Papa Francesco: lettera Accademia per la vita, “la soglia del rispetto fondamentale della vita umana è violata oggi in modi brutali”. La “robotica” tra le nuove frontiere

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15 gennaio 2019 @ 11:02 da agensir.it

foto SIR/Marco Calvarese

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“Noi sappiamo bene che la soglia del rispetto fondamentale della vita umana è violata oggi in modi brutali non solo da comportamenti individuali, ma anche dagli effetti di scelte e di assetti strutturali”. A lanciare il grido d’allarme è il Papa, nella lettera inviata oggi alla Pontificia Accademia per la Vita, in occasione dei suoi 25 anni di attività. “L’organizzazione del profitto e il ritmo di sviluppo delle tecnologie offrono inedite possibilità di condizionare la ricerca biomedica, l’orientamento educativo, la selezione dei bisogni, la qualità umana dei legami”, fa notare Francesco, secondo il quale “la possibilità di indirizzare lo sviluppo economico e il progresso scientifico all’alleanza dell’uomo e della donna, per la cura dell’umanità che ci è comune e per la dignità della persona umana, attinge certamente a un amore per la creazione che la fede ci aiuta ad approfondire e a illuminare. La prospettiva della bioetica globale, con la sua visione ampia e l’attenzione all’impatto dell’ambiente sulla vita e sulla salute, costituisce una notevole opportunità per approfondire la nuova alleanza del Vangelo e della creazione”. “La comunanza nell’unico genere umano impone un approccio globale e chiede a noi tutti di affrontare le domande che si pongono nel dialogo tra le diverse culture e società che, nel mondo di oggi, sono sempre più strettamente a contatto”, scrive il Papa: “Possa l’Accademia per la vita essere luogo coraggioso di questo confronto e dialogo a servizio del bene di tutti”, l’auspicio. “Non abbiate paura di elaborare argomentazioni e linguaggi che siano spendibili in un dialogo interculturale e interreligioso, oltre che interdisciplinare”, l’altro invito: “Partecipate alla riflessione sui diritti umani, che costituiscono uno snodo centrale nella ricerca di criteri universalmente condivisibili. È in gioco la comprensione e la pratica di una giustizia che mostri il ruolo irrinunciabile della responsabilità nel discorso sui diritti umani e la loro stretta correlazione con i doveri, a partire dalla solidarietà con chi è maggiormente ferito e sofferente”. “Papa Benedetto XVI ha molto insistito sull’importanza di ‘sollecitare una nuova riflessione su come i diritti presuppongano doveri senza i quali si trasformano in arbitrio’”, la citazione di Francesco, che sulla scorta del suo predecessore denuncia “una pesante contraddizione”: “Mentre, per un verso, si rivendicano presunti diritti, di carattere arbitrario e voluttuario, con la pretesa di vederli riconosciuti e promossi dalle strutture pubbliche, per l’altro verso, vi sono diritti elementari e fondamentali disconosciuti e violati nei confronti di tanta parte dell’umanità”, fra i quali il Papa emerito menziona “la mancanza di cibo, di acqua potabile, di istruzione di base o di cure sanitarie elementari”. Un ulteriore fronte su cui occorre sviluppare la riflessione, secondo Francesco, è quello delle nuove tecnologie oggi definite “emergenti e convergenti”, che “includono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le biotecnologie, le nanotecnologie, la robotica”. “Avvalendosi dei risultati ottenuti dalla fisica, dalla genetica e dalle neuroscienze, come pure della capacità di calcolo di macchine sempre più potenti, è oggi possibile intervenire molto profondamente nella materia vivente”, osserva Francesco: “Anche il corpo umano è suscettibile di interventi tali che possono modificare non solo le sue funzioni e prestazioni, ma anche le sue modalità di relazione, sul piano personale e sociale, esponendolo sempre più alle logiche del mercato”. Di qui la necessità di “comprendere le trasformazioni epocali che si annunciano su queste nuove frontiere, per individuare come orientarle al servizio della persona umana, rispettando e promuovendo la sua intrinseca dignità”. “La fraternità rimane la promessa mancata della modernità”, conclude il Papa: “Il respiro universale della fraternità che cresce nel reciproco affidamento – all’interno della cittadinanza moderna, come fra i popoli e le nazioni – appare molto indebolito”.

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