Sacchetti di plastica, addio: dal 1° gennaio solo bio, compostabili e…a pagamento

La polemica politica sui sacchetti biodegradabili non è mancata. La strumentalizzazione di un provvedimento giusto per l’ambiente e per l’educazione di noi tutti va condannata senza se e senza ma. Vogliamo o non vogliamo ridurre i danni all’ambiente ? Se lo vogliamo paghiamo questa piccola “tassa” di € 5 o al massimo di 10 € all’anno a famiglia e smettiamola di lamentarci di tutto anche delle cose giuste per tutta la collettività. RC

(sotto un articolo della ADUC e altri commenti )

 ITALIA - ITALIA – Biosacchetti a pagamento
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28 dicembre 2017 17:52
 L’anno nuovo si aprira’ in Italia con una importante novita’: dal 1 gennaio 2018 saranno messi al bando i sacchetti di plastica leggeri e ultraleggeri utilizzati per imbustare frutta e verdura, carne, pesce, affettati; al loro posto ci saranno shopper biodegradabili e compostabili ma saranno a pagamento. Una novita’ che e’ stata annunciata come l’ennesima stangata a discapito dei consumatori, ma per Legambiente non e’ corretto parlare di caro-spesa. “L’innovazione – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – ha un prezzo ed e’ giusto che i bioshopper siano a pagamento, purche’ sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2/3 centesimi a busta. Cosi’ come e’ giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa.
In questi anni gli italiani hanno apprezzato molto il bando dei sacchetti non biodegradabili, siamo sicuri che accoglieranno bene questa importante novita’ riguardante gli shopper leggeri e ultraleggeri finalmente compostabili. Occorre affrontare con efficacia il problema dell’usa e getta e allo stesso tempo contrastare il problema dei sacchetti illegali, ancora troppo diffusi, e promuovere le filiere delle produzione industriali innovative e rispettose dell’ambiente. Allo stesso tempo auspichiamo che l’Italia continui a seguire, con impegni e azioni concrete, la strada tracciata in questi anni e la strategia messa a punto, basata sulla corretta gestione dei rifiuti da parte dei comuni, l’economia circolare promossa dalle imprese e il contrasto al marine litter, grazie anche alle ultime novita’ arrivate dalla legge bilancio, e infine una maggiore tutela e salvaguardia dell’ambiente marino e della biodiversita’”. In Europa, secondo gli ultimi dati diffusi dall’EPA, si stima un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti, una parte di questi finiscono in mare e sulle coste. Legambiente ricorda che in questi anni l’Italia si e’ dimostrata un esempio virtuoso in Europa per la riduzione dell’uso delle buste di plastica ed e’ stato il primo paese europeo ad approvare, nel 2011, la legge contro gli shopper non compostabili. Ad oggi, anche se la misura non e’ del tutto rispettata, c’e’ stata una riduzione nell’uso di sacchetti del 55%. Se fosse esteso a tutti i Paesi del Mediterraneo e non solo, i risultati in termini sarebbero molto piu’ rilevanti. Su scala mediterranea, la messa al bando degli shopper non compostabili e’ attiva in Italia, Francia e Marocco. Altri Paesi hanno introdotto delle tasse fisse (Croazia, Malta, Israele e alcune zone della Spagna, della Grecia e della Turchia). La Tunisia ha messo al bando le buste di plastica non biodegradabili nelle grandi catene di supermercati e Cipro mettera’ in atto la normativa europea a partire dal 2018

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L’anno nuovo si è aperto in Italia con una importante novità: dal 1 gennaio 2018, i sacchetti per imbustare frutta e verdura al supermercato e quelli per il secondo imballaggio del banco macelleria, pescheria, gastronomia dovranno essere rigorosamente biodegradabili, compostabili e a pagamento. Il 13 agosto 2017, infatti, è entrata in vigore la legge n. 123/2017 (“Decreto Mezzogiorno”), che recepisce la Direttiva UE n. 2015/720 ed abroga la precedente disciplina (art. 2, D.L. n. 2/2012).

