Lo Stato di Ronciglione, la sua Immacolata Concezione nel paesaggio culturale Europeo – La recensione di Salvatore Moschella

UN PENSIERO SULLA GRANDE OPERA DI CARLO LOTTI E RAIMONDO CHIRICOZZI DI RONCIGLIONE

 12 Maggio 2020  da lacitta.eu

Ronciglione Villa Lina nel 1935 circa (Archivio Mauro Galeotti)
“Villa Lina, per la storia che ha vissuto, possiamo considerarla uno dei tanti gioielli di cui è ricca la nostra bella Italia, da amare e da conservare”

È stata una piacevole e interessante lettura l’opera del pittore astrattista Carlo Lotti e del “cristiano”, così definito da Renzo Trappolini in uno scritto all’inizio del saggio, al secolo, Raimondo Chiricozzi.

Entrambi benemeriti cittadini di Ronciglione (VT), paese Etrusco, Medievale, Rinascimentale, con una lunga ed interessante storia culturale che abbraccia quasi mille anni, che oggi, come tanti paesi e borghi italiani, sta per perdere la sua fisionomia originaria a causa dell’indolenza degli uomini e delle amministrazioni locali e nazionali.

I due personaggi, uomini di grande cultura, amanti della storia , affascinati dalle tante bellezze che ancora conserva l’antico territorio in cui insiste Ronciglione non potevano restare insensibili a tanto degrado, e, responsabilmente, con il contributo di alcuni collaboratori, si sono dati da fare, ricercando dati storici in lungo ed in largo per l’Italia e per l’Europa per ricostruire la storia culturale del loro paese, riuscendone egregiamente, con la loro opera dal titolo “ Lo Stato di Ronciglione, la sua Immacolata Concezione nel paesaggio culturale Europeo “ .

I due amici partono proprio da Ronciglione e volendo onorare, più di ogni altra cosa, la madre di Gesù Cristo, Maria, figlia di Anna e Gioacchino, molto amata fin dall’antichità dal popolo cristiano, in quanto madre di tutti gli uomini, prescelta da Dio stesso, donandole la purezza, pur partorendo suo figlio. Cioè avere una natura perfetta, come scrisse Agostino di Ippona, come quella donata ai progenitori prima della cacciata dal Paradiso Terrestre. Vergine madre del figlio di Dio.

Il vescovo Romano Rossi della Diocesi di Civita Castellana, ricorda: Ancora prima di nascere la Madre del figlio di Dio è stata preparata e predisposta ad essere il Tabernacolo Santo dove potesse abitare il figlio dell’Altissimo.

Il vescovo Romano Rossi 

Ammaliati da tanta purezza ed eccezionalità ecco i due autori partire alla ricerca di tutte le pitture esistenti in Italia e all’estero che ritraggono nei vari stili pittorici, nei secoli, l’Immacolata Concezione.

Essi si muovono proprio da Ronciglione. Scoprono, meglio dire, riscoprono, la grande tela di Scipione Pulzone, detto il Gaetano, nato a Gaeta nel luglio del 1574, morto nel febbraio del 1598, pittore della controriforma, “che non si trasforma nell’esaltazione gloriosa della Chiesa, ma diviene simbolo di intimo fervore religioso, alimentato dalle due eccezionali figure: Carlo e Federico Borromeo”. così come riporta Paolo Rodelli. La tela è quella esposta nella Chiesa S.S. Immacolata Concezione in San Francesco d’Assisi dei frati Cappuccini.

Così si esprime Carlo Lotti a proposito dell’arte sacra: “la grande Arte sacra non discute, non ragiona, essa procede con l’idea dell’immortalità riconquistando misticamente tutti dogmi cristiani, e proprio l’assurdo gli offre le modalità di capovolgere tutto ciò che di terrestre ha appesantito la nostra inadeguatezza con essa. “

Carlo Lotti pur essendo oggi pittore astrattista, possiamo affermare di fama nazionale, non per questo non ama l’arte figurativa, tutt’altro, prima di essere un astrattista, diciamo sui generis, egli coltiva la pittura figurativa che gli insegna la tecnica dell’arte pittorica. Soltanto il desiderio della ricerca e della scoperta di nuove forme espressive lo porta, con soddisfazione, all’arte astrattista. Lo stesso fervore che oggi anima la sua smania di conoscenza e di ricerca che lo ha stimolato a scrivere, assieme all’amico Raimondo, l’interessante opera sull’Immacolata Concezione.

