Morire di mafia. Commemorazione delle vittime della “prima strage di Porto Empedocle”

Morire di mafia. Commemorazione delle vittime della “prima strage di Porto Empedocle”

È la sera del 21 settembre del 1986. La gente passeggia lungo il corso principale di Porto Empedocle. Due passi, due chiacchiere, un gelato a chiudere una delle ultime sere d’estate. Le raffiche rabbiose dei kalashnikov, nell’oscurità di un blackout provocato, chiudono vite.

La luce torna in paese, ma gli occhi di quanti giacciono a terra rimarranno per sempre spenti. Sei morti ammazzati, tra i quali due vittime innocenti: Antonio Morreale e Filippo Gebbia.

Ieri, 22 settembre 2012,  nell’aula  magna della Scuola Media Ugolino e Vadino Vivaldi di Porto Empedocle, sono state ricordate le vittime innocenti di una delle tante stragi che hanno insanguinato la nostra Sicilia.

Una commemorazione che va aldilà del ricordo delle vittime. Un momento significativo, che si pone come obbiettivo quello di far sì che sangue e dolore non siano stati invano.

È nell’ottica di educare ad una cultura della legalità, che la scelta del luogo è ricaduta su un istituto scolastico. al tavolo dei relatori si succedono il Preside dell’Istituto Prof. Claudio Argento, da sempre impegnato sul fronte della cultura alla legalità; il Vice Questore Aggiunto Cesare Castelli; la scrittrice e docente Antonella Colonna Vilasi; il Presidente dell’Associazione “Emanuela Loi”, Fabio Fabiano; l’Avvocato Salvatore Ferrara; i familiari di vittime di mafia. A coordinare e moderare i lavori, Mario Caramazza, responsabile della biblioteca di Cianciana.

Un incontro nel corso del quale i ragazzi presenti nell’aula hanno appreso di come di mafia si possa morire per caso, così come narrato da Giuseppe Ciminnisi, figlio di Michele, morto solo per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato; così come per Filippo Gebbia, del quale ha parlato la sorella Leonarda, morto per essersi trovato in un bar con la sua fidanzata, proprio quando un gruppo di fuoco falciava quattro rivali a colpi di kalashnikov. La stessa sorte di Antonio Morreale, anche lui all’interno di quel bar in una sera d’estate.

Tra i familiari di vittime di mafia, Nico Miraglia, figlio di Accursio, sindacalista caduto sotto il piombo dei sicari, per essersi messo di traverso a interessi mafiosi, ma anche di altri che forse la mafia hanno solo utilizzato.

Racconti di dolore ma anche di insegnamento, affinchè questi ragazzi crescendo non corrano il rischio di trovarsi a percorrere strade che non hanno sbocco alcuno se non il carcere o la morte.

Una cultura alla legalità, tracciata e promossa dal Vice Questore Castelli, il quale, nel ricordare come il Commissariato da lui diretto si chiami “Frontiera”, ha precisato come lo Stato è presente, che i risultati nella lotta alla mafia non sono mancati e che i cittadini devono contare sulle Istituzioni, collaborando con le stesse, per sconfiggere quella cancrena chiamata Mafia.

Una premessa che porta a sperare sul futuro significato del nome del Commissariato Frontiera. Da luogo di frontiera, dove da sempre vige la legge del più forte, a baluardo di legalità, dove il più forte è lo Stato con le sue leggi e con i suoi uomini.

Il Presidente dell’Associazione “Emanuela Loi”, Fabio Fabiano, nel ricordare l’agente di scorta del Giudice Borsellino, morta nella strage di via D’Amelio, alla quale l’Associazione è intitolata, ha esortato i ragazzi a fare una scelta di vita. Scegliere di vivere nella legalità, e non perseguire una via apparentemente facile, ma che è lastricata solo di morte e dolore.

L’Avvocato Salvatore Ferrara ha illustrato alcuni aspetti giuridici di carattere risarcitorio, rispetto ai quali andrebbe rivisitata una legge che appare inadeguata per quanti hanno già pagato a caro prezzo la propria onestà.

A chiudere l’incontro, Antonella Colonna Vilasi, che nella circostanza ha anche presentato il suo libro dal titolo “Mafie. Origini e sviluppo del fenomeno mafioso”. Un excursus delle sue tappe fondamentali che, con rigore scientifico ma con approccio divulgativo, si districa nei meandri di quel “mondo” che non ha mai smesso di rappresentare il cancro della nostra società.

La Vilasi, scrittrice, giornalista e docente universitaria in Svizzera, tiene conferenze e lezioni in varie agenzie ed università (Tirana, Parigi, Madrid, Londra, New York, Malta, Atene, Bucarest, Il Cairo, Beyrut). La sua partecipazione ad un incontro in memoria di vittime di mafia, in una scuola dove ha incontrato il domani di questa nostra terra, è stata molto significativa.

A termine dell’incontro, nel corso del dibattito, sono stati toccati anche argomenti di grande interesse, quali l’attuale trattativa Mafia-Stato e il coinvolgimento di governi e servizi segreti sulle stragi mafiose del dopoguerra.

Tutte lezioni di vita che, tra memorie, esempi ed esortazioni, questi giovani uomini di domani non dimenticheranno.

Gian J. Morici

 

FOTO MICELI GIOVANNI

VIA SALITA CHIESA, 7

92014 PORTO EMPEDOCLE

TEL.  0922 636208

 

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