Al corso, inserito nell’ambito delle attività didattiche di educazione continua in medicina – ECM, hanno preso parte medici, tecnici della prevenzione e altre figure sanitarie della Asl molisana.
La dottoressa Antonella Litta, referente nazionale dell’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) per le problematiche da inquinamento delle acque ad uso potabile, docente incaricata per questo corso, ha svolto la lezione trattando i seguenti argomenti:
– introduzione alle principali problematiche di inquinamento ambientale e in particolare a quelle relative all’acqua;
– attività industriali ad alto rischio di inquinamento dei corpi idrici ed esempi di inquinamento industriale dei corpi idrici in Italia e nel mondo;
– inquinamento delle acque e problematiche sanitarie ed ambientali;
– cambiamenti climatici ed inquinamento delle acque;
– prospettive attuali e future: interventi di tutela e bonifica dei corpi idrici e risparmio dell’acqua.
Nel corso della lezione la dottoressa Litta ha illustrato come esempi di inquinamento anche da attività industriali le vicende relative alla presenza di arsenico nelle acque ad uso potabile e al processo di eutrofizzazione del lago di Vico e le connesse problematiche ambientali e sanitarie.
In allegato e di seguito una sintesi di alcuni degli argomenti oggetto del corso.
Nota per la stampa
Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde di Viterbo
isde.viterbo@gmail.com
Viterbo, 18 novembre 2016
Scarichi industriali e inquinamento dei corpi idrici
Campobasso, 17 novembre 2016
Il problema
Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno sono circa 12,6 milioni le morti attribuibili all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e all’inquinamento del suolo, alle esposizioni chimiche, ai cambiamenti climatici e alle radiazioni ultraviolette.
L’acqua è un elemento fondamentale e insostituibile per la vita di tutto il pianeta e per quella di ogni essere umano.
E’ una risorsa non illimitata che va protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti, del trattamento delle acque reflue e con il loro riciclo, con concrete politiche di tutela e risanamento ambientale, con la riduzione e il riciclo dei Rifiuti solidi urbani- RSU, con la riduzione del numero delle discariche e la loro bonifica, con controlli qualificati e costanti di tutte quelle attività industriali che anche nella loro attività ordinaria e con la produzione di rifiuti speciali e speciali pericolosi possono contaminare i corpi idrici superficiali e di falda.
Il rapporto Rifiuti speciali 2015- Ispra
Secondo il rapporto Ispra 2015 è il settore manifatturiero, con quasi il 40% del totale (circa 3,4 milioni di tonnellate), il maggior produttore di rifiuti pericolosi, seguito con il 29,4% dalle attività di trattamento rifiuti e di risanamento (circa 2,5 milioni di tonnellate).
Nel dettaglio, nell’ambito del comparto manifatturiero, il 45% circa (oltre 1,5 milioni di tonnellate) del quantitativo di rifiuti pericolosi complessivamente prodotti, proviene dai settori della fabbricazione di prodotti chimici (17,6%), di prodotti farmaceutici di base e preparati (14,2%), della fabbricazione di coke e dei prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio (10,7%), e di articoli in gomma ed in materie plastiche (2,6%).
Il primo produttore di rifiuti non pericolosi (39,8% del totale di rifiuti non pericolosi prodotti, quasi 49 milioni di tonnellate), è invece il settore delle attività di costruzione e demolizioni, seguito da quello del trattamento di rifiuti e di risanamento (30,6 milioni di tonnellate)e da quello manifatturiero (30,4 milioni di tonnellate) con percentuali del 25% circa per entrambi.
I rifiuti speciali e speciali pericolosi se non trattati in maniera adeguata rappresentano un rischio ambientale e sanitario rilevante attraverso la contaminazione delle acque, dell’aria e del suolo.
Stato delle acque in Europa e in Italia
Il report “L’ambiente in Europa – Stato e prospettive nel 2015”, afferma che a livello europeo, “oltre il 40% dei fiumi e delle acque costiere sono interessati da un inquinamento diffuso causato
dall’agricoltura, mentre tra il 20% e il 25% sono soggette a inquinamento da fonti puntuali, per
esempio, strutture industriali, sistemi fognari e impianti per il trattamento delle acque reflue”.
Nell’edizione 2016 del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque dell’ISPRA si legge che sono circa 130.000 le tonnellate di prodotti fitosanitari utilizzate ogni anno in Italia, che è in crescita il numero dei punti di prelievo che risultano contaminati da pesticidi: +20% nelle acque superficiali, +10% in quelle sotterranee e che sono state rilevate 224 sostanze diverse, un numero sensibilmente più elevato rispetto agli anni precedenti (erano 175 nel 2012).
Attività industriali e inquinamento termico delle acque
Alcuni tipi di attività industriale tra cui la produzione energetica da fonti non rinnovabili utilizzano acque prelevate dal mare,da laghi e fiumi per processi di raffreddamento.
Le acque dopo l’utilizzo, sono restituite ai corpi idrici ad una temperatura più elevata di quella alla quale sono state captate e questo provoca una l’alterazione degli ecosistemi acquatici e dei processi chimico-fisici e biologici che spesso può generare alterazione dei processi di auto depurazione delle acque, crescita di particolari tipi di batteri ed alghe con alterazione del quantitativo di ossigeno e danno alla flora e alla fauna degli ecosistemi acquatici.
Acqua e salute
Noi siamo l’acqua che beviamo e quella che mangiamo, attraverso i cibi preparati con essa e gli alimenti nei quali essa è costituente preponderante.
