Come si fa per impedire a un giornalista di indagare e permettere ai cittadini di conoscere la verità?

L’Eni, sesto gruppo petrolifero mondiale per giro di affari che con un atto di citazione di ben 145 pagine accusa Report di Milena Gabanelli di averne leso l’immagine per un’inchiesta del dicembre 2012. Cospicua la richiesta di risarcimento: 25 milioni di euro. Ieri sera anche Alemanno ha annunciato via twitter che querelerà la Gabanelli per il servizio “Romanzo Capitale”.

Chi si sente diffamato ha tutto il diritto di tutelarsi ma è chiaro che in questo caso l’obiettivo è un altro: un palese tentativo di intimidazione. Il termine tecnico è “querele temerarie,” un’azione di sbarramento compiuta nei confronti di un giornalista per dissuaderlo dal proseguire il suo filone di inchiesta. E ovviamente per disincentivare altri cronisti dall’occuparsi dello stesso tema.

Per impedire l’uso di questo strumento intimidatorio il Parlamento ha avviato un lavoro bipartisan nella passata legislatura. Un iter che ovviamente giace ora impolverato nei cassetti di Montecitorio e Palazzo Madama.

Per questo abbiamo lanciato una petizione per chiedere che il nuovo Parlamento voglia immediatamente mettere mano ad una revisione della materia che preveda una sostanziosa penalità nei confronti di chi utilizza strumentalmente questo tipo di richieste, condannando il querelante, in caso di sconfitta in sede giudiziaria, al pagamento del medesimo importo.

Firma anche tu la petizione: https://www.change.org/salviamoreport?utm_source=action_alert&utm_medium=email&utm_campaign=22356&alert_id=LTRodQiruP_pZtHAAFMBo

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