E’ IN ARRIVO LA BUFERA?

postdateiconDomenica 15 Luglio 2012 18:29 | postdateiconUltimo aggiornamento Domenica 15 Luglio 2012 18:30 | postauthoriconScritto da Francesco Calvano | PDF | Stampa | E-mail

Quanto manca all’avvento della catastrofe?, mi sono chiesto 15 giorni fa. Teniamoci forti, è arrivato, o, almeno sono stati fissati e definiti tutti presupposti necessari perché ciò avvenga. All’improvviso , qualcuno si è svegliato dal letargo e si è accorto che in Europa i disoccupati sono arrivati a 48 milioni, per i giovani il livello è 36%.  Forse nessuno  ha mai letto “La fine del Lavoro”, pubblicato da Jeremy Rifkin nel 1995-96, quando i disoccupati erano già arrivati, nel mondo, a 800 milioni, un testo, ha commentato l’economista Heillbroner   che  “dovrebbe diventare il centro di un dibattito profondo e duraturo in tutti i paesi … un’indispensabile  introduzione ad un problema con il quale saremo costretti a convivere per tutto il resto della nostra vita, e per quella dei nostri figli.”  Se lo avessero letto , confrontato e/o commentato, non avrebbero consentito alla Fornero  di varare una riforma del lavoro che non c’azzecca un fico secco, ma che  aggrava la situazione in modo drammatico.

Il tema occupazione non è solo centrale e decisivo per milioni di persone, direttamente coinvolte nel dramma nero della disoccupazione, ma lo è anche per l’equilibrio stesso del circuito economico-finanziario.
senza lavoro e salari tutta l’economia ristagna, le stesse aziende sono inesorabilmente destinate a chiudere. E qui, il tema lavoro si innesta con il resto della politica economica che anche il Governo dei tecnici sta perseguendo.  Quasi tutti gli esponenti delle Istituzioni che contano, dalla BCE alla B.d’Italia, da Confindustria ai Sindacati, agli economisti, non fanno altro, quotidianamente, che annunciare un grave e preoccupante peggioramento  dei dati e della situazione. Tutti sembrano aver interiorizzato che senza una politica di rilancio dell’occupazione,e del circuito economico in generale, tutti gli sforzi sono resi vani ed inefficaci, quindi non servono a niente gli apparenti successi in campo internazionale di Monti. Che pure sarebbero interessanti, considerato il bassissimo livello toccato con i Governi  Berlusconi . Ma il Governo Monti, chissà per quali strani e inconfessabili motivi, si ostina a non voler completare l’opera, reperendo fondi e risorse a carico di chi in questi lunghi anni si è arricchito più del dovuto sulla pelle del popolo. Ragion per cui la recessione continua ad approfondirsi e non si intravvede uno spiraglio di luce. Non si può certo neanche ipotizzare che il ciclo economico ritorni virtuoso facendo leva sui prelievi e sui tagli, due facce della stessa medaglia, posti a carico esclusivo dei meno abbienti, non possiamo neanche più parlare di lavoratori, tanto stanno sparendo. L’unico precedente storico significativo rispetto all’attuale crisi è quella del ’29, ma il governo dei tecnici non ha adottato una sola misura  coerente con quelle del New Deal  di Roosevelt  e Keynes, bensì tutto il contrario di allora. E questa scelta è la più grave responsabilità che Monti si è assunta. Non può quindi stupire più di tanto il giudizio espresso da Moody’s, di cui non  si conoscono ancora le motivazioni. Nessuno stupore se esse siano collegate a quanto sta accadendo intorno a quelli che ancora  si definiscono partiti e che sostengono Monti. Gli analisti seguono anche, se non soprattutto, le vicende politiche degli Stati indebitati sui mercati interni ed esteri. Quindi, da una parte, il PD, che avrebbe la pretesa di guidare una coalizione demo-moderata, che si sfalda come neve al sole non appena parlano di programmi , strategie o candidature, dall’altra, il ritorno del Caimano, ossia del maggior artefice del disastro attuale. E, allora, come può stupire che nel contesto di una crisi tutt’altro che risolta, ma che continua ad aggravarsi, i mercati, gli analisti, l’Europa , la Merkel  possano fidarsi di chi non riscuote un grammo di affidabilità e che ha la sfacciatadine di ricandidarsi alla guida del Paese?
Dopo la parentesi Monti, se vince una coalizione che accetti i diktat dell’Europa, faremo la fine della Grecia e della Spagna: licenziamenti in massa, niente 13^, nuove manovre, scontri sociali e con la gendarmeria, con qualcuno che ci lascia la pelle. Se dovesse vincere chi proclama che bisogna uscire dall’Euro, le conseguenze sarebbero ben altre, che è meglio non commentare, tanto quelli che le accennano non sanno manco di che parlano.
Con questo intervento, chiudiamo per ferie, e chissà per quanto, le pubblicazioni sul Blog.  Non  vale più la pena  continuare a commentare qualcosa di peggio del dejà vu o fare la telecronaca di una più che probabile lunga agonia, che ho cercato di contribuire, modestamente, ad evitare.

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