Il prof.Salvatore Moschella accompagna il maestro Carlo Lotti nella visita della Facoltà di Architettura dell’Università mediterranea di Reggio Calabria

UNA VISITA ALL’UNIVERSITA’ MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA “FACOLTA’ DI ARCHITETTURA “ CON CARLO LOTTI

 06 Ottobre 2021 

Salvatore Moschella

UNA VISITA ALL’UNIVERSITA’ MEDITERRANEA DI REGGIO CALABRIA “FACOLTA’ DI ARCHITETTURA “
Un grande piacere è stato quello di accompagnare, qualche settimana fa, il mio amico Carlo Lotti, anni fa proveniente da Ronciglione, filosofo crociano naturale, nonché pittore astrattista, fondatore nel 1970 del movimento artistico culturale <<La Diagonale Rossa>>


Una nuova forza di decostruzione per tutto quello che stancamente l’arte riponeva in forme sterile ed accademiche. Così descriveva la nuova arte di Lotti il critico d’arte Elio Mercuri “Con l’esempio e la serietà del proprio lavoro, Lotti genera spazi di creatività e di libertà ovunque”, ad un incontro con l’insigne professore, Ottavio Amaro, specialista in composizione Architettonica e Territorio, docente presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, dove svolge, tra l’altro, attività di ricerca sia sul piano teorico urbano che applicativo, sulle principali questioni che riguardano il dibattito urbano e architettonico nazionale ed internazionale in relazione alle trasformazioni dei contesti naturali e artificiali della realtà del Meridione.

Come nasce questo incontro con il docente universitario? dalla lettura occasionale di un articolo apparso sulla rivista turistica bimestrale (giugno- luglio 2020)” Meridiani” dedicato alla Calabria, dal titolo <<Visioni>> di Donato Marrazzo, specialista in soluzioni architettoniche. L’articolo si sofferma, principalmente sui borghi abbandonati e sulla magia che si crea attorno ad essi e dove il presente ed il passato si rinnova nella natura, nella ricchezza della biodiversità, nelle consuetudini che si tramandano, nelle rovine della storia e nelle macerie che si accumulano. Ed ecco dove entra il prof. Amaro e prima di esso la professoressa Marina Tornatora, citati entrambi nell’articolo, anch’ella docente universitaria, esperta di progettazione urbana e paesaggistica che, in riferimento ai borghi abbandonati, così si esprime: La soluzione non sta sempre nella conservazione dei luoghi come fossero musei. Le rovine devono mantenere una propria dialettica con il nuovo, seguendo dinamiche più contemporanee. Questa è una materia che piace molto al pittore Lotti.

Alla stessa maniera si esprime il Prof. Amaro che concentra la sua ricerca applicativa Universitaria sui “Paesaggi in divenire”, cominciando, a suo dire, da Bova, centro grecanico destinato a scomparire se non si interviene urgentemente con progetti innovativi che ne conservino l’essenza e diano forma “all’assenza “, a ciò che non c’è più.
Amante come sono della nostra terra di Calabria, e altrettanto l’amico Lotti, che se innamorò dopo averla scoperta alcuni anni fa, infatti, egli proviene da Ronciglione in provincia di Viterbo, il quale venuto in vacanza, assieme alla moglie reggina, decide di restare per godere della bellezza paesaggistica mediterranea e del mito greco che questa terra emana da qualsiasi angolo si guarda e si ammira. Ed ecco il nostro interesse per il professore Amaro, reggino puro, che ha deciso di restare in Calabria, come egli stesso ci ha confidato, per portare il suo contributo fattivo alla soluzione dei problemi che attanagliano questa nostra martoriata Regione, e sicuramente lo farà mettendo a disposizione tutto il suo sapere.
È bastata una telefonata dell’amico Lotti, previa presentazione, ed il professore ha accolto con tanta disponibilità e cortesia la nostra richiesta di un incontro.

