IL PROFESSOR MINERVINI E LE RAGIONI DEL NO ALLA GEOTERMIA A MEDIA-ALTA ENTALPIA

Roberto Minervini, idrobiologo

“In Svizzera hanno bloccato la geotermia. In Italia invece c’è poca attenzione al cosiddetto svilupppo sostenibile”.

Le parole sono di Ennio La Malfa, presidente di Accademia Kronos , il contesto è il convegno sulla geotermia nel Lazio e sui contratti di fiume svoltosi nel Monastero di San Vincezo a Bassano Romano nel pomeriggio di venerdì 5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente.

6 GIUGNO 2015 da tusciatimes.eu

All’incontro hanno partecipato il professor Roberto Minervini, idrobiologo dell’Università della Tuscia e componente del comitato CISA (Comitato Interregionale per la Salvaguardia dell’Alfina), e Carlo Leoni, coordinatore del Comitato Prato Cecco.

Minervini, dopo aver ammesso di non essere un esperto di geotermia, ma di riportare quanto appreso in numerosi incontri sul tema da studiosi del settore, ha aperto il convegno così: “Sono una persona che ha fatto una scelta di vita, sono andato a vivere in campagna. Ci sono cose che meritano di essere salvate, fra queste lo stile di vita. La geotermia è una specie di bomba che ci è scoppiata in mano”.

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“Purtroppo in Italia – l’attacco di Minervini – abbiamo una politica delle rinnovabili fatta alla garibaldina, senza programmazione. Sono stato a Larderello, la patria della geotermia e mi sono chiesto: quali vantaggi porta alla  popolazione? Occupazione? Nessuna, perché per la tecnologia avanzata utilizzata, che l’Italia tra l’altro non è in grado di produrre, non chiamano certo l’idraulico di paese. Il vantaggio economico per i Comuni? Due lire. I rischi? Queste perforazioni arrivano a 2000-2500 metri di profondità e non c’è alcuna rassicurazione su un eventuale inquinamento delle falde acquifere. Abbiamo bisogno di energia elettrica? No, perché quella installata è il doppio di quella necessaria”.

Destinatari delle critiche di Minervini sono “i politici che partoriscono leggi che favoris cono aziende che fino a ieri facevano tutt’altro. Ecco perché arrivano richieste di licenze. In realtà sono solo 4 o 5 le aziende in grado di fare questi impianti binario, quindi chi ottiene la licenza il più delle volte non fa altro che rivenderla immediatamente. Fortunatamente sull’Alfina tutti i sindaci dei Comuni interessati sono contrari agli impianti. A Latera la centrale geotermica ha funzionato tre giorni, poi l’Enel, dopo aver speso 700 miliardi, l’ha chiusa perché oltre ad aver provocato terremoti del 3°-4° grado della scala Richter, c’è il problema delle falde inquinate e dei gas tossici (anidride solforosa, ammoniaca) che, non potendo essere reimmessi nel suolo per l’eccesso di energia necessaria, sono stati liberati nell’atmosfera generando grandissime polemiche. I filtri si intasano subito. Inoltre i pozzi, 9 volte su 10, non sono comunicanti e così si riduce la pressione in un pozzo quando si preleva il fluido e la si aumenta in un altro quando lo si reimmette”.
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Ma perché si fanno impianti geotermici in zone a rischio sismico? La spiegazione è scientifica: “La sismicità frattura le rocce e questo facilita la risalita dei reflui“.

“Sull’Amiata, zona interessata da diverse centrali geotermiche , – prosegue Minervini – le falde acquifere sono scese di diverse decine di metri”.

Ed ora ci sono numerose richieste di sondaggi del sottosuolo che riguardano il Lazio con quali rischi? “L’Umbria – spiega ancora Minervini – è molto decisa a dire di no. Il Lazio, invece, nicchia ed è facile pensare che se dà l’ok a sondaggi che costano 3 o 4 milioni di euro poi i lavori andranno avanti, altrimenti chi spende può chiedere risarcimenti enormi”.

“Nulla da eccepire – conclude Minervini – sulla bassa entalpia (centrali in cui la temperatura del fluido reperito è inferiore ai 90 gradi, la media entalpia è tra 90 e i 150, l’alta sopra i 150 gradi, ndr), mentre per quanto riguarda la cosiddetta sostenibilità va detto che le risorse geotermiche non sono completamente rinnovabili, perché se prendo calore da un pozzo, quello si raffredda e servono decine di anni per recuperare quel calore”.

 

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