La mappa del rischio chimico per laghi e fiumi d’Europa

Quasi metà delle acque dolci di tutta Europa vede minacciata la propria integrità ecologica dalla presenza di sostanze chimiche organiche che ne mettono a rischio la biodiversità. E’ quanto risulta dalla prima valutazione su scala continentale del rischio chimico complessivo dei corpi idrici, che ha preso in esame i tre principali gruppi di organismi che vivono negli ecosistemi di acqua dolce (pesci, invertebrati e alghe).

Lo studio – realizzato da ricercatori dello Helmholtz-Zentrum per la ricerca ambientale di Lipsia e dell’Università di Coblenza-Landau, e pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” – ha esaminato le concentrazioni di 223 prodotti chimici rilevate dalle diverse autorità nazionali in 4001 siti distribuiti su 91 bacini idrografici europei, per poi definire, sulla base del livello di tossicità delle varie sostanze, due soglie di rischio – una di rischio acuto e una di rischio cronico – per ciascun tipo di organismo.

La mappa del rischio chimico per laghi e fiumi d'Europa
Clicca per ingrandire. (Cortesia Egina Malaj et al./PNAS)

Dall’analisi dei dati è risultato che nel 14 per cento dei siti le sostanze chimiche organiche potevano provocare effetti letali per gli organismi, e nel 42 per cento causare effetti cronici. Su scala regionale, i paesi del Nord Europa appaiono maggiormente a rischio, ma gli autori osservano che questo risultato potrebbe essere frutto di una distorsione sistematica, dato che quei paesi tendono a monitorare regolarmente un numero superiore di sostanze chimiche organiche rispetto alle nazioni dell’Europa meridionale.

I pesticidi sono responsabili dell’81 per cento dei superamenti della soglia di rischio acuto per i pesci, dell’87 per cento di quella per gli invertebrati e del 96 per cento di quella delle alghe. Nonostante la forte regolamentazione e i progressi tecnologici in termini di specificità e di degradabilità dei pesticidi – osservano gli autori – questi continuano a minacciare le specie che non sono il loro bersaglio.

Le principali altre sostanze organiche che incidono significativamente sul rischio acuto sono alcuni agenti antivegetativi, che percolano nelle acque dalle vernici con cui sono trattate le imbarcazioni; alcune sostanze usate come ritardanti di fiamma nei prodotti di consumo; e gli idrocarburi policiclici aromatici, che vengono rilasciati dai prodotti petroliferi o dalla combustione di sostanze organiche. Pur avendo un impatto acuto minore dei pesticidi, questi ultimi gruppi di sostanze non sono meno preoccupanti per la loro persistenza e la biomagnificazione, ossia per la loro tendenza a essere accumulati negli organismi e risalire progressivamente nella catena alimentare contribuendo così in maniera importante al rischio cronico.

La valutazione, osservano gli autori, probabilmente sottostima del rischio perché alcuni siti sono stati monitorati  solo per un sottoinsieme di prodotti chimici organici. Questi risultati suggeriscono che sia necessario intraprendere misure di protezione ambientale più incisive per mitigare gli effetti dell’inquinamento organico a livello continentale.

da lescienze.it 18 giugno 2014
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