Naturalmente, ci siamo presentati all’appuntamento in perfetto orario. Il professore era già lì ad attenderci, facendoci subito accomodare in uno studio biblioteca. Tanti erano i libri in bella mostra, che abbiamo creduto in un primo momento di trovarci in una delle tante biblioteche dell’Università, fin tanto che il professore non ci ha chiarito che si trattava del suo studio e dei suoi libri, dove, tra l’altro, un lungo e largo tavolo primeggiava al centro della camera e lì ci accomodammo. Non nascondo la mia emozione nel vedere il professore dall’altro lato del tavolo ( per problemi di sicurezza contro il Covid bisognava mantenere le distanze) sono ritornato in dietro con la memoria e mi son rivisto giovane studente universitario alle prese con i miei esami e dinnanzi a me non c’era il professore Amaro, ma i tanti professori dell’Università di Messina- facoltà Economia e Commercio, che anno dopo anno mi hanno preparato ed esaminato accompagnandomi fino alla laurea.

L’emozione è durata per un po’, non riuscivo a parlare, meno male che l’amico Carlo ha preso la parola illustrando al professore il motivo del nostro incontro ed una breve biografia sulle nostre esperienze professionali e soprattutto il nostro interesse per la Calabria nel volerla vedere progredire e quanto l’Università in generale stesse facendo in tale direzione.

Prima di iniziare il colloquio l’amico Lotti volle regalare al professore un suo quadro di pittura astratta, eseguita a pastello, rappresentate il Pi greco, che simboleggia per il pittore – filosofo- l’essenza stessa della vita e tutto ciò che rappresenta per l’uomo vista nel trascendentale. A mia volta ho donato il mio ultimo libro dal titolo accattivante, se lo rapportiamo all’oggetto dell’argomento che avremmo discusso da lì a poco, “Parra come ti ‘mparau to mamma” che il mio prefatore, Carlo Lotti, ha definito uno “ Zibaldone laico” per la varietà, cospicua dei temi affrontati: dalla storia di Reggio, dai suoi dialetti, dagli aforismi, ai proverbi e addirittura a una serie di “vocabolari” che ben definiscono i vari idiomi stratificatisi nei secoli nelle parlate delle popolazioni calabresi, che ha destato l’interesse del prof. Amaro quale ausilio alla sua ricerca sull’antico paese di Bova. Unica imprecisione letteraria, dovuta all’emozione di trovarmi di fronte al professore: nello scrivere la dedica non riuscivo a trovare le parole giuste, pertanto, in quel momento ho scritto emerito, aggettivo non corrispondente al professore che al contrario svolge un’intensa attività accademica. Mi auguro che il professore mi scusi per l’involontario errore.

Alla domanda del perché la Calabria non decolli e non sviluppi il suo potenziale umano ed economico soprattutto nel settore turistico, in cui ha una vocazione naturale, ovvero perché non accresca il settore agricolo valorizzando
sempre più i suoi prodotti di pregio che sono tanti, ovvero ancora non eserciti il suo potere culturale che
deriva, tra l’altro, dall’avere questa regione da parecchi anni tre importanti università: di Cosenza, Catanzaro e Reggio, che dovrebbero rappresentare una fonte fondamentale per il suo sviluppo sostenibile nel momento in cui la ricerca non solo teorica, ma anche quella applicativa, tra cui ancora la tecnologica in genere e quella digitale in particolare , sono alla base delle materie di studio e dei programmi che in esse si sviluppano, in sinergia spero con gli enti istitutivi territoriali pubblici e con le imprese private locali e regionali. È proprio questo che manca, risponde il professore: la sinergia tra i vari Enti istituzionali pubblici e privati. Il nostro Dipartimento produce con la sua ricerca, sia essa teorica che applicata, una mole di lavoro e di risultati che potrebbero essere di grande utilità per la crescita dell’economia locale, solo se si ponesse un po’ di attenzione da parte dei suddetti soggetti decisionali. Una pubblicazione di circa 5000 pagine è stata messa a disposizione dell’Ente “Città Metropolitana” dove si indicano forme istituzionali dell’Ente stesso, progetti organizzativi in ordine alle piante organiche del personale, e del lavoro, progetti ancora circa la viabilità e le comunicazioni e l’uso delle infrastrutture esistenti e della loro valorizzazione e quelle nuove da realizzare in relazione all’uso dell’aeroporto, del porto e delle stazioni ferroviarie, tutte al servizio della collettività. La risposta è stata scarsa, per non dire nulla, sostiene il professore.

