E’ arrivata l’emergenza idrica, ma nessuno sembra accorgesene: l’allarme del Forum per i Beni comuni

di Redazione
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17 agosto 2019

Forum provinciale per i Beni comuni

Forum provinciale per i Beni comuni

Dal Forum provinciale per i Beni Comuni riceviamo e pubblichiamo la seguente nota:

“Ci siamo, ancora una volta è emergenza idrica e quasi nessuno sembra accorgersene. Non sembrano essersene accorti quegli amministratori che, a due settimane dalle sollecitazioni dell’Ente di Governo (ATO), non hanno ancora emesso le ordinanze di divieto ad un uso improprio dell’acqua o che le hanno emesse con deroghe; non sembrano essersene accorti quegli agricoltori che, nonostante sappiano di andare contro ogni più elementare regola di buon senso, continuano ad irrigare nelle fasce orarie più calde; non sembra essersene accorto chi capta abusivamente acqua dagli alvei di fiumi e torrenti, ma soprattutto non sembra se ne siano accorti i cittadini che, nonostante tutto, continuano a ricevere acqua corrente girando una semplice manopola. Troppo pochi, insomma, sono consapevoli di cosa ci sia dietro la fornitura di acqua che arriva nei nostri campi , nelle nostre industrie, nelle nostre case. Carenti sono state le campagne informative e gravissime sono state le incapacità, ai limiti della negligenza, di una classe politico/amministrativa che, a fronte di emergenze ripetute e preannunciate, ha sempre ricercato la soluzione più semplice e solo ad emergenza conclamata. Sono decenni che i fenomeni di stress idrico si ripresentano e noi siamo ancora a dibattere della questione negli stessi termini. Pochi i progressi fatti.

I cambiamenti climatici sono una realtà e queste giornate di calura ed eventi atmosferici estremi ne sono una riprova. Programmare è la parola chiave attorno alla quale devono essere organizzate le politiche idriche. Occorre un computo certo delle risorse e delle riserve di acqua disponibili, tenendo ben presente la differenza tra le due categorie. Non possiamo attingere dalle riserve profonde senza essere sicuri di rispettare i tempi di ricarica o di non produrre danni ambientali irreversibili. Il territorio va studiato in maniera puntuale. Occorrono i necessari finanziamenti e occorrono nell’immediato. Queste sono alcune delle grandi opere di cui abbiamo bisogno.

Gli acquedotti vanno manutenuti e ammodernati, il contenimento delle perdite, che si attestano ancora attorno al 35%, deve avere la priorità nei Piani di lavoro e di investimento. Il recupero ed il riciclo delle acque reflue deve divenire scelta imprescindibile. Occorre che venga ottimizzato l’uso della risorsa acqua sia in campo agricolo che industriale. Risparmiare la risorsa, altro concetto chiave.

Non è possibile fare semplicemente ricorso ogni anno al Pozzo del Burano, falda profonda e strategica. Nel 2017 il Pozzo è stato messo sotto stress per più di due mesi con un prelievo costante tra i 250/300 l/s. Quest’anno, viste le premesse, torneremo ancora ad attingere dal sottosuolo? Qualche giorno fa è uscito il decreto della Regione Marche che impone dei limiti importanti ai prelievi dai corsi d’acqua insistenti nel bacino idrografico del fiume Metauro, l’ATO ha chiesto ai Comuni l’emissione di ordinanze di divieto, sono state richieste deroghe al Deflusso Minimo Vitale, che altro occorre per far capire che la situazione delle forniture idriche è critica? Ogni Comune ha l’obbligo di emettere e far rispettare le ordinanze così come devono essere organizzati e previsti controlli per garantire l’osservanza degli atti regionali. Non si può aprire il Pozzo del Burano senza che siano state fatte rispettare le limitazioni imposte e senza aver garantito un programma di controlli almeno per il periodo di emergenziale. Ne vale della credibilità della stessa “dichiarazione di emergenza”. Quei Sindaci che non hanno ancora emesso ordinanze o che le hanno emesse con deroga con quale coerenza e diligenza si stanno esprimendo?

Esiste un progetto che vorrebbe che gli acquedotti della provincia fossero tutti interconnessi così da trasferire l’acqua di cui si ha bisogno da una parte all’altra del territorio. Se le premesse di serietà sono quelle sopra esposte, perché si dovrebbe accettare che 100-150 l/s di acqua del Pozzo del Burano vengano captatati e trasportati in condotta? Troppo spesso, anche in piena emergenza idrica, abbiamo visto utilizzare acqua potabile per annaffiare giardini, rotatorie e campi sportivi.

Il buon governo della risorsa acqua è un dovere che i rappresentanti istituzionali hanno nei confronti delle popolazioni di questi territori, ma soprattutto nei confronti delle generazioni future”.

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