Cipriano Chianese.

Il commissario torna sul campo. Viene coptato dalla Commissione Rifiuti che nel frattempo la Camera dei deputati ha attivato. Tra il 1997 e il 2001 effettua una serie di sopralluoghi su discariche di rifiuti tossici e radioattivi in Italia e all’estero. Un lavoro pericoloso. Soprattutto per la sua salute. Nel 2002 gli sarà diagnosticato un linfoma non Hodgkin. Lo incontriamo nel reparto di Ematologia dell’ospedale Silvestrini di Perugia dove è stato sottoposto ad un trapianto di midollo che, spera, riesca a frenare il decorso della malattia. Mancini non è arrabbiato. E’ deluso. Ma deciso a far valere la verità contenuta nella sua informativa segreta. Si è ammalato ma ha scoperto prima di tutti, in tempi non sospetti, ciò che adesso sconvolge tutti noi e angoscia migliaia di napoletani colpiti spesso nei loro affetti più cari dalle conseguenze di questo avvelenamento collettivo. Vittime e carnefici inconsapevoli di loro stessi. Ripercorrere con il commissario Mancini serve ad avere finalmente un quadro completo dei protagonisti, delle complicità, delle connivenze, delle tecniche di questa incredibile vicenda con cui dovremo fare i conti per chissà quanti anni. Un compendio istruttivo. Per capire e impedire che accada ancora.

Nell’inchiesta di Re Inchieste “I Broker dei rifiuti” abbiamo seguito Mancini nelle terre di Gomorra ripercorrendo la sua storia di poliziotto della Crminalpol e di consulente della Commissione parlamentare sul traffico di rifiuti. Siamo tornati a trovarlo all’Ospedale di Perugia. Ecco i suoi appunti che ricorda a memoria.

“VOGLIAMO AVVELENARE CASALE?”   video
Nel 1988 con le Coop Rosse inizia il traffico e lo sversamento dei rifiuti”. “Due anni prima”, ricorda Mancini, “i Casalesi avevano iniziato a scavare dei terreni per fare dei rilevati per le Cooperative Rosse che avevano costruito la superstrada a Casale”.  È Cipriano Chianese, il broker dei rifiuti, secondo le dichiarazioni di Carmine Schiavone, a proporre di riempire le buche di immondizia. “Tornai a Casale”, spiega l’ex boss oggi pentito, “e parlai con mio cugino (Francesco “Sandokan” Schiavone, ndr) al quale dissi:”Guarda c’è un business; possiamo incassare miliardi per l’immondizia. Mio cugino replicò: “Che vogliamo fare? Vogliamo avvelenare Casale?” A quel punto io dissi: “No! Allora non se ne fa niente”. Carmine Schiavone in seguito scoprì che suo cugino Sandokan, insieme con Bidognetti e Chianese, avevano avviato e consolidato il business miliardario del traffico di rifiuti. Fu a quel punto che l’ex boss dei Casalesi si fece avanti, chiese spiegazioni e pretese che parte degli incassi del mega affare finissero nella cassaforte del clan.

IL BROKER E L’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA    video
Cipriano Chianese possedeva, tramite dei prestanome, delle discariche legali che però “non si riempivano mai”. Il sistema aveva bisogno di ispettori delle Asl compiacenti, dell'”amicizia” di funzionari della Pubblica amministrazione, di assessori, funzionari della provincia e magistrati. Amicizie che Chianese si riuscì a conquistare attraverso i classici favori. Aiutava familiari e congiunti dei vari protagonisti in cambio della loro complicità. Rilasciavano e rinnovavano autorizzazioni; i controlli sulle discariche e sui carichi che provenivano da altre regioni d’Italia, oltre che dalla Campania, avvenivano solo sulla carta. Si controllavano solo le bolle di accompagnamento che, di solito, erano false o manomesse.”Più controlli facciamo”, sosteneva il broker, “meglio è”.