Il nostro compito precipuo, continua il professore, è quello di preparare dei bravi e competenti laureati specialisti, preparandoli nei nostri laboratori di ricerca, che sono molto attivi, nella speranza che, una volta terminati gli studi, non siano obbligati a lasciare la Regione in cerca di lavoro in quelle del Nord Italia, se non all’estero. I sacrifici e le risorse impiegate per la formazione di questi giovani non verrebbero così utilizzate in loco, ma verrebbero ad essere fruite da altre regioni o paesi che nulla hanno investito in tale formazione.
Alla domanda perché la Governance universitaria non sia più determinata a chiedere risposte utili e
positive alle Istituzioni politiche regionali, ci viene risposto che la politica attualmente è attanagliata da una
crisi esistenziale, aggravata dalla pandemia del Covid 19, pertanto, può rappresentare, quest’ultima, per
tanti anche una giustificazione, se manca la volontà politica o le capacità decisionali, talvolta, appesantite
da una burocrazia ormai vetusta che andrebbe rinnovata, grazie anche al supporto del lavoro che
intensamente si svolge nei vari atenei regionali.

Leggiamo sulla rivista, “Sud e Futuri Magazine, di proprietà della fondazione “Magna Grecia” di cui il fondatore è il reggino Nino Foti, già deputato nazionale, che la Calabria non ha un futuro perché diversamente ne ha molti, tutti ugualmente interessanti, facendo diventare possibili quelli che fino a qualche anno fa parevano impossibili, grazie all’uso della tecnologia, soprattutto quella digitale. L’apporto dell’università diventerebbe in questo caso determinante se solo si creasse quella la rete di informazioni e una maggiore sinergia. Solo così si debellerebbero quelli che sono i mali atavici della nostra realtà calabrese:
la mafia, i corrotti, una burocrazia malata, una classe dirigente inadeguata, una rappresentanza politica imbelle che si annuncia e si compiace e, compiacendosi, viene posseduta da se stessa, rendendo inutili tutti i tentativi di cambiare le cose. Tutto ciò è quello che si legge nella citata rivista che si dichiara promotrice dello sviluppo economico, politico e sociale della nostra regione e del suo benessere sia esso individuale che collettivo, alla stregua di quelli che sono gli obiettivi che si prefiggono di raggiungere le varie religioni mondiali ed anche e le varie formazioni politiche ideologiche, sia di destra che di sinistra, nel mentre le forze laiche se ben unite potrebbero svolgere meglio detto ruolo, come lo fecero, seppure per un breve periodo, ai tempi della prima repubblica.

Gli obbiettivi che si ricercano a parole sembrano tutti fattibili, nella realtà le cose sono più complicate, nel momento in cui le risorse disponibili sono insufficienti a soddisfare tutti i bisogni e le necessità che vengono richieste ed allora bisogna effettuare delle scelte che potrebbero scontentare pochi o tanti. Da qui la necessità di avere ai posti decisionali persone competenti, preparate ed oneste, come il professore Amaro, e tanti suoi colleghi, che instancabilmente lavorano con lo scopo di creare le condizioni per una vita migliore degli esseri umani, sfatando così la leggenda che tutti gli uomini siano degli incapaci o degli sfaccendati o dei malavitosi, Anche nella nostra terra ci sono degli uomini pieni di buona volontà, in ogni settore, sia esso economico, politico e sociale che, silenziosamente svolgono il loro dovere nell’interesse della collettività.
L’incontro con il professore Amaro finisce con l’impegno che ci saranno ulteriori incontri per discutere sulle tematiche che interessano la nostra città e scoprire nuovi orizzonti che potrebbero essere quelli di creare nuovi rapporti tra l’Università e i singoli privati cittadini e tra le associazioni varie, che tanto avrebbero da dire, oltre naturalmente agli incontri istituzionali con le varie categorie professionali, economiche, sociali e politiche previste dalla legge: il tutto in una sinergia che crea fattibilità e lavorò, particolarmente per i giovani.

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