Carlo Lotti, per quello che ho avuto il piacere di conoscerlo e di essere suo amico, interessi culturali comuni ci uniscono, è un vulcano di conoscenze, è un ricercatore impagabile. Nel periodo di vacanze che trascorre a Bocale, frazione di Reggio Calabria, sullo Stretto di Messina, dove la mediterraneità si coglie a piene mani, gira a piedi in lungo e in largo per monti e mari alla ricerca di quelle vestigie, soprattutto grecaniche da far emergere dal lungo letargo in cui si sono addormentati. L’estate scorsa andando per le campagne di Bocale scopre, in località San Cosimo, una piantagione di ulivi secolari, di cui alcuni hanno un diametro di circa venti metri, e mille anni di età, tanti quanti è l’origine di Ronciglione.

Tale visione colpisce lo Scrivente che, nel vedere tanta magnificenza, ne rimane affascinato, tanto da voler dedicare all’ulivo secolare la copertina del suo ultimo libro, con grande piacere dello stesso Lotti.

Ritornando al libro: Scipione Pulzone dipinge l’Immacolata sollevata da terra, dominatrice dell’universo. Lo sguardo rapito verso il cielo del padre di suo figlio. Dio L’eterno. (Renzo Trappolini)

A sua volta, Carlo Lotti scrive: “sorprendente freschezza lontana dalle glorificazioni accademiche di un Dio sospeso tra nubi immobili”.

Scipione Pulzone, detto il Gaetano

Nonostante la devozione profonda del popolo cristiano in ogni parte del mondo per l’Immacolata Concezione, ovvero madre senza peccato e pura, la Chiesa Cattolica, soltanto l’8 dicembre 1854, con Papa Pio IX, proclamò il dogma della purezza della Vergine Maria e senza peccato originale.

Come noto, oggi a Roma, in Piazza di Spagna vi è una colonna con in cima la Madonna, mentre a Ronciglione la pala del Pulzone resta alla venerazione di pochi fedeli in quanto il convento dei Cappuccini resta chiuso per mancanza di frati.

L’opera dei nostri autori ci porta in giro per il mondo alla ricerca di dipinti che ritraggono l’Immacolata Concezione. Si Inizia con la tela esposta al museo del Prado di Madrid di Bartolomé Esteban Murillo e quella di Francisco de Goya y Lucients per seguire con quella di Gaeta dello stesso Pulzone, per non dimenticare L’Immacolata Concezione della grotta di Lourdes in Francia.

Altre tele con la stessa immagine si trovano a Londra – Galleria Nazionale- ancora in Spagna – Siguenza – a Roma, Santa Maria Maggiore, di Ludovico Cardì detto Gigoli, a Pistoia – Chiesa della S.S. Annunziata di Giuliano Jacopone; Farnese- Monastero di S. Maria delle Grazie – Acquapendente. tela proveniente dalla distrutta città di Castro, Forlì – Abbazia di San Mercuriale del 1500; Genova. Tela di Paolo De Matteis e quella di Nuvoletto.

Continua la descrizione con le tele di El Greco, di Lorenzo Masucci e quella di New York al The Metropolitan Museum of art; e di Paul Ruben e di Esteban Murillo; A Londra si trova quella di Diego Velasquez, mentre a Vicenza si trova quella di Giambattista Tiepolo; A Bilbao quella di Francisco Zurbaran ovvero quella dello Spagnoletto.

L’elenco non finisce mai, i nostri autori nulla hanno tralasciato, si può dire che abbiano rintracciato quasi tutte le tele raffiguranti l’Immacolata Concezione esistente in ogni parte del mondo, comprese le collezioni private.

Per non tralasciare nessun pittore, riportiamo quella di:

Francesco de Mura, Di Federico Fiore Barocci. Urbino – di Guardì Giannantonio, di Francesco Vanni – Montalcino – di Nicolas Poussin, del Guercino ad Ancona, di Bartolomeo Cesi a Bologna – di Filippo Parodi a Roma- di Raffaele Sanzio. Pinacoteca Vaticana –

Non c’è stato artista, succedutosi nei vari secoli che non abbia dipinto l’Immacolata, che sia sfuggito alla ricerca di Carlo Lotti e Raimondo Chiricozzi. Possiamo affermare, grazie ai tanti amici che ad essa hanno partecipato, che gli stessi hanno redatto un’opera veramente sistematica e completa.

La ricerca dei due accademici non si ferma qui. Essi continuano principalmente a studiare l’opera pittorica di Scipione Pulzone, che tanto lustro ha dato a Ronciglione, particolarmente al tempo della signoria di Mario Farnese, (1548 – 1619) di cui fu capo stipite Bartolomeo a partire dal 1450, Mario fu un grande mecenate e amante di artisti. I Farnese peraltro furano anche i signori di Parma e Piacenza, abituati a vivere in un contesto sociale molto più raffinato e aristocratico, tipico delle varie signorie che in quel periodo si spartivano il territorio italiano quali: i Medici, gli Este, gli Scaligeri, i Visconti, gli Sforza, i Gonzaga, i Malatesta, i Doge, per citare le più importanti, ovvero le famiglie che regnarono nel periodo rinascimentale.

