“RIFLETTENDO SU CLITEMNESTRA”

Vorrei segnalarvi due spettacoli teatrali. Non tanto per la loro qualità, sulla quale ho molti dubbi. Ma per le riflessioni che inducono. Il primo, Oscar Wilde. Il clown dal cuore infranto fa parte di una rassegna dedicata a Oscar Wilde al Teatro Filodrammatici di Milano. Il secondo si intitola Clitemnestra – L’altra donna ed è stato in scena fino al 5 aprile al Verdi, sempre di Milano.

 Nel primo caso a colpirmi, in questa corretta, ma piuttosto didascalica ricostruzione del processo e della condanna per sodomia del grande scrittore inglese (bravo, proprio come nel caso di Clitemnestra, il protagonista, molto più deboli gli altri attori), è stato ovviamente il surreale persistere dell’omofobia. Ovvio che oggi in Inghilterra gli omosessuali non siano più discriminati. Ma l’omosessualità è ancora reato in molti Paesi ed è punita con la pena di morte in Iran, Mauritania, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Arabia Saudita e Nigeria. Quello che colpisce, nell’attenta ricostruzione del processo, è la totale mancanza di punti di riferimenti comuni tra il giudice e l’imputato Oscar Wilde (che si era in realtà cacciato nel pasticcio del processo querelando lui il padre del suo innamorato Lord Alfred Douglas detto Bosie, il Marchese di Queensberry, che lo aveva accusato di sodomia). Oscar Wilde non seppe essere furbo: enunciò davanti alla corte i suoi principi “letterari” che oggi ci sembrano quasi banali (un romanzo si giudica dalla sua qualità e non dalla sua “moralità”). Ma che allora gli costarono una condanna per “Gross Indecency” e due anni di carcere duro. Direte: altri tempi. In Italia, mica tanto. Le esternazioni di alcuni politici, ai quali, evidentemente sembra del tutto normale rubare o fare affari con le mafie (visto che non troppe voci si sono levate dal Parlamento contro gli ultimi scandali), fanno pensare che la fiducia di Wilde che, un giorno, il mondo avrebbe capito, era colpevolmente ottimista. «Se il ministro Fornero avesse inteso diversamente di insegnare che sono naturali anche i rapporti tra omosessuali – ha detto di recente a Radio 24 Carlo Giovanardi – avrebbe la rivolta del Parlamento». La stessa rivolta, sembra evidente, non si è scatenata alla scoperta di come sono stati utilizzati i rimborsi elettorali.

 Nello spettacolo su Clitemnestra il tema è un altro: in un ingenuo e mal riuscito tentativo di trasporre al giorno d’oggi il dramma del ritorno a casa del sanguinario Agamennone, i due autori e registi, Renata Coluccini e Marco Di Stefano, pongono però un problema ancora irrisolto. Come ci si libera da un tiranno se il popolo non lo abbatte? Oggi diremmo: finché il popolo sceglie di tenerselo… Ma in realtà non è vero che le diplomazie internazionali ragionano in questo modo. Altrimenti Mu’ammar Gheddafi non sarebbe caduto (la rivolta era praticamente fallita quando sono intervenuti i bombardamenti della Nato). Ancora oggi la soluzione varia di volta in volta. Certo è che sarebbe stato molto più interessante se, anziché una Clitemnestra un po’ femminista, un po’ pacifista, un po’ casalinga di Voghera, gli autori avessero posto un quesito più forte: la moglie di Agamennone, innegabilmente un’assassina, aveva ragione? Elettra era a torto dalla parte del padre? Oreste fu soltanto manipolato da lei? E Cassandra si poteva salvare? Non è un esercizio inutile. Anche nel testo maldestro del Verdi emerge la marea di similitudini tra la guerra di Troia e quella dei Balcani. A morire, è stato detto, sono i morti di sempre…

da persona e danno  05/04/12

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