Carlo Lotti scrive la prefazione al libro di Salvatore Moschella ” Parra comu ti ‘mparau to mamma”

Prefazione di Carlo Lotti al libro “Parra comu ti ‘mparau to mamma” di Salvatore Moschella

Carlo Lotti è un artista col quale siamo onorati di collaborare in varie occasioni e da anni un dirigente del Comitato provinciale AICS di Viterbo. Un ronciglione che ovunque raccoglie consensi e viene molto considerato per le sue capacità artistiche, letterarie e filosofiche. Grazie Carlo per ciò che fai e rappresenti. Raimondo Chiricozzi

 18 Novembre 2020 

Giannantonio Campano, (Umanista, già Vescovo cattolico di Crotone –  n.1429-m.1477) nell’epistola a Secondino: penso che non ci sia regione d’Italia più illustre della Calabria per antichità e fama; in nessun luogo ci sono stati più e più lodati filosofi: né altrove potresti trovare ingegni più fini di quelli calabresi. (Campano, 18)

Un’altra perla nel panorama editoriale calabrese (e non solo) ma, anche ricchezza per la varietà, cospicua, per temi affrontati. Uno “Zibaldone” laico.

L’indiscussa competenza di Salvatore Moschella invoglia ad accogliere questo approccio alla lettura con un interesse fiducioso e a lasciarsi coinvolgere nel suo “Zibaldone” che spazia con disinvoltura dalla storia ai dialetti, dagli aforismi ai proverbi e addirittura ad una serie di “Vocabolari” che ben definiscono i vari idiomi stratificatesi nei secoli nelle parlate delle popolazioni calabresi (Italici, Ausoni).

L’impostazione non è genericamente culturale, perché come l’autore precisa, << “bisogno di passato” dice il patriarca degli antropologi calabresi Luigi Maria Lombardi Satriani >>. << Il Sud deve recuperare dignità del suo passato e con esso la conoscenza dei suoi diritti >>. Ma io dirò di più, se la Calabria non si organizzerà meglio per dare un futuro luminoso al suo passato, resterà in eterno in un “limbo” di grigiore dove gli intelletti più perspicaci continueranno ad emigrare dolorosamente.

Non stuolo analitico di singoli testi, dunque, ma scoperta e messa in evidenza di una rete di dati, da vero filantropo, di relazioni convergenti a una matrice comune. Esso si presenta come una serie di visitazioni tra libri e testi estremamente disparati, generalmente poco noti al lettore medio, il quale corre il rischio di perdere i connotati fondamentali del discorso.

Altro rischio è di lasciarsi ingannare dall’apparente famigliarità dei termini, che, in realtà presentano una rara sintesi semantica. Lo studio non lascia trasparire la fatica della ricerca, della catalogazione, del discernimento. Soltanto una penna di vasta e consumata esperienza può proporre una sintesi come questa.

Molto interessante, secondo me, è la prima parte del libro dove l’autore con poche “lumeggiate” sintetizza, con risultato decisamente suggestivo, le varie fasi storiche della Calabria più remota, e, con particolare dovizia di notizie sulla fondazione della città di “Rhegium” con le sue leggende e i suoi miti famosi.

Le leggende e i miti continuano, a lungo, fino ai giorni nostri, anche perché i letterati calabresi se ne impadroniscono, come fa Salvatore Moschella, che, riscoprendo il dialetto e regalandoci pagine molto significative, e, stracolme di saggezza antica e scrivendo una selezione di aforismi e proverbi che rivelano lo spirito autentico di un popolo. Siccome il dialetto è “figlio” di una lingua “Madre” dalla quale deriva, cioè nell’accezione genealogica, un dialetto è una lingua che si è evoluta da un’altra lingua.

L’italiano è un dialetto latino a sua volta il latino è un dialetto indoeuropeo, perché nel volume di Moschella la monotonia o monocromia dell’esperienza è qualcosa impensabile, ogni oggetto (articolo) non è mai da solo, infatti, tutti gli argomenti o oggetti rappresentati sono collegati tra loro, ma, quest’ordine non piove dal nulla ma da quella fonte d’ordine o fonte originaria “t ’mparau to mamma” che è il soggetto creatore.  

È per questo “ordine “che nelle mie recensioni difficilmente entro nei particolari del testo, ma, cerco di dire il non detto e l’invisibile con delle deduzioni che trascendono sia il dato analitico e sia la citazione storica; e, solo così posso dare e definire il respiro e l’anima al testo, nell’intento “teoretico” di darle una entità senza spazio e senza tempo, e, cioè, un futuro di “eternità”.

 Sicuramente l’autore avrà considerato l’uomo sia come l’esistenza individuale e sia nella sua totalità; la vita di ogni persona, infatti, è indissolubilmente legata a quella di ogni altro essere umano.

Il valore di questo libro “PARRA COMU TI ‘ MPARAU TO MAMMA “dipende dal nutrimento che può offrire al lettore e, a sua volta, da quanto la persona stessa può garantire alla società. Questo vale sia per le cose materiali che spirituali.

Nella vita spirituale avviene la stessa cosa. Non contempliamo, non scriviamo, non leggiamo, non preghiamo per chiuderci verso l’esterno perché finirebbe una vita; ma, lo facciamo per essere aperti sempre più verso gli altri così da scoprire che tutto ciò che facciamo influisce sullo sviluppo altrui, così come avviene per il nostro sviluppo personale grazie a chi ha in precedenza aperto la strada e che ci nutre e sostiene, come fa anche Salvatore Moschella, costantemente dall’eternità!

Carlo Lotti
Bocale Primo, (R.C.)

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