Facciamo attenzione alle false e infondate informazioni che circolano su internet

Da tempo sul Web si è diffusa la notizia che una ricercatrice italiana, la dott.ssa Roberta Benetti dell’Università di Udine, avrebbe fatto una scoperta sensazionale, individuando le molecole che bloccano la proliferazione tumorale e che, aggredendo soltanto le cellule malate, potranno rappresentare l’alternativa alla chemio e alla radioterapia. Informazione diffusa con link postati su Facebook. L’abbiamo contattata per avere maggiori dettagli. La risposta, però, è stata sconcertante: nulla di più falso. Spesso la mala-informazione può essere più grave di qualsiasi altra forma di comunicazione, specialmente laddove si lucra sulla salute della gente, sulle sue aspettative di vita, sulle sue speranze.

In apertura della mail che abbiamo ricevuto dalla dott.ssa Benetti, che cortesemente ci ha subito risposto con una chiarezza e una maniera diretta apprezzabili, ella scrive: “le notizie che girano in internet recentemente (ma che in realtà fanno riferimento ad una pubblicazione del 2010), si sono amplificate con un sensazionalismo giornalistico incontrollabile che in primis non garantisce il rispetto ai pazienti colpiti da questa terribile malattia”. 

 

“In termini di applicabilità terapeutica – prosegue – lo studio sul miR-335 è ancora molto lontano dalla clinica e nessuno di noi ricercatori si è mai permesso di affermare che possa sostituire la chemioterapia”. Riteniamo che ricerca e sensazionalismo gratuito collidano, perché per fare notizia non significa scrivere illazioni. Per rendere onore al merito del sacrificio di persone che costantemente lavorano all’innovazione terapeutica per malattie ancora altamente incurabili, purtroppo, crediamo sia sufficiente riportare il loro impegno, i loro sforzi, la loro umanità, la vicinanza emotiva al dolore, alla sofferenza dei malati e delle loro famiglie. Sono questo tipo di persone che possono cambiare, in qualche modo, il mondo. Come, del resto, è scritto in quei post tanto diffusi e paventati. Non lo faranno, di certo, scoop infondati che alimentano cinismo, ipocrisia e mancanza di rispetto.

“I passi per valutare i suoi effetti – aggiunge Benetti – sono davvero lunghi e li stiamo ora studiando sperimentalmente anche sul topo. Certo, abbiamo dato seguito alle scoperte del 2010, approfondendo anche il suo ruolo nelle cellule staminali e pubblicando un recentissimo paper in cui troviamo associata a questo miRNA una nuova pathway che sembra anche attiva al momento soprattutto nei tumori di origine germinale. Speriamo davvero di continuare nella direzione giusta ma non siamo assolutamente arrivati al punto di poter promettere nulla”. Ed in effetti al microRNA di cui si parlava nel 2010 sono seguite altre sperimentazione sulle cellule staminali e sui tumori dell’ovaio.  

“Per poter spiegare meglio quanto facciamo nel nostro laboratorio di ricerca voglio precisare quanto segue: un aspetto critico per i tumori – continua la dott.ssa – è al momento la loro classificazione e l’identificazione attraverso bio-marcatori specifici dei casi ad elevato rischio, requisito fondamentale questo per poter migliorare le strategie di cura e per guidare le scelte terapeutiche. Il nostro lavoro cerca di fornire un contributo di base proprio in questo ambito. Noi stiamo cercando di chiarire l’importanza di determinati componenti molecolari, per capire se essi possano risultare associati all’andamento della malattia e, quindi, per poter fornire (in ottica ambiziosa) interessanti futuri bersagli terapeutici”. Alla faccia della chiarezza. La migliore comunicativa per rendere conto della difficoltà di una situazione complessa, in cui le concause in gioco sono molteplici, come gli aspetti da valutare e di cui tenere conto: oltre quelli fisici, anche quelli psicologici e sociologici. Pensare dire queste cose a chi scopre per la prima volta di essere malato o a un suo parente. Quando non sei coinvolto in nessun modo, sia direttamente che indirettamente, sembra tutto facile, quando si correlano altre ragioni, altre contingenze, scelte difficilissime da prendere che ti cambiano, volente e/o nolente, la vita, allora è tutto diverso, cambia il modo in cui si ragiona, spesso spinti sull’onda dell’emotività piuttosto che della razionalità.

“Come certo capirà – conclude l’esperta – vogliamo dare speranza alla gente (e per questo le forze di tutti noi ricercatori, di cui la mia è parte milionesima, sono sempre unite e stimolate) ma anche assolutamente evitare false illusioni. Tanto più se, come mi è capitato, dopo aver scritto personalmente all’ennesimo sito Facebook che mi hanno fatto notare per chiedere di chiarire la notizia nel rispetto di chi sappiamo (in questi giorni x esempio https://www.facebook.com/ma.cecchini), mi ignorano completamente e così, intanto, la gente continua a condividere e sperare. La sensibilità non è davvero di tutti. E prego chiunque invece per quanto possibile di informare la verità a chi riuscite”.

Già sensibilità e rispetto per chi è “vittima” di una malattia che non ha voluto e che, ricordiamoci, potrebbe riguardare ciascuno di noi; nessuno è immune dal poter trovarsi dall’oggi al domani con questa “spada di Damocle”, intorno a cui dover far ruotare la sua vita e di chi la circonda.

 Barbara Conti

 

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