Siamo anche l’acqua che hanno bevuto le generazioni che ci hanno preceduto perché, in forma liquida, gassosa e solida, essa costituisce un ciclo idrogeologico chiuso nel quale gli inquinanti possono penetrare e persistere.
L’80 % circa dell’organismo di un neonato è fatto di acqua mentre di circa il 70% è la parte di acqua in un individuo adulto e con l’avanzare dell’età questa percentuale tende a ridursi .
Molti elementi tossici e cancerogeni – tra questi pesticidi, metalli pesanti, diossine, PCB- presenti spesso anche a livelli ammissibili per legge nelle acque consumate da soggetti adulti, possono nel periodo della gravidanza, attraverso l’esposizione materno- fetale ad acque contaminate assunte cronicamente, superare la barriera placentare ed emato-cerebrale del feto e quindi compromettere la salute del nascituro aumentando il rischio di malattie neoplastiche, cronico- degenerative ed infiammatorie in età infantile ed adulta, e attraverso l’alterazione dell’epigenoma dei gameti possono manifestarsi anche in generazioni successive e non direttamente esposte.
L’accesso e la disponibilità di acque salubri, pulite e di qualità, sono quindi le condizioni necessarie ed indispensabili per vivere in modo sano e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini e delle generazioni future.
Attualmente invece oltre un miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e soffrono di una serie di malattie idrotrasmesse che sarebbero facilmente debellabili proprio grazie all’uso di acque salubri e pulite.
Acque e cambiamenti climatici
Le drammatiche conseguenze del surriscaldamento globale determinato dalla deforestazione, dalla eccessiva produzione di gas serra, frutto di uno sviluppo economico – industriale, incentrato soprattutto sull’uso quasi esclusivo di combustibili fossili, hanno intensificato i processi di desertificazione alterando irreversibilmente gli habitat naturali, riducendo le zone umide con le loro preziose biodiversità e favorendo la diffusione e la recrudescenza di particolari malattie infettive e di quelle trasmesse dagli insetti (zanzare e zecche) che prima erano limitate ad alcune aree dell’Africa, Sud America ed Asia mentre ora anche in Europa e Nord America se ne registrano casi in costante aumento.
Gli sconvolgimenti climatici che osserviamo sempre più di frequente, oltre che causare distruzioni e carestie in aree sempre più estese, contribuiscono al fenomeno delle migrazioni forzate di tante popolazioni verso territori con maggiore disponibilità di cibo ed acqua.
Scenari dal futuro prossimo
Secondo il recente rapporto Prospettive ambientali dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ) la disponibilità di acqua dolce nel 2050 sarà ancor più problematica per l’aumento stimato in circa 2.3 miliardi di abitanti rispetto al numero attuale (complessivamente oltre il 40% della popolazione mondiale) che si potrebbero trovare a vivere in zone nelle quali i bacini fluviali saranno sottoposti a gravi problemi di esaurimento idrico, in particolare nel Nord e nel Sud dell’Africa e nel Sud e Centro dell’Asia.
Secondo queste proiezioni, la richiesta globale di acqua dovrebbe aumentare di circa il 55%, a causa delle crescenti esigenze da parte del settore manifatturiero (+400%), per la generazione termica di elettricità (+140%) e per l’uso domestico (+130%).
Questo quadro così drammatico lascia presagire anche scenari prossimi di guerre sempre più estese per il controllo delle risorse idriche che non a caso vengono ormai definite “oro blu” mentre già molti conflitti etichettati come etnici , religiosi o politici celano in realtà guerre per l’acqua ed altre risorse naturali.
Gli interventi necessari
Se si riuscisse finalmente a riconoscere anche per legge e in tutto il mondo che l’acqua è un bene comune preziosissimo ed irrinunciabile da tutelare, e non una merce da cui trarre profitto e guadagno, allora sarebbe anche più semplice individuare gli interventi da realizzare subito affinché l’acqua torni ad essere un elemento salubre e non una minaccia perché inquinata e contenente miscele di sostante tossiche e cancerogene.
In sintesi:
tutela della risorsa idrica attraverso politiche di risparmio, adeguamento e miglioramento della rete degli acquedotti, adeguamento e miglioramento dei sistemi di depurazione, riuso e smaltimento delle acque reflue, controllo delle attività zootecniche e industriali ad alto impatto ambientale, attuazione del Codice di buona pratica agricola (Cbpa);
rispetto ed attuazione del Principio di Precauzione;
sistemi di potabilizzazione, depurazione efficaci e controllati con l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili per il massimo rispetto della salute e dell’ambiente;
rispetto delle leggi in materia di pulizia e salubrità delle acque in particolare di quanto disposto dal Decreto legislativo 31 /2001 e dalla Direttiva europea 2001/928/Euratom (tutela delle popolazioni dall’esposizione al radon – gas radioattivo, contaminate presente nelle acque di alcune aree del nostro paese e responsabile del cancro del polmone);
controllo e riduzione di tutte quelle attività che continuano ad immettere nell’ambiente sostanze tossiche e cancerogene;
bonifica dei siti ambientali contaminati;
riqualificazione dei corsi d’acqua e rinaturalizzazione delle sponde, interventi che perseguano il duplice obiettivo di migliorare la risorsa idrica e ridurre il rischio idrogeologico;
corrette politiche di gestione e riduzione della produzione di rifiuti solidi urbani, industriali e speciali e speciali pericolosi;
lotta alle ecomafie;
controlli certi e trasparenza nell’informazione ai cittadini circa la qualità delle acque erogate;
attività volte alla crescita della consapevolezza e sensibilità sulle tematiche ambiente-salute.
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