Bioregionalismo ed economia sostenibile, prendendo esempio dalla natura di Paolo D’arpini

Paolo D’Arpini

Paolo D’Arpini, pensionato

Di professione faccio il “pensionato” ho quindi parecchio tempo a disposizione per occuparmi degli argomenti che più mi stanno a cuore: la spiritualità laica, l’ecologia profonda e pure l’economia, due termini con il medesimo prefisso (“eco” = ambiente). La prima si interessa allo studio dell’habitat e la seconda all’ordinamento dello stesso.

Inizio a parlare del primo aspetto, quello ecologico, che conosco per esperienza diretta essendo vissuto per lunghissimi anni in un contesto semi-naturale, a contatto diretto con la natura e con gli animali. E proprio osservando gli animali ho potuto constatare come spontaneamente essi soddisfano le loro esigenze primarie, come mangiano, come organizzano le loro comunità, come risparmiano sapientemente le risorse disponibili, in sintesi come essi siano in grado di sopravvivere mantenendo integra la capacità rigeneratrice delle risorse necessarie alla vita, in modo che possano fornire alimento per se stessi e per la loro progenie. Ed ho visto come negli animali tutta la loro espansione o regressione viene regolata in funzione di ciò.

Ricordo le osservazioni compiute nei confronti di varie specie, sia addomesticate che selvatiche, e dove non sono potuto arrivare con la conoscenza diretta mi sono avvalso di ricerche di bravi etologi e naturalisti. Ho notato in tal modo che esiste un sistema integrato di relazioni nel vivente, vi sono interconnessioni a tutti i livelli, dall’inorganico all’organico. I rapporti fra le varie specie sono sempre in armonia, seguendo una complessa catena alimentare, tali rapporti sono utili al mantenimento dell’habitat e della sua vivibilità.

Certo, la preservazione della vivibilità richiede di tanto in tanto un aggiustamento, in modo tale che l’ambiente e le diverse specie possano sostenersi vicendevolmente senza ledere al tessuto generale della vita. La situazione nella società umana è diversa, almeno per quel che riguarda il suo ordinamento.

E qui inizio a parlare di economia. Poiché l’astrazione dal contesto vitale e soprattutto per le differenti considerazioni sull’uso e sulla conservazione delle risorse. L’approccio umano al mantenimento della vita è secondario al meccanismo economico. Questo è iniziato sin dalla fine del neolitico, con l’affermarsi dell’agricoltura, dell’artigianato e di tutte le arti e scienze tecnologiche. Ma la spinta maggiore verso l’astrazione è subentrata conl’industrializzazione massiccia degli ultimi 2 secoli e -più recentemente- con il ”consumismo”. In seguito a ciò l’economia è divenuta sempre più funzionale all’asservimento (in primis) dell’uomo al sistema e conseguentemente anche delle altre specie e delle altre forme di vita.

Questo approccio è stato incrementato anche dalla “necessità” di promuovere una società in cui economia e crescita divenissero sinonimi. La spinta in avanti, il fertilizzante “chimico” per continuare a crescere è sostanzialmente la spinta a soddisfare esigenze prevedibili ed imprevedibili future, attraverso una produzione di beni innecessari e l’accumulo degli stessi,nonché attraverso una ragione emozionale tesa a soddisfare tali esigenze di “accrescimento” con foga etensione.

Da qui l’immagine della costrizione psicologica a produrre e guadagnare, non per le esigenze reali ma per “pagare” (figurativamente) un debito. Infatti quando si sente di dover pagare un debito la mente è protesa in avanti e spinge ad operare “forsennatamente”. Forse è per questa ragione che nell’economia è nata la tendenza alla rateizzazione, alla formazione di debiti ed alla proiezione verso un ipotetico benessere “futuro” dimenticando però il presente. Ciò avviene “all’esterno” con la continua costruzione di nuovi inutili aggeggi, di oggetti e costruzioni in sovrappiù, di trasformazione degli elementi e consumo forsennato di prodotti usa e getta, coinvolgendo in questo processo ogni altra specie e risorsa.

Ed “all’interno” con l’alienazione ulteriore dell’uomo dall’insieme ed una strutturazione vieppiù “regolata” e contorta della società, con sempre nuove leggi, norme di comportamento, manipolazione e repressione degli stimoli naturali, organizzazione del lavoro in senso utilitaristico, etc. Tutto questo sistema organizzativo sociale ha trovato un codice ed una attuazione ottimale per mezzo del sistema economico definito “moneta debito”. A questo punto avrete compreso che quando tale sistema economico e monetario viene accettato dall’intera comunità umana, ed è quanto avvenuto in pressoché tutti i paesi della terra, significa che coloro che sono in grado di controllarlo e gestirlo in realtà controllano e gestiscono il potere sul mondo.

Siamo tutti “in ostaggio” di un potere economico che non teme rivali.. e pertanto i cittadini, gli esseri umani nella loro globalità, sono esattamente come i polli in batteria.. vengono nutriti quel che serve per produrre uova, nelle loro gabbiette (a norma di legge) per essere poi gettati negli inceneritori una volta ottemperata e conclusa la loro funzione.

E’ evidente che in questo modo, anche le persone più “abbienti”, sono come polli leggermente più fortunati degli altri, che possono disporre di una gabbia più ampia e di cibo più abbondante ma nulla di più. Per loro non c’è libertà né felicità né naturalezza di comportamento.

Ed andiamo avanti con le dolenti note… anzi no, fermiamoci qui che il discorso si è fatto già troppo lungo!

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