Rinnovabili, Greenpeace: 50% dei cittadini UE potrebbe auto-produrre energia

da helpconsumatori.it

La metà della popolazione dell’Unione europea, circa 264 milioni di persone, potrebbe produrre la propria elettricità autonomamente e da fonti rinnovabili entro il 2050, soddisfacendo così il 45% della domanda comunitaria di energia. È quanto dimostra il report scientifico “The Potential for Energy Citizens in … Continua a leggere

16 progetti contro il cambiamento climatico premiati dall’Onu

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  • Azuri PayGo Energy

    Un sistema pay-as-you-go sviluppato nel Regno Unito che combina il pagamento attraverso telefoni cellulari e l’uso di pannelli solari che fornisce elettricità a decine di migliaia di case in 11 paesi dell’Africa sub-sahariana: Tanzania, Kenya, Ethiopia, Uganda, Sierra Leone, Malawi, Zimbabwe, South Africa, Rwanda, Togo, and Ghana (foto: United Nations)

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  • Azuri PayGo Energy

    Finora, secondo Azuri sono state fornite 28.5 milioni di ore di luce e 9.5 milioni di ore di ricarica e sono state risparmiate di 3.504 tonnellate di emissioni di anidride carbonica per l’atmosfera. (foto: United Nations)

  • ChargePoint Electric Vehicle Charging Corridors

    Una rete di oltre 25mila stazioni di ricarica per veicoli elettrici che punta a far scendere negli States la quota di emissioni di carbonio di cui è responsabili il settore del trasporto, attualmente il 75 per cento. Ricariche, veloci, numerose stazioni segnalate attraverso un’app che permette la pianificazione di viaggi su lunghe distanze. (foto: United Nations)

  • Deforestationfree Cocoa1

    Con Deforestaion-Free Cocoa 1100 agricoltori Peruviani potranno coltivare 4000 ettari di terra a Cacao, e salvare dalla deforestazione la Riserva Nazionale di Tambopata e il Parco Nazionale Bahuaha-sonene. (foto: United Nations)

  • Deforestation Free Cocoa

    Il progetto proteggerà 570mila ettari di foresta tropicale, evitando l’emissione di 4.5 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica entro il 2020. Al suo massimo l’investimento produrrà 3200 tonnellate di cacao certificato deforestation-free, biologico ed equo-solidale. Il progetto proteggerà 570mila ettari di foresta tropicale, evitando l’emissione di 4.5 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica entro il 2020. Al suo massimo l’investimento produrrà 3200 tonnellate di cacao certificato deforestation-free, biologico ed equo-solidale. (foto: United Nations)

  • Emerging and Sustainable Cities Initiative

    In 55 città dell’America Latina e e dei Caraibi, come Xalapa in Messico (sopra), l’Emerging and Sustainable Cities Initiave promuove piani d’azione che includono assessment di vulnerabilità climatica, studi di mitigazione di gas serra e scenari di crescita urbana. (foto: United Nations)

  • Emerging and Sustainable Cities Initiative

    Tra i piani in atto ci sono: reti di drenaggio contro le tempeste, l’espansione di sistemi di transito rapido per autobus, la creazione di corridoi per la ritenzione delle acqua e di sistemi di controllo che aiutino a ridurre i rischi dovuti dalle inondazioni. I piani d’azione tengono l’inequalità e la povertà in particolare considerazione (sopra Nassau, Bahamas). (foto: United Nations)

  • Enabling Farmers to Adapt to Climate Change through ICT

    Questo progetto usa un set di strumenti ICT per raccogliere, analizzare e inviare ad agricoltori in Uganda, attraverso radio, telefoni cellulari o carta stampata, informazioni sul meteo, sul mercato agricolo e di animali e guide sulle tecniche di raccolta dell’acqua piovana a basso costo, su come fronteggiare la siccità o le inondazioni. In questo modo li aiuta a minimizzare i danni e le perdite di raccolto e li rende più resilienti ai cambiamenti climatici. (foto: United Nations)

  • E-waste: From Toxic to Green

    A più di 2000 raccoglitori di rifiuti indiani è stato insegnato come identificare e maneggiare in maniera sicura i rifiuti elettronici, solitamente bruciati o gettati in discarica. Il programma inoltre negozia con le aziende che si occupano di riciclo i tassi migliori per i raccoglitori, che hanno visto aumentare i loro guadagni tra il 10 e il 30 per cento. (foto: United Nations)

