inaugurazione della Mostra delle opere di Giuseppe Marzoli curata da Rinaldo Capaldi

Presso la Taverna  delle Maestranze è stata aperta la mostra delle opere di Giuseppe Marzoli, curata nei minimi dettagli dal maestro Rinaldo Capaldi. All’inaugurazione presenti molti artisti e i rappresentanti del Comune di Ronciglione. Fra gli artisti oltre a Rinaldo Capaldi, Albero Tonetti Cianti, Solvey,  Xenia Miranda, Belli. Gli amministratori Fabio Troncarelli e il Sindaco Alessandro Giovagnoli.
Il Sindaco ha ringraziato gli organizzatori e fra l’altro ha dato assicurazione che le opere di Marzoli dallo stesso regalate al Comune e malamente immagazzinate nella sacrestia della ex chiesa del Collegio verranno esposte presso il Teatro Ettore Petrolini.
Ci viene spontaneo dire: finalmente! Aspettiamo concretamente che ciò avvenga e che venga avviata da chi di dovere una indagine perché venga recuperata anche la terza opera donata al Comune di Ronciglione mancante. Molto apprezzata la esposizione della critica d’arte Cristina Passeri che ha approfondito gli aspetti particolari delle opere di Marzoli, il contesto storico e la vita di Giuseppe Marzoli.

Cristina Passeri ha iniziato il suo intervento così dicendo: “Prima di iniziare, vorrei ringraziare coloro che mi hanno permesso di partecipare attivamente a questo evento e cioè il Sig. Gianni Di Mattia e Rinaldo Capaldi che mi ha offerto il bellissimo compito di presentare la mostra personale di un artista, nostro compaesano, che, sebbene abbia operato nella scena artistica quasi trent’anni fa, risulta essere ancora attuale e contemporaneo, sia per le tecniche impiegate sia per le motivazioni e i sentimenti che lo spinsero a creare”.

“Analizzare le opere di Giuseppe Marzoli, ha continuato Cristina Passeri, nel modo più corretto e totale sarebbe impossibile senza tenere conto delle sue vicende biografiche; Giuseppe nacque a Ronciglione il 01/07/1954 e morì a Tenerife, durante il suo viaggio di nozze, il 08/07/1985, in circostanze drammatiche, e a soli trentun’ anni.
Il suo talento fu chiaramente visibile già a partire dai primi anni dell’infanzia ma fu solo dopo il termine delle scuole dell’obbligo che la sua capacità venne “indirizzata” in un percorso formativo specifico: si iscrisse all’Istituto d’arte ceramica di Civita Castellana, diplomandosi prima “maestro d’arte” e conseguendovi poi la maturità artistica con ottimi risultati. La sua formazione professionale continuò, nei tre anni successivi, all’Accademia delle Belle arti di via Ripetta, a Roma, dove frequentò il corso di scenografia, che , però, abbandonò al penultimo anno quando scoprì una nuova passione, un nuovo interesse per la fotografia ( spinto dalla storica propensione per la chimica).

Il sapere, acquisito e perfezionato negli anni all’Accademia, gli permise di dedicarsi con molto successo e dedizione al progetto di realizzazione dei carri allegorici per il nostro carnevale, collaborando con alcuni suoi amici, dal 1973 al 1980 circa.

La sua innata necessità di ricercare nuovi spunti artistici, nuovi slanci vitali, lo portò ad abbandonare anche questo progetto, per dedicarsi ad una produzione differente e totalmente personale. Dal 1981 al 1985, ultimi anni della sua vita, Giuseppe Marzoli si confrontò con l’esigenza di creare opere d’arte di vario genere, di cui oggi rimangono pochi esemplari, come i quattro altorilievi che rimandano, per le cromie impiegate e la plasticità della materia, alla tecnica utilizzata per i carri allegorici e per le scenografie.

L’aspetto più particolare e più inaspettato della sua produzione artistica è ravvisabile nello studio grafico di quelle che sarebbe potute essere opere future.

Negli ingrandimenti qui esposti , infatti, si può notare un’intensa forza espressiva dei tratti grafici, un’energia intrinseca alla natura stessa del gesto pittorico inteso come liberatorio, catartico di una condizione di malessere interiore, ma ci permettono anche di notare un modus operandi completamente distante dall’impostazione razionale del disegno che lo aveva caratterizzato in precedenza.

Nonostante le opere qui esposte siano tecnicamente accostabili a dei veri e propri schizzi, a dei bozzetti preparatori, Giuseppe considerava questi lavori delle realizzazioni  artistiche a tutti gli effetti, dei disegni con pari dignità e valore di opere invece già compiute, come è possibile notare dalla firma che apponeva su ogni foglio.

Osservandoli, gli ingrandimenti ci svelano decisioni grafiche eccezionali ed inaspettate: figure che si abbracciano, si legano fino a confondersi le une con le altre, corpi a volte più delineati dal punto di vista anatomico a volte solo accennati da veloci e vorticosi tratti, partecipi tutti di scene religiose di drammatica forza ed intensità.

Le crocefissioni, le deposizioni e i compianti, oltre ad essere simboli della sua profonda fede religiosa, sono espressione della sofferenza intrinseca della natura umana, enfatizzata dall’accavallarsi di segni grafici, veri labirinti di tratti, che sembrano casuali ma sono pure manifestazioni dell’impeto creativo.

Tutto ciò sprigiona un’energia di sensazioni e pensieri propri dell’artista, permettendoci di intravedere il malessere, il disagio, in realtà comune a molti artisti contemporanei, che però affliggeva anche Giuseppe Marzoli: la sensazione di insoddisfazione, di incompiutezza e di prigionia sociale, artistica, di gusto, che caratterizzò la sua esistenza e ne indirizzò la breve produzione artistica.

Sarebbe comunque scorretto fermarsi a questo livello di analisi critica delle opere di Giuseppe marzoli, perché nei suoi lavori è presente anche una forte componente positiva: la speranza di una riconversione alla realtà che riporti l’umanità ad un piano meno fisico e più emotivo della vita è presente nelle sue opere, soprattutto in quelle che sembrano più tormentate”.

Cristina Passeri ha così concluso: “Bisogna ricordare che nei suoi lavori non c’è solo l’aspetto divinatorio, profetico dell’arte ma vi è anche una rappresentazione straordinaria della potenza della vita, della morte e dell’amore, intesi come vie di riconnessione dell’uomo con l’universo che lo circonda, come fossero appigli inconfutabili ed indistruttibili nelle nostre esistenze di natura incerta”.

Sotto alcune immagini della inaugurazione e di alcune opere di Giuseppe Marzoli

Raimondo Chricozzi

 

 

 

 

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