Scuola, perché il concorso è un bluff per i giovani

L’analisi

da rassegna.it

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A prima vista ci sarebbe da applaudire il governo per le 12mila assunzioni previste nel bando in arrivo, nonostante i tagli al pubblico impiego. Ma a ben guardare, le cose non proprio stanno così. Ecco le ragioni DI ERMANNO DETTI

Ermanno Detti

Scuola, concorso bluff per i giovani

Un concorso per 11.892 posti nella scuola sarà bandito il 24 settembre 2012: è l’annuncio del ministro Profumo. Ma come? La crisi, i disoccupati, i licenziamenti degli operai, i tagli senza fine nel pubblico impiego… Com’è possibile assumere? Ci sarebbe comunque da plaudire. Le cose invece non stanno così e occorre spiegare il perché. Il buon funzionamento della scuola ha un paio di curiosi segreti, curiosi perché ben noti a tutti. Sono la stabilità e la preparazione del personale che garantiscono la continuità didattica e che impediscono ai nostri figli di vedersi ogni anno o anche a metà anno sostituire i docenti. Sono gli elementi base di una seria formazione culturale. 

Purtroppo la stabilità pare un miraggio mai raggiunto, anzi la scuola ha creato nel tempo un esercito di precari, si parla di circa duecentomila. Chi sono questi precari? Sono quelli che ogni anno vengono chiamati dalle scuole per le supplenze o per gli incarichi; sono persone laureate e spesso abilitate, frequentatrici di master e di dottorati universitari. Persone che dopo aver svolto il loro lavoro nella scuola vengono di nuovo licenziate. Sembra un paradosso, i precari sorreggono in parte la scuola, perché vanno a ricoprire posti di lavoro realmente esistenti e non riconosciuti in organico. 

Quando i posti non esistono più e il lavoro finisce vengono licenziati e restano in attesa di altre chiamate. Esistono naturalmente le graduatorie da cui le scuole possono attingere per queste loro necessità. Sono le famigerate graduatorie a esaurimento, così chiamate perché il 50 per cento delle immissioni in ruolo avviene da queste graduatorie (e il rimanente 50 da quelle dei concorsi). Negli ultimi anni per sanare questa situazione è stato previsto un piano di stabilizzazioni, ossia di immissioni in ruolo, rispondenti ai posti effettivamente vacanti che sono, malgrado i tagli, pur sempre numerosi. Quest’anno le immissioni in ruolo sono state 21.011.

Tornando al concorso, è noto che si tratta di uno strumento che garantisce un reclutamento democratico, trasparente, entro certi limiti una selezione qualitativa. Anche la nostra Costituzione prevede che le assunzioni debbano avvenire per concorso. Però in questo contesto il concorso indetto dal ministro Profumo appare inopportuno e confusionario, perché rimescola le carte di un piano prestabilito che andava soltanto rispettato. “Ben vengano i concorsi, ma il ministro ci dica prima come intende concretamente garantire lo svuotamento delle graduatorie a esaurimento nei prossimi anni”, è il logico commento di un comunicato della Flc Cgil.

Così l’applaudito concorso risulta alla fin fine più finalizzato alla propaganda mediatica che a risolvere la questione e a immettere i giovani nella scuola. Non sembra insomma il segnale di un serio investimento e per di più contiene nei suoi comunicati delle inesattezze. Prendiamo la questione giovani: secondo la normativa attuale possono partecipare ai concorsi solo gli abilitati o i laureati prima del 2002-03. Se così sarà, parteciperanno in gran parte gli stessi precari delle graduatorie che si vedranno impegnati a contendersi un posto che avrebbero potuto avere con una seria politica di stabilizzazione. La proclamata apertura ai giovani è un bluff.

Siamo di fronte a una situazione da sanare e non da complicare con iniziative poco chiare. C’è anche un contenzioso fra precari e Stato; alcuni, dopo anni di lavoro saltuario, hanno fatto ricorso ai giudici che spesso hanno riconosciuto il loro diritto e lo Stato ha dovuto immetterli in ruolo.Nel comunicato la Flc sottolinea anche che il ministro Profumo e il governo Monti farebbero bene a cancellare la norma demenziale della spending review che obbliga i docenti inidonei all’insegnamento e gli insegnanti tecnico-pratici (Itp) a transitare nei ruoli Ata. 

Questa norma non solo toglie 3.500 posti ai precari, masconvolge l’organizzazione scolastica e costringe un personale con altra preparazione a ricoprire incarichi delicati. Ci sono, tra il personale inidoneo, anche persone addette alle biblioteche scolastiche che si sono preparate e hanno esperienza. Ora finiranno, impreparate, nelle segreterie e le biblioteche scolastiche chiuderanno definitivamente. È questa la scuola di qualità di cui parla il ministro Profumo? La Flc ha chiesto in una lettera, datata 28 agosto e firmata dal segretario generale Domenico Pantaleo, un incontro urgente con il ministro. Prima del concorso è necessario un confronto sulle risorse e sugli investimenti per una scuola di qualità. 

TAGS scuola

05/09/2012 11:05

 

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