RAPPORTO 2011 SULLO STATO DELLE PROVINCE DEL LAZIO: TUTTO IL QUADRO DI VITERBO

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(NewTuscia) – VITERBO – Il sistema economico della Provincia di Viterbo appare caratterizzato negli ultimi anni da importanti cambiamenti che investono il tessuto produttivo, con effetti diretti e indiretti sul mercato del lavoro, sull’apertura ai mercati esteri e sulla ricchezza disponibile. In termini di tendenza generale, il sistema economico locale appare esposto alle criticità indotte dalle trasformazioni dell’economia globale e dal conseguente ridimensionamento del sistema Italia; al tempo stesso, tuttavia, la presenza di alcuni segnali positivi (nell’occupazione, nel turismo, nella cultura), almeno nel breve periodo, costituiscono il presupposto su cui poggiare le basi per una effettiva inversione di ciclo.  

La prospettiva dello sviluppo locale, come contributo necessario alla costruzione di un progetto generale di consolidamento e di crescita dell’economia regionale e nazionale appare in questa fase ancora più complessa, perché richiede strumenti, volontà, visione e competenze; perché richiede davvero la capacità di innestare le vocazioni locali all’interno di trasformazioni globali sottoposte a continue accelerazioni e repentini cambi di direzione.  

Ciò premesso, la lettura delle dinamiche locali della provincia di Viterbo contiene risultati più preoccupanti nelle variazioni di medio periodo, seguite da parziali recuperi nel corso del 2010, in particolare in termini occupazionali, con un incremento dell’1,7% del numero degli occupati (+2.000 unità, passando da 114.200 del 2009 a 116.100), un leggero incremento del tasso di occupazione (dal 54,2% al 54,6%) ed un consistente calo del tasso di disoccupazione di 1,1 punti percentuali (dall’11,7% del 2009 al 10,6% nel 2010), che pure permane insieme a quello di Latina, il più alto della regione. 

Resta tuttavia particolarmente marcata la difficoltà di accesso al mercato del lavoro della componente femminile della popolazione, penalizzata da un tessuto produttivo  (e culturale) ancora scarsamente inclusivo: nel 2010 nella provincia di Viterbo il tasso di occupazione maschile risulta infatti pari al 71,1% (come nel 2009), mentre quello femminile si attesta sul 38,1%, con uno scarto di genere di 33 punti (pur in crescita rispetto al 37,3% del 2009). 

Positivo, almeno in termini relativi, il dato dell’occupabilità dei laureati dell’Università della Tuscia. Sulla base dei dati disponibili, infatti, ad un anno dal conseguimento della laurea trova impiego il 51,8% dei dottori: un valore, questo, superiore sia a quello dei principali atenei laziali sia alla media nazionale (48,7%). 

Significativo, nel contesto regionale, lo squilibrio territoriale, con un reddito medio familiare (imponibile irpef 2010 su redditi 2009) pari nella provincia di Viterbo a 26.300 euro (+0,6% sull’anno precedente, contro -0,2% nel Lazio), a fronte dei 35.000 euro della media regionale e soprattutto dei 38.500 euro della provincia Capitolina. Squilibrio, questo, ampiamente confermato anche in termini di PIL. 

Elevato il ricorso al credito da parte delle famiglie, con un alto tasso di indebitamento (77,9%), ma con contenuti valori per le sofferenze e il tasso di insolvenza (3,4%). 

Relativamente ai cambiamenti della struttura imprenditoriale (dati 2011), la provincia di Viterbo appare caratterizzata da una ulteriore crescita del numero delle imprese (38.430 le registrate, con una crescita dello 0,4% rispetto alle 38.286 del 2010); una espansione, questa, che tuttavia si accompagna ad una crescente difficoltà di presenza sul mercato, con un aumento del tasso di insolvenza e dei protesti.   

Osservando la composizione interna del sistema delle imprese emerge inoltre un processo di costante trasformazione che si declina in un arretramento del peso dell’industria e del manifatturiero, da un’ulteriore riduzione del settore primario, da una sostanziale stabilità del commercio e da una crescita delle costruzioni e attività immobiliari, del sistema turistico-ricettivo (alloggio e ristorazione, noleggio, viaggi) e dei servizi alla persona.  

Il settore agricolo, pur indebolito, rimane il più virtuoso del Lazio in termini di contributo al valore aggiunto complessivo (340 milioni di euro nel 2009, pari al 5,2% del totale provinciale, a fronte dell’1% su base regionale).

La dinamica relativa alla distribuzione del valore aggiunto per settore produttivo, i cui dati disponibili sono fermi al 2009, indica tuttavia trasformazioni spesso contraddittorie rispetto a quelle segnalate dalle più recenti informazioni sull’imprenditorialità e l’occupazione, (tra queste, in primo luogo, l’incremento del peso dell’industria tra il 2005 e il 2009), richiedendo ulteriori approfondimenti  e cautele nel percorso di analisi.

Strettamente legata ai mutamenti del sistema produttivo locale è l’internazionalizzazione commerciale, con un’importante ripresa dell’export nel 2010 (+17,8%), seguita tuttavia al calo del 26% registrato nel 2009, e accompagnata da una crescita straordinaria delle importazioni (+52%). Peraltro proprio nel 2010 la provincia di Viterbo rileva per la prima volta una situazione di deficit della bilancia commerciale.

In termini più generali il contributo delle esportazioni al Pil continua a presentare valori molto contenuti (3,7%), a fronte dell’8,7% regionale e del 21,8% in Italia, peraltro in forte calo rispetto al 5,8% del 2000 ed al 5,4% del 2005. 

Positivo, infine, il risultato del turismo, con un aumento del 35% degli arrivi e del 58,4% delle presenze: una dinamica, questa, che coinvolge sia la componente italiana della domanda (+36,8% gli arrivi e +67% le presenze), sia quella straniera  (+26,9% e +28.6%).

27/02/2012 : 15:08


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