L’OPINIONE DI UN POVERO VECCHIERELLO A PROPOSITO DEL DISASTRO AMBIENTALE E SANITARIO PROVOCATO DALL’ILVA DI TARANTO

L’OPINIONE DI UN POVERO VECCHIERELLO A PROPOSITO DEL DISASTRO AMBIENTALE E SANITARIO PROVOCATO DALL’ILVA DI TARANTO

Essendo una persona di eta’ avanzata, ed avendo – ahime’, caparbio – dedicato il tempo della mia vita cosciente a prender parte alla lotta delle popolazioni e delle classi sfruttate e oppresse, ho vissuto gli anni delle grandi lotte del movimento operaio per il diritto alla salute e a un ambiente vivibile, gli anni dell’indimenticabile Giulio A. Maccacaro e della nascita di Medicina Democratica, dell’indimenticabile Laura Conti e della nascita del movimento ecologista, cosi’ come ho vissuto l’esperienza del movimento antinucleare della prima manifestazione a Pian dei Cangani a Montalto di Castro nel 1977 fino all’ultima ancora necessaria dieci anni dopo a referendum gia’ vinto; ed ho avuto l’onore di condividere l’amicizia e di essere compagno di lotte di Andrea Alesini e di Silvio Natoli, di Alexander Langer e di Dario Paccino, e di tante e tanti altri che si sono battuti per tutta la loro esistenza contro la violenza onnidistruttiva del capitale, in difesa dell’umanita’ e della biosfera.

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So che i padroni pur di continuare ad arricchirsi non esitano a condannare a morte lavoratori e popolazioni.

So che le produzioni nocive vanno chiuse. La difesa della vita umana e della biosfera deve prevalere sugli interessi degli avvelenatori e dei vampiri.

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Mi sembra quindi assolutamente evidente che a Taranto la prima cosa da fare e’ difendere la vita, la salute e i diritti della popolazione e dei lavoratori – che della popolazione sono ovviamente parte.

La prima cosa da fare e’ chiudere l’Ilva, risanare l’area colpita dal disastro, risarcire la popolazione vittima, impedire ai responsabili di tale disastro e di tanto dolore di continuare a nuocere.

Chiudere l’Ilva occorre. Cosi’ come occorre chiudere tutte le fabbriche d’armi produttrici di strumenti di morte. Cosi’ come occorre chiudere tutte le centrali inquinanti fabbrica del cancro.

Il governo italiano rispetti la legalita’ che difende la vita, la dignita’ e i diritti umani; rispetti la legalita’ che difende la casa comune degli esseri umani.

E si adoperi il governo italiano per garantire il risanamento ambientale, per garantire il risarcimento della popolazione, e per garantire un reddito ai lavoratori vittime dei capitalisti sfruttatori ed avvelenatori; si impegni per questo il governo, invece di essere complice dei responsabili della catastrofe.

Ed i dirigenti dei sindacati dei lavoratori cessino di essere complici delle mene degli sfruttatori, e si impegnino a rappresentare e difendere i diritti dei lavoratori e non gli interessi dei padroni; siano i sindacati autentica organizzazione di difesa dei lavoratori e non ambiguo strumento di asservimento agli interessi e alle malefatte del padronato onnidistruttivo.

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Diritto alla salute, diritto a un ambiente vivibile e diritto al lavoro sono uno stesso diritto: il diritto alla vita e alla dignita’. E’ un criminale chi pretende di contrapporli al fine di ricattare ed asservire popolazione e lavoratori; e’ un criminale chi pretende di ricattare con la minaccia della disoccupazione e della fame un’intera citta’ e migliaia di famiglie.

Gli impianti assassini vanno chiusi.

I responsabili del disastro devono essere perseguiti come prevede la legge, non delittuosamente favoreggiati.

L’ambiente di vita e di lavoro deve essere salubre.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla salute, a un ambiente vivibile, al rispetto della propria dignita’, alla solidarieta’ degli altri esseri umani.

 

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo

 

Viterbo, 17 agosto 2012

 

Mittente: “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: nbawac@tin.it , web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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