La guerriglia urbana e la nuova chimica dell’antisommossa

24/06/13 Rubric
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Scritto da Redazione Rubric il 23 giugno 2013 in Scienza e Tecnologia di Ivan Pirrotta

In qualsiasi periodo storico e sotto qualsiasi tipo di governo, masse di persone hanno protestato per i motivi più disparati
affrontandosi con i rappresentanti del potere di turno, degenerando in diverse occasioni in scontri o vere e proprie guerriglie urbane con risvolti tragici. Da entrambe le fazioni in molti casi non si è disdegnato l’uso della forza e delle armi, qualunque esse fossero. Il tipo di armi usate dalle due fazioni nel corso della storia è stato molto diverso, sopratutto dalla parte dei manifestanti, il più delle volte meno organizzati e preparati rispetto alle forze governative.
Le armi sono state spesso diverse fra loro, motivo per cui non è facile farne una classificazione: si va dai sampietrini ai bastoni, passando per ordigni incendiari come il “cocktail molotov”, sino ad arrivare ad armi da fuoco e caschi per proteggersi. Più fornite e addestrate (a scacciare il manifestante) sono invece ovviamente le forze dei governi, che fino da qualche tempo fa, nemmeno troppo lontano, oltre ai classici manganelli e scudi hanno iniziato a munirsi anche di lunghi bastoni da cavallo per farsi largo tra i manifestanti (aprendo qua e là qualche testa), arrivando al punto di utilizzare anche piombo caldo ad altezza d’uomo.
La chimica del riot 
Forse perché un manifestante ferito suscita meno scalpore che uno morto, molti governi hanno iniziato a pensare a metodi
non letali per neutralizzare il manifestante senza “terminarlo”. La tecnologia inizia quindi a cambiare le armi per il
contenimento delle azioni dei manifestanti con l’introduzione di proiettili di gomma, cannoni ad acqua e, durante gli anni
Ottanta, con la reintroduzione rivisitata di alcune armi dal sapore un po’ retrò, che gli stessi governi avevano pensato, inventato e sintetizzato in laboratorio. Queste armi erano state testate e utilizzate a partire dagli inizi del secolo scorso, producendo un numero di vittime e invalidi di tutto rispetto: le armi chimiche, nello specifico i gas irritanti.
Questa volta però non si tratta di agenti letali come i più famosi cloro (Cl2), Bromuro di xilile (C8H9Br), acido cianidrico (HCN), organo-arsine (lewisite, C2H2AsCl3) e molecole con nomi inquietanti come l’iprite (o gas mostarda, C4H8Cl2S), fosgene (COCl2), sarin ( C4H10FO2P), gas nervini e agenti-V (bromuro di xilile).
Si tratta piuttosto di loro stretti discendenti, i nipoti se non i figli delle armi di distruzione di massa pensate all’inizio del XX secolo e impiegate sopratutto durante la prima e seconda guerra mondiale, ma anche in altri conflitti forse meno conosciuti ma altrettanto cruenti. Stiamo parlando degli RCA, acronimo inglese che sta a significare “riot control agent”,

Queste sostanze sono preparate in modo tale da essere somministrate come aerosol (spray) e talvolta come vapori o gas. Il loro scopo è inibire la minaccia rappresentata dal manifestante rendendolo inoffensivo senza causargli danni permanenti e per un periodo di tempo sufficiente a detenerlo e/o a disperdere la sommossa. Occorre sottolineare che anche se queste sostanze non procurano danni permanenti, ciò non significa che non siano pericolose. Infatti, una concentrazione maggiore di sostanze usata per preparare questi deterrenti, o semplicemente un suo uso improprio come l’inalazione o l’ingestione forzata, possono farne degli agenti letali.
Il loro utilizzo è regolato differentemente da nazione a nazione. È per lo meno curioso che sebbene queste armi siano bandite come armi da guerra dall’articolo 1.5 della Convenzione delle armi chimiche, esse siano possedute liberalmente in alcuni Paesi mentre in altri per la loro detenzione si può arrivare fino all’arresto o a multe salate.
Il guardiano silente
Tutto questo arsenale di armi e sostanze definite “non-letali” (proiettili di gomma, sfollagente, RCA) possono essere considerate come le frecce di legno degli indios di fronte alle taglienti spade d’acciaio Toledano dei conquistadores spagnoli nel momento in cui vengono messe a confronto con l’ADS (tradotto semplicemente in “comearmia microonde”): un’antenna che emette radiazioni a microonde ad alta frequenza (95 GHz) verso un bersaglio o un’area determinata. Non è un arma selettiva, poiché colpisce chiunque si trovi nell’area del bersaglio, e può farlo illimitatamente (finché gli si
somministra corrente) colpendo all’istante.
Il distributore funziona in maniera simile a un forno a microonde: la radiazione emessa eccita le molecole d’acqua della pelle generando un riscaldamento praticamente istantaneo attraverso il processo di riscaldamento dielettrico. Il dispositivo è costruito in maniera tale da emettere radiazioni non troppo penetranti che si limitano a entrare nel tessuto fino a circa 17
mm. Dipendendo dal tempo di esposizione alla radiazione, si possono sperimentare ustioni fino al secondo grado. Sono stati effettuati diversi test su umani e il massimo tempo di resistenza alla radiazione (e al dolore) è stato di 5 secondi. Ecco le testimonianze di alcuni volontari che hanno partecipato ai test: «Per il primo attimo si sente la pelle riscaldarsi, come
se stessi bruciando, ma quando si è al sicuro dalla radiazione la pelle ritorna normale e non c’è dolore».
Se il Grande Fratello oltre che occhi onnipresenti avesse anche un moderno gatto a nove code onnipresente? Quest’arma, ancora in fase di sperimentazione è già stata testata in teatri di guerra come strumento tra “l’alt!” e il “fuoco” pronunciati dalle forze di sicurezza. Altri hanno osservato che essa possiede i principi per essere uno strumento di tortura perfetto,
infliggendo un intenso dolore non letale, senza lasciare segni del suo utilizzo sul soggetto interessato.

L’uso di ADS per disperdere i manifestanti potrebbe essere pertanto il futuro delle armi antisommossa. Questa formula mi ricorda un film di fantascienza che ho visto da piccolo. In una prigione, probabilmente situata su un altro pianeta, i prigionieri potevano essere puniti con un dolore di intensità variabile stabilito dal carceriere. Inoltre i detenuti non potevano
oltrepassare definiti confini: la linea gialla provocava fastidio intenso, la rossa dolore intenso, la nera morte. Se la fantascienza corre veloce, la realtà la segue a distanza a un passo più lento ma comunque costante. Recentemente in alcune prigioni è stato infatti installato un dispositivo simile ad ADS per controllare possibili rivolte dei detenuti.
L’ADS è più o meno un grosso forno a microonde, e riscalda attraverso un’antenna, come può essere, ad esempio, quella dei ripetitori dei cellulari che hanno invaso le nostre città. 

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