Corteo Alcoa a Roma, è caos Bombe carta contro il ministero

da quotidiano.net

Tensione e tafferugli: 16 feriti, lamine come armi

Aggredito Fassina (Pd). “Klesch interessata”

 

FOTO Gli scontri a Roma

Oltre 1.500 agenti di polizia provano a contenere i 500 operai, sindacalisti, sindaci e amministratori che in strada, davanti al Mise, attendono da otto ore l’esito della riunione decisiva per il futuro dello stabilimento di Portovesme e della produzione di alluminio in Italia. Anche la Ferrari (che solidarizza) è un grande cliente Alcoa

 

Operai dello stabilimento Alcoa a Roma (Ansa)

Operai dello stabilimento Alcoa a Roma (Ansa)

Roma, 10 settembre 2012 – L’autunno caldo piomba in anticipo sulla Capitale con la nuvola di rabbia e rivendicazione degli operai sardi dell’Alcoa, nel cui stabilimento di Portovesme propriooggi – secondo fonti sindacali – sono cominciate le procedure di spegnimento. Ottocento posti di lavoro nel settore strategico dell’alluminio che rischiano di andare in fumo.

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TUTTI MOBILITATI – La lunga marcia dei circa 500 lavoratori sardi, partiti ieri pomeriggio dall’isola, per manifestare tutta la loro preoccupazione in occasione dei vertice al ministero dello Sviluppo economico, ha ben presto assunto le vibrazioni di scontri dolorosi e antichi. Con gli operai pronti a tutto per difendere il proprio posto di lavoro, le forze dell’ordine a cercare di tamponare l’onda d’urto, sindacalisti e rappresentanti territoriali a trattare il trattabile registrando l’apertura della Klesch, acquirente sino ad oggi solo potenziale e al prezzo di una scontata cura dimagrante. Nel corteo anche i tre operai asserragliatisi per alcuni giorni sul silos dello stabilimento di Portovesme e diventati, loro malgrado, simbolo della protesta.

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BILANCIO PESANTE – Bombe carta, petardi, scontri, 16 feriti e la tentata aggressione al responsabile economico del Pd Stefano Fassina giunto al dicastero di via Veneto per solidarietà nei confronti dei lavoratori costituiscono il bilancio paziale della giornata. I 16 feriti sono otto agenti, un dirigente e un ispettore del Primo reparto, tre carabinieri, un finanzieree due operai. Fassina stava rispondendo ai giornalisti, quando è stato bersagliato di insulti e proteste. “Ci avete venduti” e “Andate a lavorare”, sono state le frasi che i lavoratori gli hanno urlato contro.

“PD COI LAVORATORI” – “E’ un momento difficile, quindi è comprensibile che si arrivi a momenti così concitati” ha minimizzato Fassina (col quale hanno solidarizzato molti esponenti del Pd) ai microfoni di TgCom24: “Mi dicono che chi ha preso la guida di quell’offensiva non fa parte dell’azienda – ha spiega il respondabile economico dei democratici – ed è stato segnalato alle forze dell’ordine. Il nostro rapporto coi lavoratori è antico, non enfatizzerei questo punto“.

LA TRATTATIVA – Alle 13 circa è iniziato l’incontro durante il quale pare sia stato confermato l’interesse per lo stabilimento dell’azienda svizzera Klesch. Per il Governo al tavolo il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti e il vice ministro al Welfare, Michel Martone. Folta la delegazione sindacale, oltre trenta membri, tra i quali dirigenti nazionali dei metalmeccanici e i responsabili delle Rsu. E’ poi presente un’ampia delegazione degli Enti locali, guidata dal presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. Alla testa del corteo anche una delegazione di sindaci della provincia del Sulcis.

“FORNERO AL CIMITERO” –  Da Torino il ministro del Lavoro Elsa Fornero prova a ricondurre la vicenda su un piano squisitamente industriale: “Non ci preoccupa la manifestazione. Ci preoccupa tutto il problema dell’Alcoa”. “Noi – ha ribadito – siamo vicini ai lavoratori e ci sentiamo di spiegare loro lo sforzo che il governo sta facendo. Questo – ha aggiunto il ministro – è uno sforzo per cercare di tenere in piedi quei posti di lavoro, che devono essere, però, sostenibili economicamente“. Per nulla sintonica la risposta dei manifestanti che hanno intonato il consueto: “La Fornero al cimitero”.

SINDACATI CAMPO – Anche tra i leader sindacali, che da tempo denunciano la sistematica rinuncia del Paese a una seria politica industriale, l’ottimismo sembra fuori produzione. Per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni la vertenza Alcoa esprime una valenza regionale: “Una situazione così difficile va risolta perché non siamo disposti a desertificare un territorio già così povero”. “Bisogna praticare prezzi più bassi – ha aggiunto – e rassicurare l’Europa con un progetto di energia pulita”.

