Comune lancia raccolta firme per legge “Rifiuti Zero”

da lagone

30/04/2013

di Barbara Conti

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Il Comune di Oriolo partecipa alla campagna di raccolta firme relativa alla sottoscrizione della proposta di legge di iniziativa popolare “Rifiuti Zero”, depositata in Cassazione il 27 marzo. È una strategia nazionale a cui Oriolo aveva già aderito con una delibera del 26 novembre 2011. Nel paese, inoltre, è stata dedicata un’intera giornata per la raccolta firme il 14 aprile. Iniziativa a cui il Comune ha contribuito versando 100 euro al comitato promotore per sostenere le spese della campagna di raccolta firme.
Sono cinque le parole chiave intorno a cui ruota la proposta di legge: sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro. Ma soprattutto sostenibilità in tutti gli ambiti e a tutti i livelli. Non a caso il Comune di Oriolo ha dimostrato sempre sensibilità in tema di politiche ambientali, diventando “Comune Riciclone”, conseguendo due volte il premio “Un bosco per Kyoto”, per la differenziata, e rinnovando la certificazione Emas. 
Quella dei “Rifiuti Zero” è una legge sofisticata che si preoccupa soprattutto della salute della gente. Si mira principalmente ad evitare gli sprechi e a massimizzare le 3 “R” della raccolta differenziata: la Riduzione dei rifiuti, il Riuso dei beni a fine vita, il Riciclaggio e minimizzando, tendendo a zero al 2020, lo smaltimento, il recupero di energia e il recupero di materia diverso dal riciclaggio, diventata quasi una necessità dopo la risoluzione del Parlamento europeo del 24 maggio 2012 per “un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”. La sentenza del Parlamento si è rivelata un documento preparatorio sia per il settimo Programma europeo d’azione per l’ambiente, che per la nuova direttiva quadro sui rifiuti prevista per il 2014, incentrata, come dice nel punto 33, sul “concetto di ciclo di vita” dei rifiuti, così da arrivare al “divieto dello smaltimento in discarica” e ad “abolire l’incenerimento”. La legge “Rifiuti Zero”, infatti, prevede di bloccare le autorizzazioni per nuovi e vecchi inceneritori con meno del 65% di recupero energetico, assimilabili ad impianti di smaltimento (art. 4).
La legge si pone (art. 1) di passare, dal 2016 al 2020, dal 10% circa al 20% di riduzione dei rifiuti; dal 2% al 5% di riutilizzo; dal 70% all’85% del riciclaggio, e dall’80% al 95% del recupero di materia. Arrivando a solamente il 5% di recupero di energia e smaltimento (dal 65% attuale). Dopo l’obbligo del passaggio alla raccolta differenziata (art. 2), sono previste forme di Iva agevolate per i cittadini (ed i Comuni, art. 11) più virtuosi secondo il principio “chi inquina paga”: esente o 4% per il Riuso; al 10% per il Riciclato; Esente per il Compost. Fissato poi il “passaggio entro tre anni, dalla Tassa alla Tariffa Puntuale” (art. 15). Introdotta (art. 17) la novità dei “certificati bianchi, incentivi al Riciclo e Recupero di materia per finanziare la nuova filiera Comuni, Conai-Distretti, Industria riconvertita”; e l’istituzione dei “distretti del recupero”, art. 18, paralleli al Conai.
Non solo. L’art. 8 sancisce il Divieto di Esportazione all’estero dei rifiuti. Annullata, dall’articolo 13, ogni possibilità di scopo di lucro: differenziata e smaltimento “sono senza profitto e devono essere eseguite da aziende pubbliche”.
Importantissimo l’art. 20, che prevede il “monitoraggio sanitario” dei siti inquinati, con “bonifica, prevenzione e cura a carico degli inquinatori” e creazione di registri dei tumori, con connessa campagna di prevenzione e cura. Tanto da sancire (art. 21) il reato di danno ambientale. Recupero, però, non solo di rifiuti, ma anche alimentare, come forma di lotta alla povertà e di redistribuzione equo-solidale delle risorse e dei beni di prima necessità. Da qui nascono (art.23) “le Banche alimentari come centri di riutilizzo sociale di alimenti in prossimità di scadenza, Last Minute Market”. E, accanto a Centri di Raccolta, art. 24, avremo “Centri per il Riuso, uno ogni 20mila abitanti al 2016, aree di deposito in attesa della Riparazione o del Riuso, gestite da associazioni no profit”.
Non manca l’attenzione alla partecipazione attiva della cittadinanza con la creazione (art.26) di un “Comitato di garanti civici per la partecipazione nell’attuazione e revisione di Piani regionali rifiuti”.

 

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