OGM: Tar del Lazio rinvia la decisione sul mais Monsanto

Il Tar del Lazio ha deciso di rinviare la decisione sulla coltivazione del mais Monsanto. Il ricorso contro il decreto interministeriale del luglio 2013, che proibisce la semina di colture geneticamente modificate in Italia, era stato presentato dall’agricoltore friuliano Giorgio Fidenato, leader degli Agricoltori Federati.

La Coldiretti in una nota auspica che il rinvio della sentenza venga sfruttato da tutti gli attori coinvolti nel caso, per riflettere sui rischi degli OGM e bandirne definitivamente la coltivazione. Come ha sottolineato Roberto Moncalvo, presidente dell’associazione agricola:

Esprimiamo fiducia per il buon esito finale del procedimento. Il rinvio della decisione conferma il divieto di coltivazione e allontana il rischio di contaminazioni illegali. A questo punto i Ministeri competenti e le Regioni devono cogliere il tempo disponibile per una soluzione definitiva che mantenga l’Italia libera da OGM, come chiede la stragrande maggioranza dei cittadini.

Il Tar del Lazio si pronuncerà sulla semina di mais MON810 nelle prossime settimane. Il mais Mon810 che Fidenato chiede di poter coltivare è l’unico mais geneticamente modificatoattualmente consentito in Europa. In Italia il decreto interministeriale del luglio 2013 ne ha bloccato la coltivazione solo temporaneamente, esattamente per 18 mesi. Successivamente bisognerà adottare le misure previste nel resto d’Europa.

Fidenato ha già coltivato illegalmente mais Monsanto, causando un inquinamento genetico nelle aree limitrofe e scatenando il blitz di Greenpeace che denunciò proprio la mancanza, nei campi coltivati con il Mon810, di misure atte a evitare la contaminazione con le piante non geneticamente modificate.

Il 5 aprile scorso la stessa Greenpeace, insieme a una task force composta da altre 38 associazioni, è scesa in piazza per chiedere un’agricoltura libera da OGM in Italia. L’associazione ha spiegato in una nota i rischi di una sentenza del Tar favorevole alla coltivazione degli OGM:

Se il ricorso fosse accolto, si rischierebbe di aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate. Tutto il comparto agricolo ne risulterebbe gravemente compromesso: un colpo durissimo per i nostri prodotti, il “made in Italy”, le produzioni biologiche, le esportazioni e per la libertà di scelta dei cittadini.

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