Bassano, no all’impianto di recupero rifiuti

10/06/2013

di Barbara Conti

  

Venerdì 7 giugno. Ore 7:30 del mattino. Zona del’ex-stazione ferroviaria di Bassano Romano, ormai chiusa. Imprenditori agricoli ed alberghieri; semplici cittadini (bassanesi e non); associazioni, come il “Comitato Rifiuti Zero”, nella persona del presidente Massimo Piras; amministratori locali (il sindaco di Bassano Romano, l’assessore all’ambiente del Comune, ma anche il sindaco di Oriolo Romano, Graziella Lombi). Tutti lì per lottare contro un progetto che prevede la realizzazione di “un impianto di recupero dei rifiuti”, dalle ceneri di Civitavecchia, per realizzare materiale da costruzione. Tutto sul territorio di Bassano, nell’area dell’ex-cementificio Colacem. Quest’ultima, però, non c’entra nulla nel progetto approvato dalla giunta Polverini e realizzato dalla ditta Tuscia Prefabbricati.

Si tratterebbe di circa 150 tonnellate di rifiuti, che passerebbero sul territorio comprendente non solo Bassano Romano, ma anche Oriolo Romano, Manziana e altri paesi limitrofi. Come noto, il materiale scaturito da rifiuti viene classificato come “rifiuto speciale”, che contiene anche residui tossici. Sebbene nel progetto approvato dalla Regione Lazio vi sia scritto “impianto di rifiuti non pericolosi”, diversi studi di esperti tecnici hanno rilevato che potrebbero produrre delle polveri pericolose per i residenti, anche radioattive. Alle telecamere di “Buongiorno Regione” di Rai3, presente in loco, Luca Pagni (presidente dell’Osservatorio nazionale per l’amianto), spiega che “il pericolo è la lavorazione delle polveri all’interno del cemento, se questo si sgretola, si creano delle nano-polveri, che nessuna centralina potrà mai verificare”. Attualmente, dunque, si è in fase di “paura preventiva”. Nessun allarmismo, dunque. Per il momento, infatti, è tutto fermo. Cittadini, Protezione Civile, Comune di Bassano, di Oriolo Romano, e tanti altri hanno presentato ricorso al Tar, che è stato notificato l’8 di maggio, e ora, rivela l’avvocato Bonanni, “ci sarà la prima udienza per la sospensiva”. Per Bonanni “il ricorso è finalizzato a una verifica giurisdizionale per poi poter agire secondo legge; intanto abbiamo chiesto la Via (Verifica di impatto ambientale) e la Regione Lazio ha già provveduto”.

La contrarietà a tale progetto nasce da diversi motivi, spiegano le autorità amministrative bassanesi. Un timore per la salute dei cittadini, ragioni di tutela ambientale di un patrimonio paesaggistico di notevole rilievo: la Faggeta, il Lago di Bracciano ecc. Motivi di ordine economico-turistico. La presenza di un impianto del genere potrebbe impattare negativamente sulla promozione del turismo, soprattutto ambientale, delle stesse strutture alberghiere ricettive presenti in loco, come confessa un imprenditore che ha costruito un B&B.

Inoltre, spiega il presidente del Comitato “Rifiuti Zero”, “per costruire devono essere usate materie prime certificate”. Per questo diventa fondamentale la diffusione e la firma della Legge Rifiuti Zero, che si sta portando avanti con una capillare campagna, sia informativa che di adesione, per la raccolta firme. Per rispettare tutte le norme di sviluppo ecosostenibile e di tutela della salute dei cittadini, che tale normativa sancisce; e per far sì che anche Bassano possa diventare, come spiega l’assessore all’ambiente del Comune, un paese all’avanguardia in tema di salvaguardia ambientale, come Oriolo, esempio che si cerca di imitare. “La tutela della salute e il rispetto per l’ambiente devono essere una priorità”, ribadisce il sindaco di Oriolo, Graziella Lombi, presente in prima linea, che ricorda l’impegno della sua Amministrazione al riguardo. Ad Oriolo si è giunti all’80% di raccolta differenziata, si è aderito alla Legge Rifiuti Zero e, soprattutto, occorre pensare che quello del cementificio non è un problema che riguarda solamente Bassano, ma tutto il territorio. “Oriolo non è lontano da Bassano – precisa Lombi – siamo il paese che confina con Bassano, ci divide solamente la Faggeta; noi siamo un paese virtuoso, pronto a fare qualsiasi tipo di azione di sostegno all’Amministrazione bassanese in questa dura battaglia per la tutela ambientale”. Infine, conclude Piras: “vogliamo bloccare tutto quello che parla di rifiuti e di riciclo dei rifiuti in attività industriale. Noi chiediamo che si stabilisca che ilCSS (carta e plastica tirati fuori dai rifiuti che vengono bruciati nei cementifici) e i rifiuti oggi non possono essere un combustibile, perché poi ce li ritroveremmo in questi manufatti”, come già avvenuto in altre regioni.

 



Allumiere. Presentazione del progetto “Ippovia della Tuscia Romana”

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *