Nanotecnologie: la scienza del futuro

Nanotecnologie: la scienza del futuro ospite a Venezia

Creato Lunedì, 17 Settembre 2012 17:14
Scritto da Francesca Mancuso
da nextem.it

scienzafutura

La scienza del futuro fa capolino a Venezia. Si è aperta ieri la manifestazione The Future of Science, un ciclo di conferenze annuali internazionali organizzate congiuntamente dalla Fondazione Umberto Veronesi, dalla Fondazione Silvio Tronchetti Provera e dalla Fondazione Giorgio Cini. Fare il punto sulle tecnologie che stanno cambiando e che cambieranno la nostra vita sotto il profilo della qualità, questo il focus degli incontri, che si concluderanno domani 18 settembre. Le nanotecnologie sembrano farla da padrone in quest’ambito.

 

Queste ultime infatti apriranno nuove prospettive non solo nei settori dell’informatica ma in ogni campo. Miliardi di nanocomponenti in pochi millimetri quadrati di silicone: ciò sarà possibile nel giro di qualche anno, creando enormi flussi di dati trasmessi forse alla velocità della luce, per dar vita ad una società sempre più smart.

La scienza esercita un’influenza sempre più pervasiva sulla nostra vita, ma sono poco note le conseguenze sociali, economiche e culturali della rivoluzione tecnologica in atto. I problemi e i dilemmi generati dalla incessante progresso scientifico e tecnologico non sono infatti adeguatamente discussi.

Il XXI secolo è dunque caratterizzato dai grossi investimenti sulle nanotecnologie. Nel corso dell’ultimo decennio, infatti, la ricerca e lo sviluppo nel campo delle nanotecnologie hanno fatto passi da gigante, lasciando intuire ciò che sarà. Il carattere interdisciplinare delle nanoscienze e delle nanotecnologie hanno aumentato le aspettative collettive sui benefici per la società, in primo luogo un miglioramento dell’assistenza sanitaria.

Un esempio? Curare facilmente i tumori distruggendoli dall’interno, individuandoli ad uno stadio precoce grazie alla nanomedicina. Pier Giuseppe Pelicci, co-direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) nel corso di un’intervista alla Fondazione Veronesi ha spiegato che il fondamento della nanomedicina si basa su “piccole particelle in grado di raggiungere qualsiasi parte del nostro corpo. Le particelle di diametro inferiore ai 50 nanometri filtrano attraverso la membrana delle cellule, entrando all’interno di esse; le particelle inferiori ai 20 nanometri possono fuoriuscire dalle pareti dei vasi sanguigni e andare ovunque. Si tratta, come si capisce, di uno strumento eccezionale”.

Secondo l’esperto, un altro vantaggio è legato al fatto che tali particelle sono costruite con materiali completamente biocompatibili “e possono portare, sulla loro superficie, molecole che, nell’organismo, le indirizzano dove noi vogliamo”. Inoltre, “possiamo scegliere quale tipo di molecole inserire all’interno di queste particelle, a seconda dell’obiettivo che desideriamo raggiungere”.

Gli fa eco Umberto Veronesi: “Fino ad ora gli stupefacenti scenari disegnati dalle applicazioni della nanoscienza erano argomenti di interesse riservati agli esperti. Ora è arrivato il momento di mettere in comune il patrimonio delle conoscenze finora acquisite, e di ragionare tutti insieme su come le nanotecnologie serviranno al benessere della società umana, che è il fine ultimo cui deve tendere la scienza”. Il futuro è più vicino, secondo l’oncologo: “La ‘nanosocietà’ sarà piena d’innovazioni impensabili nel campo delle telecomunicazioni, dell’informatica, dell’elettronica, dell’astrofisica, dell’energia, della protezione dell’ambiente, della creazione di nuovi materiali”.

Meglio farsi trovare pronti.

Francesca Mancuso

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