Vallarsa, il comune dove chi inquina paga di Evian Edenski

Questi sono gli amministratori che vogliono il bene della popolazione. Affrontano a viso aperto le difficoltà, non si nascondono sotto la sabbia degli inquinatori che continuano a fare disastri ambientali. Riusciranno mai nei nostyri comuni, nella nostra provincia a fare altrettanto? Dobbiamo invitarli a fare gli interessi della collettività e la difesa della salute di tutti oltre che dell’ambiente. RC

Vallarsa, il comune dove chi inquina paga
A Vallarsa, piccolo comune trentino vicino a Rovereto, è stato approvato un regolamento comunale rivoluzionario

Il testo approvato dall’amministrazione comunale di Vallarsa prevede che le aziende agricole convenzionali (che non adottano metodi di coltivazione bio) debbano dimostrare di non utilizzare prodotti dannosi per l’ambiente: immediato ed efficace.

Questa misura adottata dal Comune ha portata storica, che inverte l’onere della prova: secondo la normativa europea e nazionale le aziende biologiche e biodinamiche hanno l’obbligo di certificarsi mentre le aziende agricole convenzionali hanno facoltà di utilizzare qualunque tipo di prodotto inquinante, senza alcuna richiesta di trasparenza nei confronti della comunità, che dovrà accollarsi le conseguenza dell’uso di prodotti chimici chimici, dai pesticidi ai concimi di sintesi.

A Vallarsa Geremia Gios, ex sindaco ed attualmente assessore alle finanza e bilancio nonché preside della Facoltà di Economia dell’Università di Trento, ha cambiato le regole con un regolamento preciso per le attività agricole e zootecniche.

L’agricoltore convenzionale deve certificare le sostanze che utilizza, in quali quantità e con quali modalità, garantendone l’assenza di diffusione al di fuori dei propri terreni.

La certificazione richiesta non è una autocertificazione: come si legge nel regolamento comunale, i prodotti chimici usati dovranno essere certificati da organismi scientifici e/o tecnici di livello nazionale o internazionale, oppure dovranno essere conformi alle disposizioni e modalità esecutive indicate da Enti pubblici sovracomunali e/o organismi tecnici di comprovata esperienza sulla base di indicazioni di organismi scientifici di adeguato livello.

In mancanza di una certificazione, l’agricoltore convenzionale dovrà sottoscrivere una fideiussione a favore del Comune di Vallarsa, quale garante di tutta la popolazione e delle generazioni future o un’assicurazione per il rischio di eventuali danni a terzi che potrebbero derivare dall’immissione nell’ambiente di sostanze tossiche che lui stesso utilizza. In particolare, quest’ultima dovrà essere una polizza assicurativa per responsabilità civile dell’assicurato per il risarcimento di spese e danni cagionati a terzi in conseguenza dell’inquinamento causato dall’attività di coltivazione e/o allevamento dichiarata e svolta nello stabilimento. La polizza assicurativa deve coprire un periodo di almeno dieci anni a partire dall’anno in cui avviene la coltivazione o l’allevamento per le coltivazioni standard e venti anni per coltivazioni ed allevamenti con utilizzo di OGM. Una commissione comunale controlla quanto dichiarato dalle aziende e in caso di inadempienza scatta la sanzione amministrativa di 152 euro al mese per ogni ettaro.

Il sindaco di Vallarsa ha dichiarato che nel comune le attività principali sono la coltivazione di viti, frutta, erbe medicinali e l’allevamento di bovini e capre. Tutte le aziende seguono il regolamento ad eccezione di una che è stata multata.

Oltre all’idea che chi inquina deve pagare, il regolamento si basa anche sul principio di precauzione, all’interno di una coerente strategia di analisi dei rischi che non sempre sono noti sulla base delle informazioni scientifiche disponibili, sia in conseguenza dell’incertezza collegata con le indagini scientifiche, sia delle possibili interazioni non prevedibili a priori tra tecniche e prodotti e specifiche caratteristiche ambientali della Vallarsa, così come è scritto nel verbale dell’approvazione del testo. L’amministrazione ha pensato anche a misure proporzionali, non discriminatorie, coerenti, basate su un esame dei potenziali vantaggi ed oneri, rivedibili ed in grado di attribuire la responsabilità per la produzione delle prove scientifiche necessarie per una completa valutazione del rischio.

La partenza è l’agricoltura perché è l’attività prevalente nel terrtiorio comunale, ma il verbale rinvia ad un successivo provvedimento la regolamentazione degli altri settori produttivi e delle attività di consumo.

Gios ha inoltre aggiunto che “Per garantire lo sviluppo economico insieme alla difesa del nostro territorio e della salute delle persone, non basta incentivare la green economy ma occorrono piuttosto nuove regole che eliminino le palesi distorsioni di mercato e i costi sociali insostenibili. Questo è possibile semplicemente applicando i principi chiave del nostro ordinamento e i Comuni possono fare moltissimo in questo ambito. Con il sistema attuale coloro che producono esternalità negative sono avvantaggiati, ma non è giusto che a sostenere maggiori costi di certificazioni siano le aziende meno impattanti. Il nostro obiettivo, con l’inversione dell’onere della prova, è ribaltare questo meccanismo”.

Si tratta di una iniziativa davvero all’avanguardia ed anche apparentemente semplice nella sua applicazione. Speriamo che questo esempio illuminato possa dare un esito positivo e che altri Comuni italiani ne seguano le orme!

EVIAN EDENSKI

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