A CHI DA FASTIDIO LA RIAPERTURA DELLA FERROVIA DEI DUE MARI -CIVITAVECCHIA ORTE ? QUALI SONO I VERI MOTIVI ?

Pubblichiamo sotto una nota dell’Osservatorio regionale dei trasporti del Lazio indirizzata al giornalista Daniele Martini per un articolo pubblicato dal giornale “Domani”

“Nel piano dei trasporti adottato dalla regione Lazio tra Natale e Capodanno previsto il finanziamento di opere di assai dubbia utilità per un valore di quasi 6 miliardi di euro. Tra le sorprese l’inserimento tra le opere strategiche della ferrovia abbandonata Civitavecchia-Capranica”

Gentile Direttore, vorremmo rispondere all’articolo di Daniele Martini e alle tesi del prof. Filippi, riportati sul Domani di Giovedì 11 febbraio u.s., in merito alla riapertura della linea ferroviaria Civitavecchia Capranica Orte, con alcune osservazioni.

Noi crediamo che vadano riaperte e costruite ex novo ferrovie, metropolitane, tram ecc., ribaltando il paradigma che vede nella mobilità privata, più auto e più TIR in circolazione, più parcheggi e più strade, in altre parole più inutile consumo di suolo, la soluzione per gli spostamenti delle persone e delle merci.

In tutti questi anni abbiamo sostenuto l’utilità della riattivazione della ferrovia Civitavecchia – Orte, a differenza del Suo redattore Daniele Martini e del prof. Filippi. Crediamo infatti che la Civitavecchia Capranica Orte sia strategica non solo per la mobilità del Lazio, ma anche per il suo sviluppo. E questo proprio considerando i sistemi economici della regione Lazio, che ha da tempo smesso di trascurare il porto di Civitavecchia:

– sono finanziati i miglioramenti della infrastruttura ferroviaria del porto, uno dei 5 lotti realizza il collegamento del porto al tratto iniziale della linea da Civitavecchia a Capranica

– i collegamenti trasversali nel centro Italia sono carenti, ma sono attualmente oggetto di miglioramenti sostanziali (vedi la Orte Ancona, cui la Civitavecchia Capranica Orte fornisce il perfetto completamento verso il Mar Tirreno, e la Roma Pescara)

– il Centro Italia della Piccola e Media Impresa (ma anche di altre industrie maggiori, come le acciaierie di Terni) soffre della carenza di sbocchi al mare e da un lato non recepisce i flussi turistici che possono interessare la costa tirrenica, ma nemmeno gode di collegamenti agevoli verso la costa tirrenica (turismo interno) e verso i porti idonei al trasbordo per l’esportazione dei propri prodotti.

– l’intermodalità ferroviaria si è finalmente compreso che non deve servire solamente i grandi nodi industriali, ma anche i distretti industriali di medie dimensioni

– il collegamento TEN-T Scandinavo-Mediterraneo non è un pittoresco modo di ribattezzare un’antica ferrovia ma un’opera di grande respiro che appieno si inserisce in questo anno europeo delle ferrovie e che nella parte che interessa la penisola serve le città maggiori (Roma, in questo caso), insieme ai loro porti e aeroporti

Noi crediamo che la visione che ha portato a quel paradigma abbia fallito e la pandemia ce lo sta ricordando, perché riteniamo anche quel modello di sviluppo della mobilità complice all’espandersi del Covid19 e non vogliamo tornare a quella normalità. Il primo modo per ridurre gli affollamenti è ridurre la necessità di spostamento verso Roma ed in particolare quella su gomma, e la (ri)apertura delle linee ferroviarie interne, come hanno mostrato innumerevoli esperienze internazionali (dai Borders scozzesi all’area rodano-renana franco-tedesca alla Provenza, ma si potrebbe continuare a lungo), è la misura più efficace, con ritorni anche economici normalmente ben maggiori di quelle attesi, sia per restituire ricchezza a tali aree sia per migliorarne la vivibilità complessiva anche aumentando l’accessibilità turistica di territori ricchi di numerosissime attrattive, naturali artistiche ed archeologiche, come sono quello di Tarquinia, della Tuscia e del Centro Italia tutto.

Noi vogliamo ribaltare quella visione e rendere centrale il trasporto pubblico su ferro per gli spostamenti nella nostra Regione.

Quella “normalità” nel Lazio provoca 295 morti e il ferimento di altre 26.042 (PRMTL 2020) per incidenti stradali con costi alla collettività pari a poco più di 1 miliardo  e  790  milioni  di  euro  (303,8  euro  pro capite; dati Istat 2018).

Quella “normalità” va ribaltata perché l’inquinamento, la congestione il senso di soffocamento da lamiere del trasporto privato in Italia provoca malattie all’apparato respiratorio a migliaia di persone, soprattutto bambini, nonché 1500 morti premature per milione di abitanti.

Tanto che l’Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia europea per aver “sforato in maniera sistematica e continuata i limiti di Pm 10 nel periodo 2008-2017”, e per non aver “adottato, in tempo utile, misure adeguate per garantire il rispetto dei limiti regolati dalle norme Ue sull’inquinamento dell’aria”.

Per non parlare degli effetti sulla psiche umana dell’inquinamento acustico.

Quella “normalità” va ribaltata perché costruire nuove strade e autostrade, con svincoli e controsvincoli consuma inutilmente suolo, aggrava lo stato di impermeabilizzazione del terreno, contribuisce al surriscaldamento del pianeta e ai cambiamenti climatici.

Quella “normalità” va ribaltata perché crediamo sia scandaloso perdere le mezze ore per trovare parcheggio, intasando le città.

E quindi, per poter rispondere alla domanda di spostamento delle persone, l’unica strada sostenibile è quella della cura del ferro e quindi anche della riapertura della Civitavecchia-Capranica-Orte, così come del ritorno della ferrovia nella città di Fiumicino e della nuova tratta tra Minturno e Rocca d’Evandro: quest’ultima non interessa solo un presuntamente anonimo paesino collinare, ma consentirà di rimettere (sì, anche qui dopo pure più che 60 anni) in collegamento l’area di Cassino con la costa ed il porto di Gaeta (porto recentemente dotato di un nuovissimo pontile mercantile, che ha da subito prodotto un sensibile incremento dei flussi di merci trafficate), in modo comodo, veloce e sicuro. Opere che consentiranno di ricostituire quell’effetto rete che in tutta Europa è ormai riconosciuto come imprescindibile per spostare veramente le quote di ripartizione modale così distorte nel nostro paese. Solo così sarà possibile ridurre il traffico stradale, il caos, l’inquinamento e sarà possibile incrementare la qualità della vita e la vivibilità delle nostre città e dei nostri paesi, dei nostri borghi: perché non è possibile che di nuove tutte le strade portino solo a Roma.

Se quindi è vero che nessuno (salvo qualche “western all’italiana”: ma già questo ne testimonia le potenzialità) utilizza la tratta ferroviaria da Civitavecchia a Capranica da 60 anni, a causa di una frana del 1961 e del ridotto traffico merci di quell’epoca, sarebbe assai superficiale negare lo sviluppo demografico, economico, industriale e le conoscenze maturate in questi 60 anni, a meno, naturalmente, di volere pretestuosamente contestare l’operato di una giunta regionale. Non sono certo questi i punti da criticare del Piano.

OSSERVATORIO REGIONALE TRASPORTI LAZIO

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