“PIU’ STATO” – Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ribadisce la necessità di ”un intervento pubblico immediato da parte del governo per riunificare le tante vertenze aperte nel Paese, a cominciare da Alcoa, e trovare soluzioni di tutela delle attività produttive accompagnandole fuori dalla crisi”.

“POLITICHE CONCRETE” – Secondo il presidente di Sel, Nichi Vendola, “la vicenda Alcoa e il dramma che stanno vivendo da troppo tempo centinaia di lavoratori e le loro famiglie è la cartina di tornasole dell’incapacità che ha avuto la politica del centrodestra in questi anni, e anche l’attuale governo, nel porre in atto politiche concrete di sviluppo e per il lavoro”.

PAUSA TECNICA’ – Il sottosegretario Claudio De Vincenti, intanto, alle 14.30 ha fermato il tavolo per un’ora, probabilmente per parlare separatamente con Alcoa. L’Alcoa, stamattina, nel corso del tavolo, avrebbe infatti confermato di voler procedere allo spegnimento degli impianti seppur con modalità tecniche e funzionali finalizzate ad un successivo rifunzionamento.

ALTA TENSIONE – In strada, davanti al Mise, intanto la tensione resta altissima. I lavoratori continuano incessantemente a lanciare verso il ministero ed in strada petardi e bombe carta, mentre sono stati lanciati anche due razzi. E poi i manifestanti hanno portato tante piccole lamine. ”Sono le armi con cui difendiamo il posto di lavoro”, dicono. Prima le hanno disposte davanti al ministero, piccole lamine tondeggianti, quasi a farne un tappeto. ”Volevamo far vedere cos’è il nostro lavoro – dice un operaio -, cosa difendiamo, l’anima di tanti giorni, mesi, anni di fatica. Una fatica che amiamo e che ora rischiamo di perdere”.

PRODUZIONI D’ECCELLENZA – Su ogni mini lamina è infatti incisa una cifra che indica la colata, una specie di codice genetico del materiale che indica il tipo di composizione e la quantità dei composti. ”Questi ‘provini’ (così si chiamano tecnicamente, ndr) ci rappresentano – aggiungono gli operai Alcoa -: siamo noi e ciò che difendiamo”. Durante gli scontri e le cariche le mini lamine sono poi diventate anche un’arma occasionale alternativa a bottiglie e petardi.

‘PASSERA DOVE SEI?’ – “Noi da qui non ci muoviamo. Questo è niente”. Un operaio Alcoa scandisce queste parole al megafono e subito i manifestanti ricominciano a sbattere i caschetti da lavoro per terra.“E’ una vergogna- spiega un altro manifestante -: Passera non si è neanche degnato di venire all’incontro”.

OPERAIO IN MUTANDE – Sdraiati sull’asfalto e dopo aver gridato slogan contro il premier Mario Monti, attorno alle 15 i manifestanti si sono rialzati ma uno di loro si è denudato restando in mutande, rendendo così evidente la condizione in cui si troverebbero gli operai di Portovesme se l’Alcoa chiudesse.

FERRARI SOLIDALE – Ai manifestanti è arrivata la solidarietà – forse inattesa – del presidente del Ferrari Club Italia, Vincenzo Gibiino, che dal negozio Ferrari di via Tomacelli dove stava presentando ‘Made in Italy – Tribute to Pininfarina’, l’evento che mercoledì portera’ 16 modelli della Ferrari in esposizione lungo via Condotti, ha spiegato: “E’ giusto che ci sia attenzione a quello che sta succedendo oggi a Roma. Anche l’Alcoa è un’eccellenza italiana. Ricordiamo che anche la Ferrari è fatta di alluminio ed è una grande committente di questa azienda. L’Alcoa deve rimanere in Italia e non deve chiudere, perché altrimenti si disperderebbe un patrimonio umano e di esperienza immenso. Perché i macchinari si rifanno, ma è la manodopera che si perde”. Per questo, ha concluso Gibiino, “porgo un augurio all’Alcoa e soprattutto ai lavoratori”.

“NAZIONALIZZIAMO” – Più drastico il leader del Partito comunista dei lavoratori (Pcl), Marco Ferrando: “Solo la nazionalizzazione dell’Alcoa, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori, può salvare il posto di lavoro degli operai. Alcoa ha sfruttato per molto tempo le risorse pubbliche a vantaggio del proprio profitto privato. Il suo esproprio senza indennizzo è solo la restituzione del maltolto. Non vi sono altre ‘soluzioni’ per la difesa dei posti di lavoro. Che non può essere negoziata o svenduta”.

ANNUNCIO DEL MINISTERO – La svolta (parziale) a metà pomeriggio quando il sottosegretario allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, ha confermato ai sindacati che il gruppo svizzero Klesch ha formalmente avanzato una manifestazione di interesse per rilevare l’impianto di Portovesme e le sue attività. Ma dopo oltre otto ore dall’inizio della manifestazione, i 500 operai sardi mantengono il presidio.

 

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