Glifosato: la Ue rinvia la decisione. Stati spaccati, no dell’Italia

L’Unione europea rinvia la decisione sul glifosato. La proposta della Commissione di rinnovare l’autorizzazione all’uso di questo erbicida per altri dieci anni non ha raccolto il parere positivo della maggioranza degli Stati. La riunione del comitato Paff per alimenti, mangimi e piante si sarebbe dovuta esprimere oggi anche su una proposta di rinnovo del glifosato per un periodo di tempo compreso fra 5 e 7 anni ma si è chiusa senza voto. Tutto rimandato, insomma, a una prossima riunione di cui ancora non si conosce la data.

da helpconsumatori.it

Il fronte dei paesi europei del resto non è unito.Rispetto all’ultima votazione del 2016, quattro paesi che prima si erano astenuti hanno votato contrarietà al rinnovo – fra questi l’Italia. Il risultato, spiega Greenpeace, è che “la votazione di oggi sul rinnovo per dieci anni ha visto dieci Paesi contrari (Italia, Belgio, Francia, Grecia, Croazia, Lussemburgo, Malta, Austria, Slovenia e Svezia),due astenuti (Germania e Portogallo), sedici a favore(Bulgaria, Danimarca, Repubblica Ceca, Estonia, Irlanda, Spagna, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Finlandia e Regno Unito)”.

Commenta Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia: “Bene il voto contrario dell’Italia al rinnovo del glifosato, è un atto di responsabilità. Dieci, sette o cinque anni non cambia nulla, non si può dare il via libera a una sostanza che sta inquinando l’ambiente e che è probabilmente cancerogena per gli esseri umani”. Il glifosato è un erbicida molto contestato e  un’Iniziativa dei cittadini europei per la sua messa al bando ha raccolto oltre un milione di firme in meno di un anno.

Ieri il Parlamento europeo ne ha chiesto il divieto totale entro il 2022In una risoluzione non vincolante i deputati del Parlamento europeo hanno chiesto di eliminare subito l’uso domestico di questo erbicida, e di metterlo al bando dall’agricoltura entro il 2022. L’Europarlamento ha poi chiesto che le valutazioni dei rischi da parte della Commissione europea siano rese pubbliche.

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