  • Fairphone

    Fairphone, è un’azienda olandese che produce smartphone disegnati per vivere più a lungo e avere parti intercambiabili riducendo il bisogno di minerali provenienti da zone di conflitto. Inoltre lavora progetti locali e con le aziende manifatturiere per garantire agli operai migliori condizioni di lavoro. Con il suo partner in Cina ha stabilito il Worker Welfare Fund nel quale è investita una percentuale del guadagno ottenuto dalla vendita di ciascun telefono. Per ora ha venduto 60mila pezzi ma il piano è di produrne e venderne 140mila l’anno a partire dal 2016. (foto: United Nations)

  • Fostering Cleaner Production

    Un programma che crea networks di donne colombiane imprenditrici, provenienti dall’accademia o dal settore pubblico e che fornisce loro formazione e risorse per iniziare attività in grado ridurre l’inquinamento causato dalle industrie. (foto: United Nations)

  • Harvesting Geothermal Energy

    Grazie a questo programma diverse donne appartenenti a 15 comunità rurali in El Salvador possono adoperare il calore e il vapore condensato della vicina centrale geotermica per coltivare piante e deidratare frutta da vendere. Le donne sono anche impiegate come ranger nel parchi naturale parte del territorio della centrale. (foto: United Nations)

  • Lifelink Water Solutions

    Grundfos, il principale produttore di sistemi di pompaggio e circolare dell’acqua a creato un sistema che fornisce acqua potabile a costi sostenibili, pagabili anche attraverso telefoni cellulari, in 44 diverse comunità in Kenya e in Uganda. L’obiettivo è raggiungere 2 milioni di persone nei prossimi 5 anni installando 1000 sistemi Lifelink in 9 nazioni africane. (foto: United Nations)

  • Mapping Exposure to Sea Level Rise

    Questo progetto fornisce agli abitanti delle isole del Pacifico come Tonga e Samoa strumenti come database, mappe online e competenze ICT per affrontare l’aumento del livello dell’oceano e altre conseguenze dei cambiamenti climatici. (foto: United Nations)

  • Microsoft Global Carbon Fee

    Microsoft ha introdotto una tassa interna sulle emissioni di carbonio. Ogni dipartimento dell’azienda è responsabile di ridurre le proprie emissioni e pagare ogni anno una tassa basata sui costi stimati di efficienza interna, energie rinnovabili, riciclo di rifiuti elettronici e altri parametri. Con i fondi raccolti Microsoft ha acquistato 10 miliardi di Kilowatt/ore di energia pulita risparmiando l’emissione di 7,5 tonnellate di anidride carbonica. (foto: United Nations)

  • Mobisol Smart Solar Homes

    Mobisol Smart Solar Homes ha portato sistemi solari in 30mila case in Rwanda e Tanzania che hanno sostituito il consumo di diesel, kerosene e legno per la produzione di energia casalinga. (foto: United Nations)

  • Planting Trees to Save the Mangrove

    Un gruppo di cooperative guidato di donne nel nord della Guinea che ha l’obiettivo di ridurre la deforestazione delle mangrovie e ridurre le emissioni di carbonio introducendo degli affumicatori a energia solare per asciugare e affumicare il pesce. Per ora sono stati costruiti 4 affumicatori, risparmiate 40 tonnellate di emissioni di CO2 all’anno e piantati 25mila alberi di moringa per ripopolare la foresta. (foto: United Nations)

  • SELF’s Solar Market Gardens

    Questo progetto combina pompe per l’acqua a energia solare e sistemi di irrigazione per la coltivazione di orti in 10 villaggi del Benin. Grazie al progetto gli abitanti possono coltivare frutta e verdura tutto l’anno e donne e ragazze non devono più recuperare acqua da pozzi lontani decine di chilometri. (foto: United Nations)

  • Solvatten Solar Safe Water Heater

    Solvatten Solar Safe Water Heater un sistema per il trattamento e il riscaldamento dell’acqua a energia solare messo a punto da un inventore svedese. Dal 2012 il sistema ha reso potabile 62 milioni di litri d’acqua negli slum di Nairobi, evitando l’emissione di 22mila tonnellate di gas serra. (foto: United Nations)