Roberto Gallia, un altro collaboratore dell’opera di Lotti e Chiricozzi, ci racconta, tra l’altro, a proposito dei Farnese, il loro dominio sul territorio del ducato di Castro e Ronciglione. Interessante appare la storia della distruzione totale di Castro, importante città etrusca, una antica città del Lazio ai confini con la Toscana. Costituito il Ducato di Castro dall’allora cardinale Alessandro Farnese, divenuto Papa con il nome di Paolo III. (1534- 50) Castro, assieme a Ronciglione, raggiunge il suo splendore, dove le arti, il commercio, l’agricoltura ed anche l’industria, specialmente quella della lavorazione del ferro, toccano il loro apice.

Nel 1640, dopo un secolo di prosperità del ducato, ci racconta Gallia, il duca Odoardo, in grande difficoltà economiche, si scontra col Papa Urbano Ottavo Barberini suo creditore. Urbano VIII non riuscendo a riscuotere il suo credito pensa di muovere guerra al Ducato di Castro con l’intento di impossessarsi di quell’immenso e ricco territorio. L’occasione gliela dà più tardi, con papa Innocenzo X, l’assassinio del vescovo, mons. Giarda. Inviato a Castro dal papa per governare la Diocesi vescovile del paese.

Castro viene rasa al suolo. Tutto ciò che in quella città esisteva, comprese le opere pittoriche, venne distrutto. Così finisce la storia del Ducato di Castro e Ronciglione.

Continuando con Scipione Pulzone: la sua attività artistica non si ferma a Ronciglione e, mano a mano, si fa più raffinata, tanto, ci racconta Augusto Donò, da raggiungere il livello artistico collegabile al Caravaggio e a Annibale Carracci, autori di opere geniali. Il resoconto sull’attività pittorica del Pulzone che ci dà Donò è ampio e noi non abbiamo lo spazio per poterlo descrivere in tutta la sua interezza, ci limitiamo ad alcune notizie fondamentali, rimandando il lettore, se vuole approfondire l’attività dell’artista, alla lettura del libro.

La formazione letteraria ed artistica del Pulzone inizia a Gaeta, sua città natale, perfezionandosi sempre più, a mano a mano che veniva chiamato dai vari mecenati delle diverse città dell’arte, per prima come ritrattista, successivamente per affrescare ed abbellire le chiese ritraendo la Madonna, Gesù Cristo, i Santi e gli angeli in questo contesto. È stato per prima a Roma, dove ha dipinto vari ritratti dei signori e papi, del luogo. Non contento, come abbiamo già scritto, dipinse per i Signori Colonnesi in San Giovanni Laterano una santa Maria Maddalena acquistando maggior prestigio e fama.

A Ronciglione lascia ai suoi concittadini la tela dell’Assunta, alias Madonna fra gli Angeli con i Santi in basso: Sant’Andrea Apostolo, Santa Caterina, Santa Chiara e San Francesco che tiene la mano sopra la spalla del figliolo del Marchese. Oggi all’altare maggiore della Chiesa dei cappuccini.

Dimentichiamo di scrivere che il Pulzone è stato, tra l’altro, membro dell’Accademia di San Luca in Roma. Il Pulzone è stato a Napoli dove dipinge la pala dell’Annunciazione di Capodimonte e successivamente a Firenze, dove dipinge parecchi personaggi della famiglia dei Medici. Da Napoli si spinge fino a Palermo, dove dipinge il Martirio di San Giovanni Evangelista nella Basilica di San Domenico Maggiore.

Come abbiamo già scritto, e come riporta il Donò, il Pulzone, stanco di fare il ritrattista, si dedica all’arte sacra dipingendo Maria in tutte le sue caratteristiche devozionali. L’Assunta dipinta per la cappella Bandini in San Silvestro al Quirinale è una di queste. Disegna anche una Sacra Famiglia, di Raffaellesca memoria, oggi nella Galleria Borghese, come pure al Gesù di Roma dipinge una pala rappresentante la Deposizione, per l’altare della cappella di S. Andrea e per la cappella degli Angeli dipinse degli Angeli molto apprezzati, successivamente rimossi in quanto rassomiglianti a volti umani.

Tante sono le opere del Pulzone sparse nei musei, nelle chiese, nelle case di privati cittadini d’Italia e del mondo che onorano il suo ingegno e di cui Ronciglione si fregia di essere stata il padre putativo. Noi non possiamo che apprezzare il suo talento artistico che i nostri autori, grazie alla loro opera, ci hanno permesso di conoscere e di approfondire.

