Greenpeace: i diserbanti causano tumori, Parkinson e Alzheimer. Il rapporto

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Rischi per la salute a causa dei diserbanti usati in agricoltura

Greenpeace pubblica un rapporto in cui emerge la correlazione tra l’uso di diserbanti nell’agricoltura intensiva e la comparsa di tumori, Parkinson e Alzheimer.

Abbiamo parlato spesso dell’altra faccia dell’agricoltura industriale, delle monocolture, degli Ogm e, soprattutto, del pesante uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi, minaccia non solo per le risorse naturali, come le api e gli insetti impollinatori, ma anche per la salute delle persone.

Il rapporto di Greenpeace su diserbanti e salute

In questi giorni, Greenpeace ha pubblicato un rapporto che indaga gli effetti sulla salute delle sostanze chimiche usate nell’agricoltura intensiva. Secondo l’associazione, le persone più colpite dall’uso di diserbanti sono gli agricoltori, le loro famiglie e le persone che vivono in aree rurali dove si pratica questo tipo di coltivazione.

Il rapporto è stato pubblicato a poca distanza dalla recente decisione presa dall’OMS di classificare il glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo, come sostanza “probabilmente cancerogena”. Decisione che è stata accolta nel peggiore dei modi dalla Monsanto, produttrice dello stesso pesticida.

I rischi legati al contatto con i pesticidi

Secondo quanto afferma Greenpeace, entrare in contatto con alcuni dei pesticidi attualmente permessi in Europa può portare a una varietà di rischi, anche pericolosi, per la salute delle persone, tra cui diverse forme di tumore, malattie neurodegenerative, come il Parkinson e l’Alzheimer, e malattie neonatali.

Il rapporto “Tossico come un pesticida” riassume i risultati degli studi più recenti sui pesticidi e sul loro utilizzo. “Dal 1950 la popolazione mondiale è più che raddoppiata, mentre l’area destinata alle coltivazioni è cresciuta solo del 10 per cento. C’è un’enorme pressione a produrre sempre più cibo, a basso costo, su terreni che diventano inesorabilmente più poveri, sempre più privati delle sostanze nutritive“. Inizia così il rapporto.

Diserbanti: chi è più esposto ai rischi

Le fasce di popolazione più colpite includono gli agricoltori, i bambini e le donne in gravidanza (che, se esposte ai pesticidi, possono trasmettere alcune di queste sostanze direttamente al feto).

Per chi non lavora nei campi o vive in stretta prossimità di attività agricole o di orticoltura, il principale mezzo di esposizione è ovviamente l’alimentazione.

Considerando le diverse vie di esposizione alle sostanze chimiche in casa, nel cibo e nell’ambiente, comunque, è la salute dei bambini quella più a rischio, in virtù di tassi di esposizione più alti e di una minore capacità di metabolizzare le sostanze tossiche.

Quali rischi si corrono

Il rischio concreto è quello di sviluppare numerose tipologie di tumore, mentre una mole consistente di dati suggerisce che certe sostanze (ad esempio i piretroidi di sintesi) potrebbero danneggiare il sistema immunitario e quello ormonale, influendo nello sviluppo di alcune malattie croniche come l’asma. Varie sostanze, tra cui alcuni organofosfati, carbammati, piretroidi e neonicotinoidi , poi, risultano tossiche per il sistema nervoso e potrebbero avere effetti duraturi sulla salute anche a bassi livelli di esposizione.

L’appello alle autorità europee

È per queste ragioni, che Greenpeace ha deciso di chiedere alla Commissione europea e ai governi nazionali di eliminare gradualmente l’uso di pesticidi di sintesi in agricoltura: “Se vogliamo un’agricoltura veramente al servizio dei cittadini, la priorità deve essere l’eliminazione dei pesticidi che hanno proprietà cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione, e di quelli che interferiscono con il sistema ormonale o che hanno proprietà neurotossiche“, afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia.

Secondo l’associazione, quindi, il futuro dell’agricoltura deve essere tracciato indirizzando i finanziamenti pubblici verso la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di pratiche agricole ecologiche.

I sette principi del rapporto Greenpeace

Cosa che è stata ribadita in questi giorni, durante la presentazione del rapporto di Greenpeace International “Agricoltura sostenibile: sette principi per un nuovo modello che metta al centro le persone“.

Secondo il rapporto, i 7 principi a cui guardare sono:

  • restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e chi consuma, togliendolo dalle mani delle multinazionali dell’agrochimica;
  • la sovranità alimentare, in quanto l’agricoltura sostenibile contribuisce allo sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà;
  • produrre e consumare meglio;
  • incoraggiare la (bio)diversità lungo tutta la filiera;
  • proteggere e aumentare la fertilità del suolo, attraverso le pratiche colturali idonee;
  • consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e piante infestanti, promuovendo pratiche sostenibili;
  • rafforzare la nostra agricoltura, perché si adatti in maniera efficace il sistema di produzione del cibo in un contesto di cambiamenti climatici e di instabilità economica.

Nel frattempo, Greenpeace ha lanciato una piattaforma on-line per evidenziare i “fallimenti” dell’agricoltura industriale e invitare tutti ad agire in prima persona (SoCosaMangio.Greenpeace.it).

Il rapporto completo (in inglese) è disponibile a questo link: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2015/agricoltura/Pesticides_and_our_Health_ENG.pdf

(Foto interna: Greenpeace, CGP Grey)

 

 

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