La destra avanza. Rifondiamo il socialismo Il parere di Enrico Rossi

SALUTO ROMANO

LaPresse

Mi ferisce l’immagine di Grillo che assiste dall’alto la seduta della Camera che discute la riduzione delle indennità dei parlamentari.

Che ride e che sghignazza alzando la voce e violando le regole che tutelano il rispetto dell’aula. Peggio ancora il commento sul suo blog dove i deputati sono definiti “vacche autonominatesi sacre“. Una frase che ricorda il discorso di Mussolini del 1922: “Potevo trasformare quest’aula sorda e grigia in bivacco di manipoli”.

Certo la storia, quando si ripete, tende a trasformarsi in farsa, cioè in una buffonata, in una rappresentazione comica e priva di serietà che può essere interpretata solo da un comico del valore di Grillo. Però sbaglieremmo a sottovalutare la carica di antiparlamentarismo insita nel discorso “grillino”; la critica distruttiva e sprezzante alla massima istituzione democratica del Paese che rischia di essere l’anticamera della caduta della democrazia.

In tutto questo esiste una latente egemonia della destra, un suo ritorno inatteso e improvviso. In effetti le risposte a questa tendenza profonda della vita politica italiana si caratterizzano e si assomigliano per un’intrinseca debolezza e sono tutte accomunate dall’idea che la questione sociale non sia nel tempo attuale dirimente; che i confini tra destra e sinistra siano superati dall’era della globalizzazione e del progresso tecnologico illimitato.

Sono tutte spinte contro il Novecento, dove invece si trovano ancora le radici dei nostri problemi e delle nostre risposte possibili alla crisi. Vedo in generale una corsa da più parti al superamento delle differenze tra destra e sinistra che altro non è che una resa alla destra, alla cultura del più forte che si insinua nell’alto e nel basso senza pudore.

I 5stelle riducono tutto al problema della rappresentanza ed evocano lo spettro della “democrazia diretta” come unica soluzione. Lavorano alla ricerca del consenso in maniera trasversale, parlano indifferentemente a destra e sinistra, combinano il risentimento sociale con l’antipolitica, il revanscismo con l’antieuropeismo e la xenofobia.

Le larghe intese, che tornano di moda, sono anche esse una corsa verso l’indifferenza tra destra e sinistra, una coalizione dall’alto tra élite deboli contro la marea populista dal basso. E infine anche la cura omeopatica di Renzi, che ha ottenuto qualche successo ma si sta rivelando complessivamente inadeguata, è una lunga marcia contro il passato e contro il Novecento.

La sua idea, che l’agenda politica del paese debba essere aggiornata non più sull’asse destra/sinistra ma su quello conservatorismo/innovazione, ha la marca di un analogo indifferentismo. Anche la sua importantissima e solitaria campagna in Europa per l’accoglienza dei profughi ha bisogno di nuove alleanze e di una grande iniziativa del partito socialista europeo.

Non possiamo fare da soli né nella vita economica, né nella cooperazione. Intanto la destra profonda si ricompone attorno a problemi antichi. I suoi idoli sono ancora vivi. Come nel primo dopoguerra e nella crisi del ’29 essa individua il suo specchio nella paura della mondializzazione, nei fili spinati, nella paura e nell’odio per lo straniero, nell’egoismo e nell’appartenenza etnica a una terra e in questo specchio incendia l’Europa e suoi valori fondativi.

Oggi la parabola dell’uomo e del mondo passa da Mosul e arriva a Calais, passando per Goro, e noi non ne siamo immuni per niente. Persino, come ha notato Macaluso, in zone storicamente di sinistra come il Polesine e la provincia di Ferrara.

Anche l’Italia è nel centro di questo incendio. La sedia vuota, l’ospite in ritardo, il grande assente è la sinistra, muta e immobile dinanzi a questo inferno. Penso che oggi, non domani, la sinistra italiana deve uscire da questa paralisi.

La parola è il socialismo, il programma è riassumibile in pochi punti: 1) investimenti e piena occupazione 2) contrasto al capitale finanziario 3) lotta alla povertà 4) un nuovo piano per la protezione sociale 5) istruzione e sanità per tutti 6) liberazione dell’individuo da ogni apparato repressivo.

Sanders e Corbyn lo hanno capito. Anche il Financial Times ne ha scritto con Wolfgang Munchau come di una svolta necessaria per salvare l’Europa. Cosa aspettiamo? È in gioco l’umanità oltre che il futuro del nostro paese. Il mio auspicio è che sia questo il punto di partenza del prossimo congresso nazionale del partito democratico. Abbiamo dei nemici agguerriti e una destra feroce da contrastare e continuiamo a non vedere la nostra fragilità e la nostra debolezza.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *