AUGURI

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Acqua avvelenata nel tuo bicchiere grazie alla “santa” prescrizione. 100 morti per tumori, nessun colpevole.

Il Parlamento legiferi perché questi reati non vengano mai prescritti. (RC)

dicembre 21, 2014Lascia un commentoGo to comments

 Bussi, discarica abusiva Bussi, discarica abusiva Assolti perché il fatto non sussiste dalla Corte … Continua a leggere

Il riassetto del territorio per lo sviluppo economico, la salvaguardia della salute e la tutela dell’ambiente, in particolare dei Monti Cimini e del Lago di Vico. Il PSI incontra cittadini e associazioni ambientaliste

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IL RIASSETTO DEL TERRITORIO
PER LO SVILUPPO ECONOMICO, LA SALVAGUARDIA DELLA SALUTE E LA TUTELA DELL’AMBIENTE,
IN PARTICOLARE
DEI MONTI CIMINI E DEL LAGO DI VICO

IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO
INCONTRA CITTADINI E ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE
interviene
l’on.Oreste Pastorelli
Membro Commissione Ambiente Camera dei Deputati e
della Direzione Nazionale PSI

venerdì 9 gennaio 2015
ore 17,30
SALA CONFERENZE ACCADEMIA KRONOS
Via Capranica 14a – RONCIGLIONE

 

L’on Massimiliano Bernini effettua una visita al centro NBC del Lago di Vico, Ronciglione – VT

Ringraziamo l’on Pastorelli che ha rivolto la question time al Ministro e l’on Bernini che ha richiesto e ottenuto una visita al Centro nucleare batteriologico e chimico del lago di Vico. Aspettiamo che venga ripresa l’attività di bonifica che è stata annunciata per il 7 gennaio 2015

Per il coordinamento … Continua a leggere

Lago di Vico – CNBC Centro nucleare batteriologico e chimico . Il bunker, nato per la produzione di armi chimiche, nel racconto di un soldato di leva

Chemical city, guai a inalare quei fumi…

di Daniele Camilli
clicca qui per sentire l’intervista

La Chemical City del lago di Vico – Intervista ad un militare di leva (1992/1993)

Le armi ritrovate a Chemical city tra il 1996 e il 2000
Le armi ritrovate a Chemical city tra il 1996 e il 2000

Le armi ritrovate a Chemical city tra il 1996 e il 2000
Le armi ritrovate a Chemical city tra il 1996 e il 2000
Le armi ritrovate a Chemical city tra il 1996 e il 2000
Le armi ritrovate a Chemical city tra il 1996 e il 2000
Chemical city – Le bombole ritrovate durante la seconda bonifica
Chemical city - Le bombole ritrovate durante la seconda bonifica
Chemical city - Le bombole ritrovate durante la seconda bonifica

Finita la guerra, della Chemical City non si seppe più niente fino al gennaio del 1996 quando una “nuvoletta” sfuggì al controllo nel corso dell’operazione “Coscienza pulita” investendo in pieno un ciclista che stava passando proprio da quelle parti mandandolo dritto dritto in ospedale.

Lago di Vico – “Passavamo accanto a magazzini aperti, senza porte. Dentro c’erano fusti in orizzontale sopra ad assi di ferro. E’ da quei fusti che usciva un materiale visibile anche di notte, che da terra evaporava. Dovevamo stare attenti a non inalarlo…”.

Andrea, nome di fantasia per garantirgli l’anonimato, ha fatto il militare di leva, tra il ’92 e il ’93, nella Chemical City del lago di Vico. La zona militare voluta dal fascismo nella seconda metà degli anni ’30 per produrre iprite, fosgene e altre armi chimiche per sterminare il nemico.

Durante la prima bonifica della zona militare del lago di Vico – a breve ne seguirà un’altra – vennero trovate “almeno 150 tonnellate di iprite del tipo più micidiale, mescolata con arsenico.

