Migliora la qualità delle acque in UE, ma occorre affrontare nuove sfide

Il Rapporto di EEA sulle politiche idriche europee e la salute umana giudica complessivamente buoni i risultati ottenuti, ma adesso per mantenere le acque pulite e sane l’attenzione deve estendersi ad altri fattori di inquinamento e al contenimento degli sprechi

220-16 Migliora la qualità delle acque in UE, ma occorre affrontare nuove sfide

Dal 1975 l’UE ha prodotto una vasta normativa in materia di acque con l’obiettivo di tutelare la risorsa idrica proteggendo i consumatori, gli utenti e l’ambiente.

I tre atti legislativi fondamentali della normativa di tutela delle acque nella UE, per garantire la salute pubblica e la tutela dell’ambiente in Europa, sono ad oggi le direttive sulle acque di balneazione, sull’acqua potabile e sul trattamento delle acque reflue urbane.

Le Direttive si sono rivelate efficaci per migliorare la qualità delle acque nel Continente, anche se non in modo uniforme nei vari paesi dell’Unione.

Nei 15 paesi dell’UE che per primi le hanno adottate si registrano ottimi risultati ed effetti positivi diretti sulla qualità delle tre tipologie di acque oggetto delle Direttive, ma anche negli stati membri che hanno aderito dopo il 2004 si registrano progressi costanti.

DIAGRAMMA ACQUE.jpgVariazioni di trattamento delle acque reflue nelle regioni d’Europa tra il 1990 e il 2012

Complessivamente, il Rapporto giudica la qualità delle acque della UE elevata:

  • la percentuale dei siti delle acque di balneazione che soddisfano gli standard minimi di qualità dell’acqua “almeno sufficiente” si attesta nel 2015 al 96,1%;
  • le acque potabili soddisfano per oltre il 98,5% gli standard fissati dalla UE;
  • il trattamento delle acque reflue in tutte le parti d’Europa è migliorato nel corso degli ultimi 15-20 anni, sia in termini di collegamento agli impianti di depurazione e trattamento, sia in termini di innalzamento degli standard di qualità. Restano alcune zone, come l’Europa orientale e sud-orientale, dove la percentuale di popolazione collegata al trattamento delle acque reflue è ancora relativamente bassa rispetto all’Europa centrale e settentrionale, ma il trend è positivo.

Secondo il Rapporto, il consolidamento dei risultati fin qui ottenuti consente di implementare e migliorare ulteriormente il processo di tutela della risorsa idrica affrontando nuove criticità, in particolare quelle derivate dagli scarichi agricoli, dalle tracimazioni delle acque causate dai fenomeni meteorologici estremi e dai microinquinanti provenienti da prodotti per la cura personale.

Le criticità derivate dall’inquinamento prodotto dall’agricoltura e dalle tracimazioni dell’acqua piovana costituiscono un importante fattore di rischio per il mantenimento e il miglioramento della qualità delle acque.

L’azoto e il fosforo che residuano dagli impianti di trattamento delle acque reflue e dell’industria, insieme ai fertilizzanti e ai concimi che residuano dall’agricoltura, restano le principali fonti di inquinamento della risorsa idrica.

A questi si sommano altri importanti inquinanti come le diverse sostanze chimiche che, seppure presenti in basse concentrazioni, possono avere effetti dannosi sugli organismi acquatici e sulla fauna che di questi si nutre. É il caso delle micro-plastiche presenti nei prodotti per la cura personale e dei microrganismi resistenti agli antibiotici la cui sempre maggiore presenza mette a rischio la risorsa idrica. Si tratta di inquinanti che devono essere meglio compresi per essere affrontati come reali fattori di rischio, applicando più efficacemente la direttiva UE quadro sulle acque che indica i percorsi da seguire per affrontare anche queste sfide.

Secondo il Rapporto ancora non sufficientemente affrontati anche altri problemi legati all’uso della risorsa idrica. Tra tutti il fatto che circa il 50% dell’acqua potabile viene prelevato dalle acque sotterranee e circa il 40% da quelle superficiali mentre solo il 10% proviene da altre fonti, come la ricarica artificiale delle acque freatiche o la filtrazione banca.

Per approfondimenti: Rapporto EEA n. 32/2016 corredato da tabelle con i dati dei paesi membri relativi a ciascuna delle direttive.

Per l’Italia si segnala che non sono stati forniti dati sufficienti alla valutazione del trattamento delle acque reflue. Sono invece stati rilevati buoni parametri relativi alle acque della balneazione (pag. 41). Più completi i dati sulle acque potabili suddivisi per regioni.


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