Ambiente. Tre iniziative a Oriolo per riscoprire la cultura del bosco

La X edizione della Sagra del fungo porcino, il dibattito “sguardi d’arte sul bosco” e la mostra “Sottobosco…” per conoscere, apprezzare, tutelare e valorizzare il territorio.

Ad Oriolo Romano torna la Sagra del fungo porcino (13, 14, 15, 20, 21, 22 settembre), giunta alla X edizione. Un avvenimento importante per il paese per riscoprire le proprie origini, ma soprattutto che, attraverso i sapori e le tradizioni, per mezzo dell’enogastronomia riesce a far comprendere la ricchezza del patrimonio paesaggistico e naturale che lo circonda, delle realtà boschive da cui provengono quei porcini tanto declamati ed apprezzati anche da stranieri. Quella che in poche parole chiamiamo “La cultura del bosco”, al centro di un interessante incontro, che si terrà nella Chiesa di S. Anna, sabato 14 settembre. A cui seguirà l’inaugurazione di una mostra dell’Associazione Arci Art, intitolata appunto “Sottobosco…”. Ed è quanto mai centrale che l’iniziativa sia promossa e veda il coinvolgimento di giovani quali Silvia Sarli, che interverrà alla conferenza quale relatrice sul tema “sguardi d’arte sul bosco”, poiché dietro l’artisticità di un’immagine, di un paesaggio, di un luogo, di un bosco, di un piatto di fettuccine ai funghi porcini, c’è tutta una cultura da scoprire ed apprezzare. «Il mio intervento di sabato – commenta – vuole infatti essere un ponte, che indirizzi lo sguardo degli spettatori prima sulle opere degli artisti e sul loro significato, e poi sul mondo che ha dato lo spunto per la loro creazione». Solamente conoscendo, si riuscirà a rispettare, tutelare, salvaguardare l’ambiente in cui viviamo e le bellezze che accoglie. Relazioni e connubi che Silvia ha imparato a cogliere: «Mi sono laureata nel 2007 con una tesi triennale di storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi di Roma Tre. Dopo un periodo di studio in Germania, sono entrata a far parte del FAI Giovani di Roma, seguendo molte iniziative legate alla tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali e del paesaggio. A tal proposito – spiega – ricordo con emozione il ciclo di conferenze “Paesaggio prossimo, ovvero il paesaggio che verrà”, a cui ho assistito, e che molto ha influito sul mio modo di rapportarmi con le interazioni tra ambiente, cultura, economia e società. Ho anche fondato un gruppo universitario Romatreperroma che mette in relazione studenti della triennale e della magistrale in beni culturali, e che organizza visite guidate di studio in mostre o per la città di Roma. Per me è fondamentale la condivisione di ciò che amo, e quindi l’arte, il paesaggio, l’ambiente, la storia, la cultura». Ed è da qui che nasce l’iniziativa. Grazie al connubio della Proloco di Oriolo Romano con i membri dell’Arci Art di Montevirginio. Ciò ha permesso, precisa Sarli, “Alla Pro Loco di poter mostrare il lato culturale della Sagra del fungo porcino, ponendo l’attenzione sul bosco, sulla sua particolarità e importanza”, e dall’altra, all’Arci Art di intervenire in un contesto e su un tema originali.

Quale la cultura del bosco odierna, soprattutto nei piccoli centri quale Oriolo? E che evoluzione ha avuto nel tempo?

Ho la sensazione che la cultura del bosco sia data un po’ per scontata. Come per i romani il Colosseo è un punto fermo, ma in fondo è un elemento abitudinario nel paesaggio in cui si vive, probabilmente è così per il bosco nelle piccole realtà. Al tempo stesso rimane un profondo legame col territorio, che genera un sentimento misto negli abitanti, fatto di orgoglio, di conoscenza dei luoghi “magici” e speciali, dei ricordi dei nonni che andavano nei boschi a fare la legna, e delle persone di oggi che aspettano la pioggia per tornare a casa con un cesto di porcini!…visto che siamo in tema di Sagra. Probabilmente però, il bosco potrebbe essere sfruttato meglio per le sue caratteristiche e particolarità…sempre perché, a mio avviso, la condivisione delle bellezze che abbiamo è fondamentale!

Che significato ha diffonderla qui ad Oriolo dove c’è la Faggeta e i monti sabatini a poca distanza?

È sicuramente molto importante prendere coscienza dei doni della natura e delle generazioni passate che abbiamo intorno, senza smettere mai di meravigliarsi. La Faggeta stessa è una particolarità unica: gli alberi qui crescono a un’altezza minore rispetto alle altre faggete. Quando si prende coscienza di quello che si ha, ci si impegna anche per salvaguardarlo con piccole grandi azioni.

Quale il contributo di diffonderla tramite l’arte?

Lo sguardo degli artisti sul mondo può aiutarci proprio a riscoprire il valore di ciò che abbiamo davanti agli occhi. Vorrei che, uscite dalla mostra e dalla conferenza, le persone possano fermarsi un momento a riflettere sul posto in cui vivono e su quanto sia importante conservarlo per le generazioni future.

In che modo tale patrimonio ambientale andrebbe tutelato a livello politico-gestionale-amministrativo e di sensibilizzazione sociale?

Non sono un tecnico specializzato nella gestione forestale, e tanto meno mi intendo di gestione amministrativa politica ed economica. Ritengo, però, fondamentale sensibilizzare gli abitanti, che poi sono i più diretti fruitori del bosco, affinché prendano coscienza della particolarità del luogo in cui vivono. Quando un posto si conosce, lo si apprezza e quindi lo si ama. Da qui la spinta per la sua conservazione è spontanea, così come le idee per la sua valorizzazione per farlo conoscere anche a chi in quel luogo non ci è nato né vissuto. Le istituzioni potrebbero incentivare e convogliare le iniziative culturali, anche proposte dagli abitanti, e non muoversi necessariamente a livello di gestione centrale (penso a bandi regionali o provinciali). La cosa più importante è che le singole persone ne riconoscano il valore.

 

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