“In più – evidenzia Di Feo nel libro Veleni di Stato – c’erano oltre mille tonnellate di admsite, un gas potentissimo ma non letale usato contro le dimostrazioni di piazza. E oltre 40 mila proiettili di tutti i calibri”.

Dal terreno sono poi sbucate “60 cisterne di fosgene assassino, ciascuna lunga quattro metri; tutte in pessime condizioni, con evidenti lesioni e tracce di ruggine”.

Molto si è scritto sulla Chemical City e molto è stato fatto grazie alla collaborazione tra associazioni, Legambiente, istituzioni e militari per disinnescare definitivamente una bomba chimica situata a poche decine di metri dal lago di Vico e al confine con una delle più importanti riserve naturali della regione Lazio. Poco si sa della vita quotidiana all’interno della zona militare prima dell’incidente del ’96. Ora sembra aprirsi uno spiraglio.

Quali erano i vostri incarichi all’interno della zona militare del Lago di Vico?
“Facevamo dei pattugliamenti, giorno e notte. Svolgevamo un servizio di guardia armata con la possibilità di sparare a vista e dovevamo stare molto attenti ai giornalisti. Il pattugliamento consisteva in un percorso, che effettuavamo prevalentemente di notte. Passavamo accanto a dei magazzini privi di porte. Erano completamente aperti. E al loro interno c’erano dei fusti messi in orizzontale sopra delle assi di ferro che li tenevano alzati da terra. E dai fusti usciva del materiale visibile anche di notte. Il materiale che usciva formava poi dei ruscelletti che si infiltravano nel terreno. Inoltre, dai ruscelletti veniva su anche del fumo. Come se quel materiale stesse evaporando. E dovevamo stare molto attenti a non inalare questi fumi”.

Erano previste delle protezioni per i soldati di pattuglia?
“Sì. Avevamo delle maschere antigas. Però non le indossavamo mai. Quando passavamo davanti ai magazzini che contenevano i fusti… trattenevamo il fiato”.

Quale era la distanza tra voi e i magazzini?
“Circa una ventina di metri”.

Perché non indossavate le maschere antigas?
“Perché eravamo giovani e ingenui. Ovviamente il maresciallo ci diceva di indossarle, soprattutto se vedevamo fuoriuscire del fumo”.

Sapeva che i fusti contenevano sostanze chimiche?
“No. Ne eravamo completamente all’oscuro. Tant’è vero che il nome Chemical City l’abbiamo scoperto dopo. Noi la chiamavamo la “Polveriera”. L’unica cosa che ci avevano detto era che dovevamo fare i pattugliamenti”.

Quanti fusti ci saranno stati?
“Non ricordo bene, probabilmente oltre cento a magazzino”.

Come si strutturava la zona militare del Lago di Vico?
“C’era una casa a due piani, dove si trovava il reparto e da dove partivamo per i pattugliamenti. Al pian terreno si mangiava e al primo piano si trovavano i dormitori. Lì sotto c’era una garitta che puntava direttamente verso il cancello. Quando eravamo di pattuglia si passava in mezzo al bosco dove si trovava un sentiero che si avvicinava sempre di più ai magazzini. Saranno stati in tutti 5 capannoni, gli ultimi due pieni di maschere antigas e casse chiuse. Dopodiché c’era una villetta. Lì era vietato arrivare. L’ordine era di passare ad almeno 200 metri di distanza perché – ci dicevano – potevamo entrare a contatto con delle radiazioni. Subito dopo si scendeva a valle e il percorso ‘costeggiava’ il lago fino a ritornare al punto di partenza”.

Quanti eravate all’interno della zona militare?
“Se non sbaglio, eravamo in tutto dalle 12 alle 14 persone. C’erano anche delle guardie giurate”.

Da quante persone era composta la pattuglia?
“Due persone che si alternavano con altre due ogni tre ore”.

Ci sono mai state delle persone che sono svenute?
“Uno di noi si è sentito male. Anche io ho avuto dei giramenti di testa. Ma nessuno di noi ha ricollegato il malore alla fuoriuscita di materiale dai fusti”.

