Ancora un passo verso lo smantellamento della Sanità nella Tuscia

19/12/2018 – 08:46 da ontuscia.it

Come si legge su alcuni media locali, «la settimana passata un nostro concittadino è dovuto ricorrere all’Ospedale Sant’Anna di Ronciglione a causa di un sospetto infarto del miocardio.

Il rapido intervento dei sanitari lo ha confermato, attivando le strategie terapeutiche per stabilizzare il quadro (traduzione: salvare la vita del nostro concittadino).

Ce ne rallegriamo – scrivono da A riveder le stelle, Meet Up Amici di Beppe Grillo di Ronciglione – .

Ma la vera notizia, dietro un caso di “ordinaria attività di un pronto soccorso”, è, come sappiamo (e molti fingono di non sapere) che a Ronciglione, in un comprensorio che arriva fino a Bassano, l’unita d’urgenza, cioè il Pronto Soccorso, non esiste più.

Esiste unicamente un Punto di Primo Intervento che solo grazie alla dedizione del personale riesce a far fronte ad una situazione di calamità.

Perché dopo il declassamento dell’ospedale consorziale di Ronciglione a Casa della Salute, voluto da Nicola Zingaretti, che la sanità laziale l’ha distrutta, e alla sua iniziativa di Case e Cittadelle della Salute (di chi?), questo servizio fondamentale per la salute della popolazione è stato cancellato.

Allarmi e proteste dei cittadini preoccupati per questa deriva, non sono serviti. E per di più altri cittadini, riconoscenti per le carognate messe a segno durante il mandato precedente, hanno pensato bene di dare a Zingaretti i voti per essere rieletto Presidente della Regione Lazio.

Già questo sarebbe preoccupante, ma il 17 dicembre 2018, la Direzione Generale dell’ASL di Viterbo ha convocato il coordinatore sanitario del PPI per comunicargli che a partire dal 1 gennaio 2019, questa struttura cessa di esistere e si trasforma in PAT (Punto di Attenzione Territoriale, un semplice servizio ambulatoriale).

Tutto questo con la firma della Direttrice della ASL, Donetti, che dalla sua posizione sta affondando ancor di più, se possibile, la Sanità della Provincia di Viterbo.

Ci sarebbe quasi da sorridere, se non si trattasse di una situazione drammatica per più di 30.000 (trentamila) persone, pensando ad un Sanità regionale ancora commissariata (per fortuna senza più Zingaretti come commissario), una Direttrice dell’ASL di Viterbo che dimentica che il personale sanitario, prima delle direttive amministrative, deve rispettare il Giuramento di Ippocrate (ripreso nel Codice Penale italiano) e pensando al principio costituzionale del Diritto alla Salute.

L’argomento cardine di questa decisione sarebbe il presunto risparmio di 350.000 euro annuali per la chiusura dei PPI di Ronciglione (e di quello di Montefiascone, tutti e due ex Pronto Soccorso).

Come ha sostenuto Roberta Lombardi, capogruppo del M5S alla Regione Lazio, durante la campagna elettorale, chi ha la responsabilità di dirigere la Sanità sul nostro territorio non solo non ne conosce le caratteristiche geografiche ma, soprattutto, risulta impreparato a comprendere le vere necessità della popolazione in quello che è il Diritto Fondamentale di tutti i cittadini: il diritto alla Salute e quindi alla vita stessa, come il caso del nostro concittadino dimostra in modo paradigmatico.

Ci risulta che la Signora Donetti sia economista e quindi dovrebbe informarsi circa il fatto che i protocolli medici delle urgenze indicano il “golden minute” (ed anche “golden hour”) come il primo elemento da rispettare se si vuole salvare la vita di una persona.

Come si fa a rispettarlo se la struttura viene smantellata? Come si può realmente pensare che un malato non stabilizzato possa attraversare i Monti Cimini senza mettere a repentaglio la sua stessa vita?

A maggior ragione considerando che da novembre ad aprile la strada che va da Ronciglione all’Ospedale di Belcolle può rappresentare, essa stessa, un pericolo?

Questa visione becera della Sanità non può essere tollerata dai cittadini. Cosi come non si possono tollerare le affermazioni di Alessandro Giovagnoli (ex sindaco) che il 7 agosto del 2017, durante il Consiglio Comunale convocato sul tema “Atto di indirizzo per la risoluzione delle criticità organizzative del polo ospedaliero di Ronciglione della Azienda Ospedaliera diViterbo”, mentre chiedeva il ritiro dell’ordine del giorno (dimenticando che la più alta autorità in materia di salute pubblica di un Comune è proprio il sindaco! Ma da chi siamo stati governati?), diceva “Lei, quindi, Sig. Sindaco, ben sa e ben sapeva che il nostro Ospedale Sant’Anna rischiava la chiusura (cosa ovvia considerato chi occupava la poltrona di Sindaco, n.d.r.) e l’unico modo che avevamo come Amministrazione “responsabile” (il virgolettato è nostro) per non perdere ogni servizio era la trasformazione in Casa della Salute”.

E dopo aver elevato peana alle meraviglie della Casa della Salute, diceva: “Del tutto priva di fondamento, poi è la notizia da Lei riferita circa la chiusura del Punto di Primo Intervento (infatti!) visto che in nessun atto della ASL e/o della Regione si parla in tal senso (per maggiori garanzie ho personalmente contattato i vertici della ASL di Viterbo i quali mi hanno confermato la permanenza del Punto di Primo Intervento)” !

Perfetto! E ancora: “Cinquanta anni fa una famiglia media nemmeno possedeva un’autovettura e quindi avere l’ospedale a Ronciglione era per noi un vantaggio..; oggi, cinquant’anni dopo la situazione e’ cambiata e francamente preferisco fare 20 km in autovettura e recarmi in una struttura ospedaliera di ultima generazione e che da’ maggiori garanzie piuttosto che restare a Ronciglione..(eccetera)”.

Adesso risulta chiaro a tutti i ronciglionesi che cosa sia realmente accaduto in questi anni e come mai una eccellenza ospedaliera della Tuscia sia stata ridotta in queste condizioni.

Noi, per contro, preferiamo non fare 20 km con una persona che potrebbe morire durante il tragitto (e non solo per ragioni penali), ma avere disponibili sul territorio professionisti della salute a cui importa poco sapere quali giochi di potere politico si nascondano dietro decisioni strampalate e fuori da ogni logica, ma che salvano vite.

E non una volta, ma molte volte durante i loro turni di lavoro. E che fanno in modo che il già collassato Pronto Soccorso di Belcolle (sotto organico e sotto risorse) non veda incrementare la sua già importante attività di una percentuale tra il 15 e il 20% del lavoro che attualmente realizzano. Dove sarebbe in questo caso il risparmio? E soprattutto: quanto vale una vita umana?».

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