Attore geniale, ma non solo: Ettore Petrolini, noto a tutti per essere uno dei più grandi interpreti della comicità romana, era un uomo dai mille talenti, anche quello di drammaturgo. Dal lontano 1935, quando Petrolini iniziò a scriverla lasciandola incompiuta (morì infatti l’anno seguente), riemerge oggi con tutta la sua attualità l’ultima commedia dell’artista, ‘Il Metropolitano (Il Vigile Urbano Romano)’. Il merito si deve al lavoro di Carlo Merlo che l’ha riscoperta strappandola all’oblio e che la metterà in scena (curandone l’elaborazione drammaturgica, la versione scenica e la regia) con la sua Compagnia Italiana S.T.C.M. in prima nazionale a Roma (8 agosto, Palazzo dei Congressi dell’Eur Le Terrazze Teatro). Al centro della commedia la vicenda di Socrate Patera, vigile urbano di Roma, e della sua famiglia: tre atti che dipingono un affresco tipico dell’epoca, tra contrasti sociali ed espedienti divertenti. «Petrolini era un virtuoso del teatro e un libero pensatore in continua evoluzione culturale», spiega Merlo. «Come drammaturgo ha scelto di scrivere in italiano perchè quella era la lingua regina della prosa. Questo testo dimostra che anche lui, al pari di Pirandello e D’Annunzio, è uno dei grandi autori del nostro teatro». Grande l’interesse per l’iniziativa anche dal Campidoglio che, come annuncia Luca Giansanti, consigliere del comune di Roma, «ha intenzione di promuovere altri eventi che ricordino Petrolini fino al 2016, quando cadranno gli 80 anni dalla morte. Grazie alle sue opere si può rilanciare e rendere protagonista l’identità romana, anche all’estero», visto che lo spettacolo sarà presentato in anteprima mondiale al Festival Fringe di Edimburgo il 19 e 20 agosto. L’attesa è grande, anche perchè, e non tutti lo sanno, Petrolini ebbe largo seguito fuori dall’Italia, portando in scena con successo i suoi lavori a Parigi, Londra, Berlino e Vienna. E infatti ne ‘Il Metropolitanò il pubblico ritroverà non solo le battute tipiche della verve di Petrolini, ma anche la definizione di tutto il suo mondo, in un testo che, come afferma il critico teatrale Giovanni Antonucci, «rivela la capacità dell’autore di comprendere la società italiana e internazionale con umorismo e una satira mai violenta ma sempre benevola nei confronti dell’uomo».
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