Lei si è mai avvicinato ai fusti?
“Sì, una volta l’ho fatto. Trattenendo il respiro. Il fusto era lacerato e usciva del materiale”.

Daniele Camilli

18 dicembre, 2014 – 0.16 da tusciaweb.eu

LAGO DI VICO, PASTORELLI (PSI): BONIFICARE ZONA PER SALVAGUARDARE POPOLAZIONE Resoconto stenografico.

RESECONTO STENOGRAFICO DELLA QUESTION TIME PRESENTATA DALL’ON PASTORELLI 

XVII LEGISLATURA

Resoconto stenografico dell’Assemblea

Seduta n. 347 di mercoledì 10 dicembre 2014

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE . L’ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della difesa, il Ministro … Continua a leggere

QUESTION TIME IN DIRETTA TV DAL PARLAMENTO . L’ON PASORELLI INTERROGA IL MINISTRA DELLA DIFESA SUI PROBLEMI DEL LAGO DI VICO

LOGO PSI
Sezione di Ronciglione

Domani  10 dicembre 2014 dalle ore 15 in diretta TV da parlamento , il socialista on. Oreste Pastorelli, interessato del problema dalla Sezione di Ronciglione, rivolgerà al Ministro della Difesa una question time sui … Continua a leggere

CUBO FESTIVAL Inaugurazione mostra opera tratta da “IL MIO LAGO” di Raido

Alle ore 15,30, con leggero ritardo, presso la CAFFETTERIA LA MOSSA, a Ronciglione, in Piazza della Pace,  è stata inaugurata la installazione “DILEMMA-CUBIK”,  di Raido,  un’opera tratta da IL MIO LAGO.

All’inaugurazione hanno partecipato giornalisti, cameraman, artisti e liberi cittadini, che hanno espresso a Raimondo Chiricozzi “RAIDO” apprezzamenti per l’opera che conferma … Continua a leggere

Le leggi per la green economy fra cui la misura di legge per la pulizia dei fondali approvata su proposta dell’on Oreste Pastorelli deputato PSI

Roma, 10 novembre 2014 – “Collegare la decisione di bilancio a una serie di misure legislative in materia di green economy e di lotta agli sprechi ambientali dimostra che l’indirizzo politico perseguito dal governo è positivo”. Così Oreste Pastorelli, deputato Psi durante l’intervento al collegato ambientale (AC 2093) alla Legge di Stabilità … Continua a leggere

RAITRE- FUORITG

CLICCA QUI PER IL VIDEO  con le interviste dal minuto 18 a Daniele Cario in rappresentanza del “Comitato non cela beviamo” , Raimondo Chiricozzi del “comitato acqua potabile”, della drssa Antonella Litta della ISDE.

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Dipartimento epidemiologia Lazio – Valutazione epidemiologica degli effetti sulla salute da contaminazione arsenico

VALUTAZIONE EPIDEMIOLOGICA DEGLI EFFETTI SULLA SALUTE IN RELAZIONE ALLA CONTAMINAZIONE DA ARSENICO NELLE ACQUE POTABILI

E’ importante leggerlo, ecco a cosa siamo stati sottoposti per anni senza informazione corretta. A chi è giovato non informarci ?

CLICCA QUI PER LEGGERE LO STUDIO DEL DIPARTIMENTO DELLA REGIONE LAZIO

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Arsenico nelle acque potabili: valutazione epidemiologica degli effetti sulla salute. Conferenza sabato 22 novembre a Viterbo

Sabato 22 novembre 2014 , presso la sede dell’Ordine dei Medici – Chirurghi ed Odontoiatri a Viterbo, verrà presentato lo studio “Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili: studio di coorte nella popolazione residente nella provincia di Viterbo, 1990-2010”.
Allo studio seguirà una conferenza … Continua a leggere

Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili : studio di coorte nella popolazione residente nella provincia di Viterbo, 1990-2010

Sabato 22 novembre 2014 , presso la sede dell’Ordine dei Medici – Chirurghi ed Odontoiatri

a Viterbo, verrà presentato lo studio “ Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili : studio di coorte nella popolazione residente nella provincia di Viterbo, 1990-2010”.

