Bambini all’asilo: incostituzionale la legge veneta

Per fortuna in Italia c’è ancora la Costituzione e la Corte Costituzionale che la fa rispettare eliminando le assurde leggi dettate dall’ignoranza e dalla presunzione del ritenersi uomini superiori di serie A, solo perché fortunati ad essere nati in ambienti cosiddetti civili.

La civiltà è il riconoscimento dei diritti civili di ogni essere umano e non ammette l’ignoranza e la barbarie di questi comportamenti razzisti.  RC

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Prevede accesso prioritario ai figli di chi risiede in regione da almeno 15 anni. La Consulta ha bocciato la norma perchè contrasta “con il principio di uguaglianza”. “Non c’è alcuna ragionevole correlazione tra la residenza prolungata e le situazioni di bisogno o di disagio”. Il governatore Zaia: “Nessun razzismo, era solo buonsenso”

25 maggio 2018

Roma.  Per i bambini all’asilo, via di  accesso preferenziale se i genitori vivono in Veneto  da 15 anni, aveva stabilito la Regione. Ma la legge è stata bocciata come incostituzionale dalla Consulta. Un segnale per il nuovo governo che, tra i punti dell’accordo Movi,ento Cinque stelle e Lega, prevede asilo nido gratuito solo per gli italiani.

La sentenza della Corte Costituzionale spiega che la norma contrasta “con il principio di uguaglianza, poiché introduce un criterio irragionevole per l’attribuzione del beneficio, non essendovi alcuna ragionevole correlazione tra la residenza prolungata in Veneto e le situazioni di bisogno o di disagio. La norma contrasta inoltre con la funzione educativa a vantaggio dei bambini dell’asilo nido e con quella socio-assistenziale a vantaggio dei genitori privi dei mezzi economici per pagare l’asilo privato.

Nella sentenza si legge, tra l’altro, che “la configurazione della residenza protratta come titolo di precedenza, anche rispetto alle famiglie economicamente deboli, si pone in frontale contrasto con la vocazione sociale degli asili nido”, servizio che “risponde direttamente alla finalità di uguaglianza sostanziale fissata dall’articolo 3, secondo comma, della Costituzione, in quanto consente ai genitori (in particolare alle madri) privi di adeguati mezzi economici di svolgere un’attività lavorativa”.

Quanto poi alla funzione educativa del nido, la Corte ha osservato che è “ovviamente irragionevole ritenere che i figli di genitori radicati in Veneto da lungo tempo presentino un bisogno educativo maggiore degli altri”.

“Prendiamo atto con rispetto della sentenza della Consulta, però nella nostra legge non vedo nulla di oltraggioso, ma contenuti di buon senso. Mi dispiace che, troppo spesso, quando si fa qualcosa per la gente che risiede nei territori scatti, quasi in automatico, un’ingiusta accusa di razzismo, perché così non è”. Lo afferma il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, commentando la sentenza della Consulta. “Mettiamo che ci si trovi in una situazione di posti in esaurimento in un asilo, una sorta di overbooking – argomenta il governatore – A parità di reddito Isee, e quindi di fronte a una uguale situazione di difficoltà cosa è più equo fare? Scegliere un residente da anni o uno appena arrivato?”.  “Secondo la Consulta – aggiunge il presidente del Veneto – la nostra legge contrasterebbe con il principio di uguaglianza. Ma allora pongo una questione: la residenza è un elemento concreto, e a nostro parere equo, per poter fare una scelta giusta, anche per tutti gli immigrati regolari, esclusivamente se non c’è posto per tutti. Ci troviamo in una regione dove sono ospitati e perfettamente integrati oltre 500mila immigrati e ormai abbiamo a che fare con i figli dei figli di coloro che sono arrivati negli anni”. Si tratta, spiega Zaia, “di cittadini a tutti gli effetti, nuovi veneti, che si sono sforzati di integrarsi sul territorio, hanno investito risorse umane ed economiche, pagano le tasse. I diritti di queste migliaia e migliaia di persone, al pari di tutti i veneti, non sono un problema? Non devono essere una priorità? Siamo di fronte a una ghettizzazione al contrario, dove l’ultimo arrivato può superare la fila senza colpo ferire. Ipotesi che non esito a definire come profondamente ingiusta”.

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