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Azuri PayGo Energy

Un sistema pay-as-you-go sviluppato nel Regno Unito che combina il pagamento attraverso telefoni cellulari e l’uso di pannelli solari che fornisce elettricità a decine di migliaia di case in 11 paesi dell’Africa sub-sahariana: Tanzania, Kenya, Ethiopia, Uganda, Sierra Leone, Malawi, Zimbabwe, South Africa, Rwanda, Togo, and Ghana (foto: United Nations)

 

La Cop 21, il Climate Summit delle Nazioni Unite, è alle porte, con l’apertura dei lavori prevista per il 30 novembre a Parigi. E forse per ispirare suoi partecipanti l’Onu ha da poco annunciato i 16 vincitori di quest’anno del programma Momentum for Change: Lighthouse Activities: iniziative innovative, scalabili, orientate a contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici in alcune comunità aiutando queste ultime a superare sfide economiche e sociali.

Come E-Waste: From Toxic to Green, che ha formato duemilawaste picker indiani, quelli che spulciano le montagne delle discariche alla ricerca di materiali vendibili o riutilizzabili, a raccogliere i rifiuti elettronici e riciclarli in maniera sicura e per loro economicamente vantaggiosa. Ma anche smartphone più longevi e con pezzi intercambiabili o pompe per l’acqua e sistemi di irrigazione alimentati a energia solare che risparmiano a donne e bambine in Benin estenuanti viaggi per recuperare l’acqua e permette a queste ultime, per esempio, di non abbandonare i banchi di scuola.

Cos’è Momentum for Change? “Tra le attività Lighthouse Momentum for Change del 2015 ci sono storie personali che riguardano la sostenibilità, la protezione del clima, la coscienza ambientale e la responsabilità sociale”, ha detto Teresa Ribera Rodriguez, Chair of the Momentum for Change Advisory Panel. “Con un numero record di application, più di 450, quest’anno la commissione incaricata della scelta dei progetti vincitori ha avuto grandi difficoltà a selezionare il meglio del meglio”.

Le iniziative premiate rientrano in quattro distinte categorie di azione (Urban Poor, Women for Results, Financing for Climate Friendly Investment e Ict Solutions) che puntano sul migliorare le condizioni climatiche e di vita nelle città, nel promuovere il ruolo di leader delle donne e gli investimenti in imprese climate-friendly e in progetti che coinvolgono le Ict (tecnologie della comunicazione e dell’informazione). Tutti i progetti vincitori avranno uno spazio dedicato negli ambienti del Summit di Parigi dove saranno esposti i diversi programmi, i loro protagonisti e i loro risultati, possibilmente per ispirare non solo i delegati ma imprenditori e tutti i visitatori a intraprendere iniziative con obiettivi simili.

Mostrando queste notevoli soluzione e le persone dietro esse possiamo rafforzare gli sforzi verso un nuovo accordo”, ha dichiarato Christiana Figueres, segretario esecutivo dell’Unfccc.

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La casa del futuro potrà essere alimentata pedalando: basterà un’ora di cyclette per avere energia elettrica per un’intera giornata. La “Free Electric” – Il progetto è del miliardario statunitense di origine indiana Manoj Bhargava, che ha realizzato una bicicletta stazionaria pensata per i tre miliardi di persone che nel mondo non hanno l’elettricità. La bici si chiama “Free Electric”, e le prime 10mila unità saranno distribuite in India all’inizio dell’anno prossimo.

La bicicletta, spiega Bhargava, ha un funzionamento semplice, un costo entro i 100 dollari, è facile da riparare in caso di bisogno e genera energia pulita, evitando anche il rischio di rimanere senza elettricità in caso di blackout. Il sistema è uno dei progetti del laboratorio “Stage 2” allestito dall’imprenditore americano, nel quale un centinaio di ingegneri stanno lavorando anche al cosiddetto Rain Maker, che trasforma acqua di mare o inquinata in acqua potabile e adatta all’agricoltura, e al Renew, un dispositivo medico per migliorare la circolazione sanguigna.

“Se si dispone di ricchezza, è un dovere aiutare chi non ne ha”. “La consapevolezza non riduce l’inquinamento e non fa crescere il cibo. Per fare ciò occorre agire”. L’obiettivo, sottolinea, è “fare la differenza nella vita delle persone, non solo parlarne”, conclude il filantropo nel documentario.

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