Allo studio seguirà una … Continua a leggere

STOP ITALIA DEI VELENI

Forse non lo sai, ma anche vicino a dove abiti tu c’è un’area ad alto inquinamento ambientale.

Infatti le aree dei veleni nella nostra penisola sono tantissime. E non stiamo parlando solo di quelle tristemente famose come Taranto (per l’Ilva), la Terra dei Fuochi in Campania o le aree di Porto Torres, Porto Marghera o Priolo. Ecco perchè stiamo creando la mappa interattiva dei veleni, che ti invitiamo a guardare

http://www.stopitaliadeiveleni.eu/

 

Effetto guerra: mare esplosivo. Le bombe chimiche in mare

da RAI STORIA andato in onda alle ore 0 del 13/10/2014

per l’articolo originale e il video clicca qui

Molfetta ottobre 2013: la guardia di Finanza blocca i lavori di ampliamento del porto a seguito di indagini su una presuntamaxitruffa. Le indagini proseguono, ma intanto si scopre che nei fondali davanti alle coste adriatiche della Puglia giacciono migliaia di ordigni militari mai bonificati e mai completamente mappati. Nella Seconda guerra mondiale tutti producevano in segreto agenti chimici a scopo bellico. L’iprite era stata già testata e ampiamente utilizzata sui campi della Prima guerra mondiale e in seguito dall’esercito italiano nelle sue campagne coloniali. I tedeschi, dopo l’8 settembre del ’43, non potendo portare con sé, nella ritirata precipitosa, armi così altamente instabili, decisero di sbarazzarsene scaricandole nell’Adriatico, nel tratto di costa compreso tra Manfredonia e Mola di Bari. E gli Alleati non furono da meno.

Effetto guerra: mare esplosivo, di Agostino Pozzi

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NUOVE SENTENZE SANCISCONO IL DIRITTO ALL’ACQUA POTABILE, DANDO RAGIONE AI CITTADINI

Ancora sentenze dei giudici di pace favorevoli alle rivendicazioni dei cittadini sostenute da ADUC e COMITATO ACQUA POTABILE, condannano gli enti gestori per inadempienza delle leggi italiane ed europee e a risarcire i richiedenti con cifre che si aggirano sui 1000 euro ed anche della riduzione del 50% del canone.

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ARMI CHIMICHE NEL MARE: Esposto collettivo alla procura di Pesaro

Armi chimiche nel mare, ESPOSTO COLLETTIVO alla Procura di Pesaro.

By | settembre 22, 2014 at 8:32 pm | No comments | Pesaro

clicca qui

Il 16 Settembre 2014 si è tenuto a Pesaro un incontro pubblico organizzato dal Movimento 5 Stelle sul problema delle armi chimiche disperse nel mare antistante la costa pesarese durante la seconda guerra mondiale. Ospite e relatore il presidente e portavoce del Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, prof. Alessandro Lelli, che ha potuto informare dettagliatamente sulle dimensioni dell’inquinamento da residuati bellici chimici in Italia, sulle attività del CNBAC, sulle mancate risposte da parte delle istituzioni e amministrazioni locali e nazionali alle innumerevoli richieste prodotte e sullo stato delle rarissime e parziali bonifiche avviate. Nell’occasione è stato presentato l’esposto che i membri pesaresi del CNBAC hanno redatto per richiedere l’intervento della magistratura a fronte dell’immobilismo degli organi competenti. Molte sono state le domande da parte del pubblico e a conclusione del dibattito tanti cittadini hanno voluto firmare l’esposto e aderire al comitato locale.

