Ecco come si ridisegna il servizio idrico

da comune-info.net


«Perchè un’altra firma dopo aver vinto i referendum sull’acqua?». Già, perché? Per ragionare sulla nuova proposta di legge di iniziativa popolare sulla gestione del servizio idrico si può partire proprio da quella domanda, che spesso viene rivolta ai banchetti di raccolta firme da alcune settimane sparsi per la città.

Ci sono diverse buone ragioni dietro quella nuova proposta, prima fra tutti la natura abrogativa del referendum: con la straordinaria vittoria del 12-13 giugno 2011 è stato infatti messo uno stop alle privatizzazioni nel nostro paese, un freno che continua a reggere nonostante i molteplici tentativi di aggiramento del precedente e dell’attuale governo. Mafermare le privatizzazioni, ricorda il movimento per l’acqua pubblica, è solo l’inizio di un cammino che punti alla gestione pubblica e partecipata del servizio idrico. E se questa battaglia ha ovviamente una dimensione nazionale, anche le decisioni che vengono prese dai governi regionali sono cruciali in tal senso: entro il 31 dicembre 2012 le Regioni dovranno infatti individuare i soggetti che assumeranno le competenze degli attuali Ambiti Territoriali Ottimali (Ato, le unità territoriale di gestione del servizio idrico).

La bozza di legge finora circolata nella Regione Lazio, a firma dell’assessore all’ambiente Marco Mattei, marcia in direzione contraria a quella indicata dagli oltre due milioni di cittadini del Lazio che poco più di un anno fa hanno votato per l’acqua pubblica: dalla definizione del servizio idrico come «servizio di rilevanza economica», con il suo conseguente assoggettamento al mercato, alla costituzione di un Ato unico regionale, che porterebbe a un allontanamento del servizio dal cittadino e a uno svuotamento ulteriore del ruolo delle comunità locali. La scadenza di dicembre è però anche un’occasione che le organizzazioni sociali della Regione per la difesa dell’acqua e dei beni comuni non possono perdere: si ridisegna il servizio idrico, ed è quindi il momento giusto per mettere sul piatto le proposte dal basso.

L’obiettivo quindi è una proposta di legge che sottragga davvero il servizio idrico alle regole del mercato, che spinga verso la trasformazione delle attuali società per azioni in aziende di diritto pubblico, che getti le basi per una gestione dell’acqua attenta all’ambiente e ai cittadini. Una proposta che, se non sarà discussa entro un anno dalla sua presentazione, sarà sottoposta a referendum popolare, così come previsto dal regolamento regionale.

Si tratta di un percorso che parte dai cittadini, ma che passa anche per le amministrazioni comunali, le più prossime ai cittadini, anch’esse sempre più estromesse dalle decisioni in tema di servizi pubblici. La proposta di legge sarà infatti presentata in Consiglio regionale anche da tutti quei Comuni che in questi giorni stanno deliberando in tal senso: almeno dieci, secondo il regolamento della Regione, molto probabilmente di più, secondo l’interesse manifestato da molte amministrazioni.

Entro il 30 settembre, ricordano i promotori dei banchetti, si chiuderà la fase di raccolta firme: 50.000 l’obiettivo da raggiungere, firmando negli Urp dei Municipi di Roma e presso i banchetti consultabili su referendumacqua.it. Si aprirà poi la fase di interlocuzione con la Regione Lazio, insieme alla mobilitazione necessaria per contrastare la proposta della giunta regionale e far sentire la voce dei cittadini che all’acqua pubblica hanno detto e ribadito un chiaro sì. A quanto pare, il cammino è ancora lungo, ma la strada è tracciata.

 

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