I CONTATTI CON LA POLITICA   video
Nel novembre 1994 viene intercettata una telefonata tra Caterino Vincenzo, esponente del clan dei Casalesi, e Cipriano Chianese per un appuntamento che il broker avrebbe dovuto avere con l’ingegner Luigi Fucci, all’epoca coordinatore di Forza Italia a Caserta. Il professionista, viene confermato nell’informativa del commissario della Criminalpol, “rappresenta, in quel periodo, il tramite diretto dell'”avvocato-imprenditore” con i settori di Forza Italia della provincia di Caserta, essendone un esponente di rilievo”. Chianese si attiva per un incontro con Fucci ma spiega anche a Caterino Vicenzo: “In questo momento è difficile, siamo in piena campagna elettorale e il nostro uomo si è candidato. Bisogna aspettare”. L’appuntamento alla fine viene fissato. Il broker, il 30 novembre del 1994, avverte l’esponente dei Casalesi: “Ho concordato un incontro. Alle 13 lo chiamo e ci parlo. Ti faccio sapere”. Chianese, si legge nell’informativa, “svolge dunque un chiaro ruolo a favore di referenti del clan dei Casalesi per ciò che attiene le questioni finanziarie, politiche e giudiziarie”.

I RAPPORTI CON LA P2    video
Sia Cipriano Chianese sia Gaetano Cerci, “fidanzato della nipote di Francesco Bidognetti” sono massoni.  Massoni di un certo tipo, legati alla loggia P2. “Cerci in particolare”, dichiara Carmine Schiavone, ex boss dei Caselesi, “è stato in contatto con i massoni napoletani e aversani, nonché che era “di casa” a Villa Wanda, di proprietà di Licio Gelli.”

IL TRAFFICO NORD-SUD    video
Chianese gestisce il traffico di rifiuti da e per il nord Italia grazie a un altro broker dei rifiuti di Treviso, Giovanbattista Toninelli. Oltre alla Campania, nelle telefonate intercettate  tra Toninelli e Chianese si parla di altre discariche, in altre regioni. Si accenna a quella di Cundufuri in Calabria, ad una delle Marche e di una a Taranto. Toninelli racconta a Chianese di aver ricevuto una telefonata dal proprietario di quest’ultima discarica nella quale si offre per ospitare i rifiuti. “Lo spazio è grande. Dobbiamo riempirlo al più presto, sei mesi al massimo un anno”. Dalle intercettazioni si scoprirà che in questa discarica verranno travasati materiali per 30-40 camion al giorno. Si parla di rifiuti urbani ma in quel buco può essere finito di tutto. Non si sa se su questo spazio sono state avviate delle indagini o svolti dei controlli. Ma, secondo le indagini svolte dal commissario Mancini, “è proprio con questa telefonata che si rinnova il patto del traffico di rifiuti tra Nord e Sd ed emerge con chiarezza il ruolo di mediatore svolto dal Chianese”.

SPUNTA LA Q8
Già nella nostra inchiesta e in quella dell’Espresso era emerso il ruolo delle industrie nel travaso e il commercio illegale dei rifiuti tossici. Si era scoperto che una società di rilievo come l’Indesit dei Merloni aveva rapporti con i diversi protagonisti dell’affare. Per quanto riguarda l’Indesit, si legge nell’informativa, “come è evidente, già da allora è in essere, esiste un rapporto esclusivo tra Chianese e i manager della società, i cui materiali prelievi, allora come oggi, sono garantiti dai fratelli Giordano, attraverso società nominalmente a loro intestate (come la ITE Srl, la Commet Srl), ma di fatto gestite dal professionista di Parete”.  Ma non è solo l’Indesit ad apparire nelle intercettazioni. Nel 1994 c’è una telefonata tra Chianese e un contabile della società Santamaria Srl. C’è un problema sulle bolle d’accompagnamento per i rifiuti di raffineria della Q8. Il contabile chiama il broker e gli spiega: “Sono andato alla Q8 per sistemare quella situazione sulle bolle. Continuano a discutere sulla cubatura dei rifiuti di raffineria conferiti. Non riusciamo a chiarire. Tu hai indicato 190 metri cubi, mentre a me risultano solo 110”.

26 novembre 2013

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