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IL TGR MARCHE DEL 17.09.2014 EDIZIONE DELLE 14:00

 

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LA RASSEGNA STAMPA

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Da Il Resto del Carlino, cronaca di Pesaro, del 19.09.2014

VELENI IN MARE DOPO L’ESPOSTO IN COMUNE SONO STUPITI, IL SINDACO GIRA IL CASO ALL’ASSESSORE

Briglia: «Intervengano Arpam e prefettura»

SORPRESI e attoniti. Sembrano reagire così in Municipio di fronte all’emergenza bombe chimiche sepolte davanti alle nostre coste. Come se la questione non fosse già cosa nota. Eppure, sia Ceriscioli che Giovanelli, ma anche l’allora presidente della Provincia Ricci, hanno firmato lettere dirette al Ministero della Difesa. Ci sono state interrogazioni parlamentari, audizioni in Senato. Ma interpellati ieri in Comune sulle future intenzioni, sembravano cadere dal pero. La questione, è vero, è di quelle spinose, difficili da risolvere da Pesaro. Ma forse i cittadini si aspettano qualcosa in più.
IL SINDACO Ricci, ieri impegnato in un convegno a Roma sulla sicurezza della scuola, ha passato la patata bollente al neo assessore all’Ambiente Rito Briglia, che dopo aver studiato velocemente le normative vigenti, ha scaricato a sua volta la palla all’Arpam e alla Prefettura. «Esiste un ente che ha il compito di valutare se gli ordigni siano pericolosi o no — ha dichiarato Briglia — ed è l’Arpam». Sì, ma la città deve ancora sapere esattamente dove si trovano, per questo il Coordinamento nazionale di bonifica ha chiesto un monitoraggio. «Il coordinamento di operazioni di questo genere spetta alla Prefettura – replica Briglia – ed è quest’ultima che deve attivarsi con il governo». Ed il Comune? «Non faremo mancare il nostro appoggio sia per far sentire la voce dei cittadini — promette Briglia — che nel sensibilizzare gli organi competenti affinché la questione sia affrontata. Ma dovremo lavorare tutti insieme».
POI, come succede spesso in Italia, ognuno dice la sua. «Accogliamo positivamente il lavoro di ricerca svolto dal professor Lelli — afferma Davide Ditommaso, coordinatore regionale di Forza Nuova —. E’ sicuramente un problema sottovalutato e la bonifica è un obiettivo irrinunciabile. Ma che dire dei veleni scaricati dalla Nato negli ultimi 20 anni, in particolare nella guerra in ex Jugoslavia. Non è un segreto — incalza Ditommaso — che nel 1999 aerei del Patto Atlantico abbiano scaricato tra Rimini e Lussino e tra Pesaro e Zara centinaia di ordigni che a tutt’oggi giacciono sul fondale, rappresentando una minaccia ben più grave di quelli del secondo conflitto mondiale. Si tratta di bombe a grappolo, con sostanze chimiche e fosforo».
Francesca Pedini

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Da Il Resto del Carlino, cronaca di Pesaro, del 18.09.2014

OLTRE ai documenti di Stato che indicano le coordinate dei sei cimiteri sottomarini (tra gli altri la risposta del sottosegretario Tambroni all’interrogazione dell’onorevole Capalozza del 1951) esistono voci diffuse tra pescatori. «Si dice che uscendo dal Porto a 45 gradi —- ha raccontato martedì sera il presidente del Coordinamento bonifica armi chimiche Lelli — si trovino a circa 3,5 miglia dalla costa, in un fondale profondo 12 metri. Dai racconti sembra che ce ne siano in quantità, bidoni molto grandi e corrosi». «Non è possibile fare immersioni per verificare?», ha chiesto uno del pubblico. «Impossibile — ha risposto Lelli — perché lì il fondale è fangoso e gli ordigni sono probabilmente tutti insabbiati. E non bastano neanche semplici dragamine della Marina, occorrono mezzi speciali proprio per le bombe chimiche. Per queste la bonifica può farla solo un’azienda specializzata nell’ambito della categoria “Assobon”. Tra l’altro gli stessi si erano resi disponibili a fare un primo veloce monitoraggio anche a titolo gratuito con mezzi subacquei che scandagliavano il fondale. Ma da parte dei nostri politici non c’è stata risposta né autorizzazione. Tra l’altro un’eventuale bonifica non costerebbe cifre esorbitanti e comunque niente in confronto al valore della salute e ai pericoli per la nostra economia marittima».
«LA QUESTIONE va affrontata a livello nazionale — ha dichiarato la referente 5 Stelle per l’Ambiente, Silvia D’Emidio — per questo Lelli è stato contattato anche dal nostro parlamentare Di Battista. A livello locale noi ci impegniamo a tenere alta l’attenzione e ad aiutare il comitato ad aver maggior ascolto. In consiglio si deve sicuramente procedere con un’interrogazione ed eventualmente con una mozione che impegni sindaco e giunta ad interessarsi, proponendo anche un primo monitoraggio gratuito da parte della ditta specializzata».
fra.pe.

