Prosegue con successo la mostra “Dove il sì suona. Viaggio attraverso la lingua italiana” a Mosca

Lunedì 15 ottobre è stata inaugurata a Mosca, presso il Museo Centrale Statale di Storia Contemporanea della Russia, la mostra “Dove il sì suona. Viaggio attraverso la lingua italiana”. La mostra, curata dalla Società Dante Alighieri in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, riprende l’esposizione originariamente allestita presso la Galleria degli Uffizi a Firenze (13 marzo 2003 – 6 gennaio 2004) e il Musée Suisse di Zurigo (15 febbraio – 30 maggio 2005); in forma itinerante, la mostra ha viaggiato in questi anni in molte città italiane ed europee (Bolzano, Savona, Pordenone, Cosenza, Foggia, Tirana, Berlino, Varsavia, Zara, Spalato) e ha permesso a molti visitatori di conoscere la storia dell’italiano, la definizione della norma, i rapporti con le altre lingue. Nella versione moscovita, grazie alla generosa collaborazione della, Biblioteca Statale della Letteratura Straniera di M.I. Rudomino, del Museo Centrale Statale Bakhrushin dell’arte teatrale, del Museo Centrale Statale della Cultura Musicale M.I. Glinka e dell’Ambasciata Svizzera a Mosca, è stato possibile arricchire il percorso anche con molti documenti e oggetti rappresentativi: per esempio, la sezione dedicata alla diffusione della lingua italiana all’estero, in cui spicca il ruolo dell’italiano come lingua della musica, è stata accompagnata da strumenti musicali che in russo, come in molte altre lingue, sono stati conosciuti con nomi italiani (fagotto, fortepiano, mandolino, nacchere). La notorietà del teatro e dell’opera italiana in Russia è stata richiamata grazie a costumi di scena otto e novecenteschi (il ventaglio di merletto bianco usato dalla soprano Mamedova nella parte di Violetta nella Traviata e il gilè indossato dal tenore Sobinov nella parte del Duca del Rigoletto); parimenti, la storia della lingua italiana è ricostruita attraverso la presenza di testi delle tre Corone (Dante, Petrarca e Boccaccio; a segno dell’importanza dell’opera di Pietro Bembo è stata esposta in mostra un’aldina delle Terze rime di Dante, del 1502), di grammatiche (c’è un’edizione delle Regole grammaticali di Fortunio) e vocabolari. Di particolare interesse, nella sezione lessicografica, oltre alla ristampa della prima edizione del Vocabolario della Crusca (di cui quest’anno si festeggiano i 400 anni), un’edizione del Dizionario universale di Alberti di Villanuova e anche il Dizionario imperiale quadrilingue di Giovanni Veneroni, uno dei più attivi protagonisti dell’insegnamento dell’italiano fuori d’Italia. Sono comunque ben rappresentati tutti i secoli della tradizione italiana: Alberti, Sannazaro, Machiavelli, Bembo, Tasso, Goldoni, Leopardi, fino ad arrivare al Novecento, attraverso edizioni originali di D’Annunzio, Pascoli, Pirandello, Moravia, Gadda, Pavese, Pasolini.     Una teca è stata dedicata anche alla riproduzione della nota Relazione sull’unità della lingua, scritta da Manzoni nel 1868 su incarico del Ministro della pubblica istruzione del neonato stato italiano, Emilio Broglio, il quale aveva nominato una commissione per «ricercare e proporre tutti i provvedimenti» a favore «della buona lingua e della buona pronunzia». La relazione era stata pubblicata e aveva costituito un documento essenziale per l’attuazione del programma di educazione linguistica postunitaria. Solo da poco, però, si è rintracciato nella Biblioteca regia di Torino il manoscritto, che è stato ripubblicato dalla Dante Alighieri in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.GALLERIA FOTOGRAFICA     La mostra si avvale, come per le altre edizioni, di un apparato multimediale e di un sistema di giochi interattivi, per mezzo dei quali il visitatore può sperimentare la sua conoscenza della lingua comune e della lingua letteraria, ascoltare la voce dei poeti italiani, scoprire il ruolo di radio e televisione nella definizione dell’italiano parlato o le particolarità della lingua del calcio e infine ripercorrere celebri sequenze cinematografiche dedicate alla lingua italiana: il cinema, infatti, ha permesso a diversi strati della popolazione di entrare in contatto con la lingua italiana e di trovare sia un modello di riferimento, sia, altrettanto efficacemente, una parodia di modi pomposi o antiquati (i fa d’uopo o quisquilie di Totò) o di errori molto comuni, commessi soprattutto dai parlanti meno acculturati (i congiuntivi di Fantozzi, gli svarioni della Elide di C’eravamo tanto amati). E così, dalla lettera di Totò e Peppino a quella di Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere, da Palombella rossa di Nanni Moretti alla Famiglia di Scola si ripercorrono pagine del cinema italiano che hanno consentito di riflettere sui  meccanismi della lingua della propria epoca, scherzando anche su alcune caratteristiche: riderci sopra è stato, in certi casi, il modo migliore per esorcizzare vizi e vezzi linguistici. In un terminale scorrono infine le riproduzioni delle celebri pale da mugnaio degli accademici della Crusca, nelle quali tradizionalmente i soci dell’Accademia facevano dipingere un emblema riguardante il pane, la farina o il grano accompagnandolo con un motto che giustificasse il soprannome scelto.     Un percorso a vari livelli, da cogliere come un’occasione per ammirare documenti originali, approfondire argomenti appena conosciuti, scoprire nuovi aspetti e particolarità della storia dell’italiano. Della mostra è stato stampato un catalogo illustrato in versione italiana e russa, che consente di conservare i testi che costituiscono il filo conduttore del percorso. La traduzione in russo, presentata anche nei pannelli esposti, consentirà una migliore fruizione anche al pubblico di visitatori meno in confidenza con l’italiano. Un modo per valorizzare, come ha sottolineato il presidente della Dante Alighieri Bottai e come è stato ricordato ancora durante la presentazione, i «fertili legami di cultura e di crescente amicizia che hanno caratterizzato e caratterizzano i rapporti italo-russi»; riprendendo le parole del direttore dell’Istituto italiano di Cultura, Adriano dell’Asta, l’importanza di questa iniziativa sta proprio nell’aver portato questa proposta a Mosca, in un luogo dove la lingua e il libro hanno un ruolo privilegiato: nella tradizione slava infatti la lingua e il libro diventano «non solo luogo e momento di nascita dell’identità nazionale, ma anche rinvio di questa identità ad una dimensione infinita che spalanca l’identità stessa a un’apertura universalistica».       Alla presentazione erano presenti Serghey A. Arkhangelov, Direttore del Museo Centrale Statale di Storia Contemporanea della Russia, Adriano Dell’Asta, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, Nicoletta Maraschio, Presidente dell’Accademia della Crusca, Lucilla Pizzoli, curatrice della mostra, Ettore Gherbezza, curatore della sezione dei rapporti italo-russi.     Alla presentazione è seguito un concerto tenuto da una soprano e da un tenore, che hanno cantato famose arie operistiche italiane.

   

 
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