In base a quanto previsto dalla legge, tutte le buste, anche i sacchetti leggeri e ultraleggeri (con spessore inferiore ai 15 micron), dovranno avere un contenuto minimo di materia prima rinnovabile del 40%. Una percentuale che salirà al 50% nel 2020 e al 60% nel 2021.

 

 

 

 

Ancora sconosciuto il prezzo di vendita, anche se l’ipotesi più accreditata è che il costo si aggirerà intorno ai 2-5 centesimi di Euro. Una novità che è stata annunciata come l’ennesima stangata a discapito dei consumatori.

“Il rischio, infatti, è quello di allontanare i consumatori dall’obiettivo primario, della sostenibilità ambientale, imponendo loro di sostenere un costo che, se calcolato nel suo complesso, potrebbe essere non poco gravoso per le famiglie italiane”, sostiene Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori.

L’Osservatorio di Assobioplastiche ha svolto una prima ricognizione di mercato (grande distribuzione) relativamente al prezzo dei sacchetti biodegradabili e compostabili, stimando che, se il consumo medio di ogni cittadino si aggira attorno ai 150 sacchi/anno, con i prezzi che oscillano tra 1 e 3 centesimi di euro a sacchetto, la spesa massima annuale sarebbe attestata a € 4,5/anno per consumatore.

Secondo i dati dell’analisi GFK-Eurisko, le famiglie italiane effettuano in media 139 spese anno nella GDO. Ipotizzando che ogni spesa comporti l’utilizzo di tre sacchetti per frutta/verdura, il consumo annuo per famiglia dovrebbe attestarsi a 417 sacchetti per un costo compreso tra € 4,17 e € 12,51(considerando un minimo rilevato di 0,01 € e un massimo di 0,03€).

Queste prime indicazioni di prezzo ci confortano molto”, spiega Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, “perché testimoniano l’assenza di speculazioni o manovre ai danni del consumatore.  Non solo. I sacchetti  sono utilizzabili per la raccolta della frazione organica dei rifiuti e quindi almeno la metà del costo sostenuto può essere detratto dalla spesa complessiva”.

Un rincaro contenuto ma che poteva essere evitato se il Governo avesse previsto alternative, ecologiche e sostenibili, ai nuovi sacchetti biodegradabili”, sottolineano da Adoc. I nuovi sacchetti, difatti, non si potranno riutilizzare per altri acquisti né si potranno utilizzare sacchetti propri, o di carta, per l’acquisto dei prodotti alimentari sfusi.

Ad ogni modo, secondo un breve sondaggio condotto dall’associazione, “Il 65% dei consumatori si è dichiarato favorevole ai nuovi sacchetti, in ragione della loro sostenibilità. A dimostrazione che i cittadino premiano sempre di più gli interventi legati alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente, anche se questi vanno ad incidere sulle loro tasche, il prezzo non è più la sola e unica componente da tenere in considerazione”.

La ricerca di una maggiore qualità del prodotto/servizio offerto, il rispetto dell’ambiente e delle politiche di sostenibilità sono ormai fattori chiave nelle scelte dei consumatori.

L’innovazione”, dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, “ha un prezzo ed è giusto che i bioshopper siano a pagamento, purchè sia garantito un costo equo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2/3 centesimi a busta. Così come è giusto prevedere multe salate per i commercianti che non rispettano la vigente normativa”.

In Europa, secondo gli ultimi dati diffusi dall’EPA, si stima un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti, una parte di questi finiscono in mare e sulle coste. Legambiente ricorda che in questi anni l’Italia si è dimostrata un esempio virtuoso in Europa per la riduzione dell’uso delle buste di plastica ed è stato il primo paese europeo ad approvare, nel 2011, la legge contro gli shopper non compostabili. Ad oggi, anche se la misura non è del tutto rispettata, c’è stata una riduzione nell’uso di sacchetti del 55%. “Se fosse esteso a tutti i Paesi del Mediterraneo e non solo, i risultati in termini sarebbero molto più rilevanti”, conclude l’associazione.

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