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Da Il Resto del Carlino, cronaca di Pesaro, del 17.09.2014

Pesaro, 18 settembre 2014 – Ha coraggio il professor Alessandro Lelli. Non si ferma davanti a niente e per cercare una soluzione al problema delle bombe chimiche fatte scaricare da Hitler nei fondali davanti alle nostre spiagge, ora farà anche un esposto alla Procura della Repubblica. Parallelamente, la consigliera di “SiAmo Pesaro”, Roberta Crescentini, proporrà un’interrogazione in consiglio comunale perché si possa attivare al più presto un Numero Verde per la denuncia anonima in caso di ritrovamento durante le operazioni di pesca. Sono queste le ultime novità emerse nel corso dell’incontro pubblico organizzato martedì sera dal Movimento 5 Stelle nella sala del consiglio provinciale. Un appuntamento voluto per riportare l’attenzione su un problema scottante, sollevato quattro anni fa dal libro di Gianluca Di Feo, che ha ricostruito la mappa dei “Veleni di Stato” ancora abbandonati nei fondali italiani. Un’inchiesta che vede coinvolta in primo piano anche la nostra città, insieme a Molfetta, al lago di Vico Ronciglione, all’Università La Sapienza di Roma e tanti altri. Del problema in questi anni si sono interessati anche molti politici locali, scrivendo lettere al Ministero della Difesa, interrogazioni parlamentari, audizioni in Senato, ma senza cavare un ragno dal buco.

Ma il professor Lelli (nominato presidente del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche) non si rassegna e ieri, dopo aver esposto alla platea dati, fatti e documenti, ha annunciato la presentazione dell’esposto. «Sarà un documento ben circostanziato — assicura Lelli — e riporterà nel dettaglio quanto è accaduto fino ad oggi. L’obiettivo è che qualcuno prenda atto che il problema esiste, e chiederemo anche di valutare se ci sono responsabilità per la permanenza delle bombe fino ad oggi. Ci hanno anche accusato di essere terroristi perché potevamo danneggiare l’industria e il commercio collegati alle attività turistico balneari — afferma amaramente — ma io mi chiedo: è terrorista chi dice “lì c’è un ordigno”, o chi sa e non fa niente per valutare e rimuovere il pericolo?».

L’esposto inizialmente doveva essere firmato da Lelli, Nicolò Di Bella e Italo Campagnoli (che da anni si sono presi a cuore il problema), ma martedì sera, dopo aver ascoltato i fatti, quasi tutti i presenti hanno siglato il documento. Tante le domande del pubblico per cercare di capire la pericolosità. «Le bombe sono ancora lì e il nostro mare sta subendo i loro effetti — diceLelli —. Per questo occorre agire subito e avviare, come è successo in Puglia e nel Lazio, azioni di monitoraggio e bonifica. Sarebbe bene creare un comitato più ampio possibile ed invito i pesaresi a mobilitarsi».

di Francesca Pedini

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Da Il Resto del Carlino, cronaca di Pesaro, del 16.09.2014
“Le bombe chimiche sepolte in mare. Rompiamo questo assordante silenzio”

L’intervista, il professor Lelli: “Dopo la denuncia del 2010 nulla si è fatto”

