(FERPRESS) – Roma, 10 GIU – Un confronto in Senato per presentare, discutere, analizzare proposte per il recupero e il riutilizzo delle ferrovie storiche. Questo il tema principale del convegno “Se una notte d’inverno un viaggiatore: le ferrovie storiche tra recupero e riutilizzo”, organizzato dalla senatrice del Partito democratico, Laura Cantini, tenutosi oggi nella sala conferenze dell’istituto di Santa Maria in Aquiro a Roma.
Il disegno di legge riguarda, in particolare le ferrovie in disuso o dismesse, le stazioni e le tramvie urbane ed extraurbane per le quali manca un assetto definitivo e che si trovano in uno stato di abbandono in ogni parte d’Italia. Obiettivo, dunque, è quello di valorizzare tali infrastrutture e di reinserirle nell’ambito della mobilità urbana sostenibile, per un riutilizzo delle stesse che possa essere utile per le comunità locali.
E’ notizia di qualche giorno infatti la riapertura della Ferrovia dei Templi di Agrigento che “ha attirato oltre 500 viaggiatori – come ricorda il direttore della Fondazione FS Italiane Cantamessa –. Grazie ad un lavoro congiunto con RFI siamo stati in grado di riattivare tronchi di ferrovia dismessa con mezzi eccezionali che attirano turisti e non solo”. Parliamo di quattro spettacolari linee ferroviarie ad alto valore storico e paesaggistico, per bellezza dei territori attraversati dai tracciati e per i manufatti, spesso arditi, che vi insistono. Oltre alla ferrovia dei Templi infatti la Fondazione FSI intende preservare e valorizzare altre tre linee per farne un vero e proprio “museo dinamico”: la “Ferrovia del Lago”, da Palazzolo sull’Oglio a Paratico/Sarnico sulle rive del Lago d’Iseo; la “Ferrovia della Val d’Orcia”, da Asciano a Monte Antico nell’incantevole paesaggio delle “Crete Senesi”; la “Ferrovia del Parco”, da Sulmona a Castel di Sangro, la seconda ferrovia più alta d’Italia – dopo il Brennero – passando per Roccaraso e i boschi della Majella.
Intenzione della Fondazione non è creare un semplice museo statico, così come è avvenuto in altri Paesi europei, vedi Inghilterra ad esempio, ma far correre di nuovo locomotive a vapore, carrozze in legno primo ‘900, “Littorine” per accompagnare i visitatori tra il verde, l’arte e la bellezza del territorio italiano. Grazie al supporto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ma soprattutto ai tanti volontari delle venti associazioni che mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze si è potuto stilare un vero e proprio calendario delle iniziative che però ha bisogno di partnership pubbliche e private in grado di promuovere il patrimonio di storia e di tecnica del trasporto ferroviario in Italia.
“RFI – ha ricordato Umberto Lebruto – in quanto socio fondatore della Fondazione garantisce, in regime di economia, la manutenzione delle quattro linee, dalla semplice pulizia dei sedimi alla garanzia degli standard di sicurezza, così come richiesto dall’ANSF, ma serve più liquidità e quindi nuovi partner che credano in questo nuovo modo di vivere l’ambiente e il turismo in generale”.
Ad essere interessati da questo provvedimento in Italia, secondo una stima effettuata dall’Associazione Italiana Greenways, potrebbero essere 5.500 chilometri di linee ferroviarie da valorizzare e relative stazioni divenute impresenziate, a causa dello sviluppo tecnologico che le ha rese non più necessarie.
Con tale proposta si vuole dunque dare una seconda vita alle stazioni e ai percorsi ferroviari abbandonati, rispondendo alle necessità delle comunità locali che le vivono. Nello specifico l’articolo 1 individua le finalità, le definizioni e indica le modalità per il censimento delle ferrovie dismesse o in disuso, da effettuarsi con apposito decreto ministeriale. L’articolo 2 e l’articolo 3 concedono in gestione ai Comuni, Regioni e Province che ne facciano richiesta le ferrovie dismesse, qualora non fosse possibile il ripristino, per la creazione di percorsi ciclabili, pedonali e turistici, stabilendo inoltre che le pertinenze possano essere utilizzate a fini sociali e di manutenzione del territorio.
L’articolo 4 concerne le ferrovie per le quali manca un esplicito provvedimento di dismissione, imponendo, qualora sia in atto una sospensione del servizio di più di due anni, ai proprietari o concessionari di censire questa realtà in un periodo di tempo non superiore ai nove mesi e decidere per un’eventuale riattivazione del servizio per finalità proprie dell’infrastruttura o per finalità turistiche, o a dismetterle per l’utilizzo di cui all’articolo 5.
L’articolo 5 istituisce un fondo per le ferrovie dismesse e le relative pertinenze che possa essere utilizzato per cofinanziare programmi per la riconversione dei sedimenti ferroviari in percorsi ciclopedonali e turistici.
Infine l’articolo 6 concerne la copertura finanziaria.
da FERPRESS