Non posso dimenticare, naturalmente, la storia di “Villa Lina”, dimora nobile dell’ottocento, molto cara al mio amico Carlo Lotti, non fosse altro, oltre per le vicissitudini a cui è andata incontro nel suo lungo itinere storico, per ciò che ha rappresentato per Ronciglione dal punto di vista economico e culturale, grazie ai suoi illuminati proprietari passati e presenti, per il fatto di essere il Lotti stesso uno dei protagonisti, quanto meno negli ultimi anni. Infatti, Domenico Lotti, padre del nostro pittore e storico Carlo, ha vissuto in detta villa con le funzioni di amministratore di fiducia, curandone il suo mantenimento economico e culturale.

Ronciglione Villa Lina nel 1920 circa, rapida a catena nel parco (Archivio Mauro Galeotti)

Villa Lina affascina il lettore per la sua lunga storia risalente addirittura al 1504, ai tempi dei Farnese. La villa passa nel tempo dalla famiglia Leali, che furono i primi gestori delle grandi ferriere esistenti in prossimità del lago di Vico, a quella dei delle Rovere.  Si racconta che con il ferro prodotto da dette ferriere fu eretto l’obelisco in piazza San Pietro. Solo questo evento darebbe lustro alla grande Villa.

Villa Lina non ha vissuto solo quell’importante evento, è stata, si può dire, protagonista della storia d’Italia: dai Farnese, con tutte le loro vicissitudini, alla storia dei papi, di Napoleone e della breve esistenza della repubblica romana. Non ultimo, la sua confisca da parte dell’esercito tedesco per farne il suo ospedale di campo e dopo il bombardamento per ospitare i rifugiati.

Un ulteriore splendore, grazie all’architetto Raffaele di Vico che ha creato un sontuoso giardino all’italiana, e alla sua completa ristrutturazione, villa Lina lo vide già dal 1920, con la nobile famiglia Igliori di Brescia.  Nell’anno 1929 La Signora Evelina, detta Lina, Ciliberto, moglie di Ulisse Igliori: “Una bellezza affascinante romana, con sangue calabrese e abruzzese “, che fece innamorare anche il d’Annunzio, tanto da dedicarle una lode, così la descrive la nipote Paola, la ottenne in dote dal marito in occasione del 29° compleanno, facendola diventare casa degli artisti.  Il fatto che la nobildonna abbia origine calabrese me la rende più simpatica, essendo io un verace calabrese.

La storia continua con il figlio adottivo Massimo che in seguito sposa Angela Lante Montefeltro della Rovere, originaria della stessa famiglia dei delle Rovere che nel 1504 vendettero al Farnese i possedimenti intorno al lago di Vico a Caprarola e dove fu costruito il famoso palazzo dei Farnese.

A questo punto entra in gioco la figlia Paola, scrittrice, donna di grande cultura umanistica, filosofica ed artistica, la quale ha girato tutto il mondo incontrando ed intervistando grandi personalità del sapere umano che le hanno foggiato il corpo e lo spirito, facendole dimenticare gli anni poco felici della sua fanciullezza. Così me la descrive, con immensa ammirazione e piacere, l’amico Carlo Lotti, suscitando in me grande interesse per questa non comune gentildonna.

Paola, andata in sposa per prima all’artista Sandro Chia e successivamente all’artista Massamba SY.Fall , ha proseguito con la sua opera a dare maggiore prestigio  a villa Lina, trovandone pace e serenità,  ed unitamente ai mariti, artisti entrambi, ha curato il sontuoso giardino, oltre, naturalmente,  la grande azienda agricola,  trapiantando diverse specie di piante e fiori, tanto da farne un minuzioso giardino botanico, oltre a far  restaurare , tra l’altro, le raffinate fontane artistiche rappresentanti la mitologia greca, e le divinità etrusche.

Donna Paola ci appare, leggendo il libro dei due autori, Lotti e Chiricozzi, persona d’altri tempi, in cui la grande e vera nobiltà divideva il proprio benessere con i più bisognosi e soprattutto aiutava gli artisti a dimostrare il loro talento nell’arte pittorica e letteraria.  Per tutto ciò villa Lina si può definire casa degli artisti per aver ospitato uomini illustri di varie generazioni, tra cui ci piace citarne alcuni: i poeti Trilussa e d’Annunzio, il pittore Donghi, gli storici dell’arte Zeri, Briganti, degli anni trenta e settanta e Mario Merz, Alighiero Boetti, Enzo Cucchi e tanti altri ancora degli ultimi anni.

Da quanto abbiamo letto, dalle belle fotografie che illustrano Villa Lina, per la storia che ha vissuto, possiamo considerarla uno dei tanti gioielli di cui è ricca la nostra bella Italia, da amare e da conservare.

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