lago di vico interrogazione Ferrante, Della Seta

 Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08129

da Senato.it

Atto n. 4-08129

Pubblicato il 5 settembre 2012, nella seduta n. 788

FERRANTE , DELLA SETA – Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. –

Premesso che:

il lago di Vico, in provincia di Viterbo, oltre a dover rispettare gli standard ordinari di qualità delle acque superficiali (obbligatori dal 31 dicembre 2008), è un’area protetta per specifiche destinazioni ai sensi della direttiva 2000/60/CE (come specificato nell’allegato 9 al decreto legislativo n. 152 del 2006), in quanto è acqua destinata al consumo umano, acqua destinata a specie acquatiche economicamente significative per la pesca ed è un corpo idrico utilizzato a scopo ricreativo (acque di balneazione);

il lago di Vico è, sempre ai sensi della direttiva 2000/60/CE, corpo idrico collocato in un’area vulnerabile allo scarico diretto e indiretto di nitrati di origine agricola (come da allegato 7, in attuazione della direttiva nitrati 91/676/CE);

il lago di Vico è collocato in un’area designata a livello europeo alla protezione degli habitat e delle specie (direttiva 79/409/CE), zona di protezione speciale, relativa a zone di protezione per la conservazione degli uccelli selvatici, nonché ai sensi della direttiva 92/43/CE, SIC IT6010024, relativa alla conservazione degli habitat;

quello di Vico è un lago vulcanico di grande importanza per il suo ecosistema tanto che già nel 1982 veniva istituita la riserva naturale regionale del lago di Vico (legge regionale del 28 settembre 1982, n. 47, e successiva legge regionale del 24 dicembre 2008, n. 24) che tra i vari compiti ha proprio “preservare l’equilibrio biologico del lago e l’effettiva potabilità delle sue acque”;

in palese, ripetuta, persistente e grave violazione delle citate normative nazionali ed europee di tutela ambientale, il lago di Vico è in un condizione di gravissimo inquinamento, infatti: da anni è documentato, e in fase di peggioramento, un processo di eutrofizzazione, con una sempre più marcata riduzione del quantitativo di ossigeno nelle sue acque e sempre più frequenti e massicce fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens (detta anche alga rossa) capace di produrre una microcistina cancerogena e tossica per gli esseri umani, per la flora e la fauna lacustre;

nel corso degli ultimi due anni sono stati raccolti e resi pubblici dati allarmanti relativi ad un’anomala presenza di arsenico nelle acque e nei sedimenti del lago;

gli acquedotti dei Comuni rivieraschi di Caprarola e Ronciglione, che vengono riforniti in misura preponderante da acque captate proprio dal lago di Vico, sono stati interessati da ordinanze di non potabilità che attestano la presenza di un rischio per la salute dei cittadini,

si chiede di sapere:

se risulti il motivo per cui in questo lago, per quanto a conoscenza degli interroganti, risulta così vistosamente disapplicata la normativa ambientale vigente: per esempio non esiste la tutela della fascia di almeno 10 metri dalle rive (prevista dall’art. 115 del decreto legislativo n. 152 del 2006) “Al fine di assicurare il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea nella fascia immediatamente adiacente i corpi idrici”; non sono attuate concrete misure al fine di perseguire il risanamento e l’obiettivo del buono stato delle acque (art. 4 della direttiva 2000/60/CE) da raggiungere obbligatoriamente entro il 2015; non si sta applicando l’art. 121 del citato decreto legislativo n. 152 che prescrive che si facciano piani di tutela delle acque che indichino gli interventi, le priorità e le misure per il raggiungimento degli obiettivi di qualità con interventi di bonifica dei corpi idrici e nemmeno l’art. 116 che prescrive programmi di misure per realizzare gli obiettivi ambientali che integrino, nel caso, i piani di tutela dello stesso art. 121;

come mai nella conca che costituisce il bacino scolante del lago, che è costituito da una falda affiorante con limitato ricambio d’acqua, pesantemente inquinato e oggetto di diverse normative di tutela, si continui da decenni a coltivare nocciole, in alcuni punti fino a pochi metri dalle sponde, facendo largo uso di nutrienti chimici, di diserbanti e vari fitofarmaci, anche se è evidente e ampiamente dimostrato che le acque piovane, che ricadono nel catino che circonda il lago, dilavano i terreni portando nel lago un carico di inquinanti e nutrienti che si sono accumulati nelle acque e nei sedimi, e perché non sia ancora intervenuta una prescrizione di divieto di impiego di sostanze chimiche e di coltivazione concessa esclusivamente con metodo rigorosamente biologico controllato nel bacino scolante di questo lago, così come avviene ormai per molte altre produzioni agricole italiane, anche in aree di minor pregio e meno inquinate;

che cosa il Ministro in indirizzo abbia fatto e che cosa intenda fare per far fronte a questa grave emergenza ambientale, anche nel caso di perdurante assenza o inadeguatezza degli interventi della Regione e degli enti locali, con particolare riferimento alla tutela di un corpo idrico così importante e con riferimento alla tutela di livello europeo di un consorzio di iniziative sociali e di una zona di protezione speciale.

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