Pesaro, 16 settembre 2014 – «Le bombe chimiche sepolte davanti alle nostre coste? I nostri amministratori preferiscono mettere la testa sotto la sabbia, mentre in Lazio e in Puglia sono già iniziate le bonifiche». A parlare è il presidente del Coordinamento nazionale bonifica armi chimiche, il professor Alessandro Lelli, docente di Economia all’Università di Bologna ma pesarese d’adozione, che questa sera, invitato dal Movimento 5 Stelle, farà il punto sulla situazione nella sala del consiglio provinciale, in via Gramsci, alle 21. Il suo obiettivo e ripulire i nostri fondali dai “Veleni di Stato”, ovvero 4300 grandi bombe contenenti iprite ed arsenico che Hitler, il 10 agosto del 1944, diede ordine di disperdere in Adriatico proprio davanti a Pesaro e Cattolica.“Bagagli velenosi” su cui, fino adesso si è preferito non indagare troppo. Fino a che, nel 2010, è intervenuto “l’esplosivo” libro di Gianluca Di Feo, che ha ricostruito la mappa dei “Veleni di Stato” ancora abbandonati nei fondali italiani.

Professor Lelli, a quattro anni dalla denuncia cos’è cambiato? 
«Da noi poco o nulla purtroppo. Mentre a Molfetta e a Vico-Ronciglione, grazie anche alla forte mobilitazione civile, sono già iniziati i monitoraggi, e in qualche caso la bonifica».
Eppure sono state fatte interrogazioni parlamentari. Lei stesso è riuscito ad ottenere con il Coordinamento nazionale un’audizione in Commissione Ambiente in Senato con Di Feo…
«E’ vero. Inizialmente tutti i politici si appassionano al problema, ma poi si scontrano con la criticità della situazione, e tutto muore nel nulla».
Ma la situazione è critica?
«Certo, le bombe sono ancora lì. Non si sa se si siano aperte, o quanto siano pericolose. Quello che è certo è che i pescatori molto probabilmente le pescano ancora, poi ributtano tutto in mare, compreso il pescato».
Eppure verificare dove sono è possibile…
«Ci sono documenti ufficiali e noti che riportano le coordinate precise dei cimiteri sottomarini».
Sono le coordinate già contenute in una risposta del sottosegretario Tambroni all’interrogazione parlamentare dell’onorevole fanese Capalozza del 1951. Con le moderne tecnologie a disposizione, non dovrebbe essere difficile individuare le bombe.
«In realtà delle sei coordinate indicate, due risultano a terra, probabilmente per un errore di trascrizione, quindi andrebbero verificate. Ma con la tecnologia e i mezzi della Marina Militare, la loro individuazione dovrebbe essere veloce e non troppo costosa. Un’azione doverosa, soprattutto perché il mare è un elemento fondamentale per la nostra economia».
Nell’incontro di presentazione del libro di Di Feo, è intervenuta anche l’Arpam, e il dirigente Massimo Mariani ha evidenziato rischi e pericoli derivanti da arsenico e iprite…
«E’ vero. L’Arpam ha anche effettuato prelievi del sedimento in alcuni punti non rilevando, per l’arsenico (l’iprite non la si può rilevare in acqua) valori superiori a quelli consentiti, ma si è verificato solo su alcuni punti, forse pochi per comprendere se il problema esiste».
Cosa auspica?
«Che si crei una mobilitazione civile forte, perché più siamo, maggiore sarà la nostra forza. E continueremo a lottare. Ho già contatti con personalità importanti».

di Francesca Pedini

 

VELENI IN MARE DOPO L’ESPOSTO IN COMUNE SONO STUPITI, IL SINDACO GIRA IL CASO ALL’ASSESSORE

Da Il Resto del Carlino, cronaca di Pesaro, del 19.09.2014

Briglia: «Intervengano Arpam e prefettura»

SORPRESI e attoniti. Sembrano reagire così in Municipio di fronte all’emergenza bombe chimiche sepolte davanti alle nostre coste. Come se la questione non fosse già cosa nota. Eppure, sia Ceriscioli che Giovanelli, ma anche l’allora presidente … Continua a leggere