L’INCHIESTA  Lago di Vico (VT):  acque pericolose per la salute

foto di Legambiente del sito militare dismesso Giovedi 9 Settembre 2010, 12:07

L’Associazione Medici per l’Ambiente e Legambiente sollecitano nuovamente la bonifica

La gravità dell’inquinamento delle acque del lago di Vico e  i possibili rischi sanitari connessi sono noti e documentati ormai da anni. La questione è stata oggetto di attenzione da parte delle Istituzioni locali, nazionali e sovranazionali e numerose sono state le interrogazioni parlamentari al proposito, (almeno otto solo dal settembre 2009). Ciò nonostante, si ripropone ancora la questione della bonifica non ancora realizzata e della tutela della salute dei cittadini, in particolare dei comuni di Caprarola e Ronciglione, i cui acquedotti si approvvigionano nelle acque del lago. L’Isde “Associazione italiana medici per l’ambiente” (International Society of Doctors for the Environment – Italia) di Viterbo, ha nuovamente fatto ‘il punto’ della situazione: i problemi legati alle acque del lago di Vico, inserito dal 1982 in una Riserva Naturale Parziale, istituita proprio per conservare aspetti floristici e faunistici, sono molteplici. Innanzitutto le consistenti fioriture di ‘alga rossa’(cianobatterio Plankthotrix rubescens) produttrice, come ricorda l’Isde, di una microcistina, molto dannosa per la salute delle persone, per la flora e per la fauna, e classificata dall’Agenzia Internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno di classe 2b. Probabilmente queste fioriture sono favorite dall’uso di fertilizzanti e fitofarmaci utilizzati nelle aree coltivate in prossimità del lago, da scarichi fognari abusivi, o da possibili altre attività illecite all’interno della Riserva naturale. A ciò si aggiunge l’alto livello di arsenico presente nelle acque del lago, dovuto anche alla sua origine vulcanica, ma comunque classificato dall’ I.A.R.C. come elemento cancerogeno di classe 1 e con azione di interferente endocrino. Studi recenti hanno rilevato anche la presenza di altre sostanze tossiche e cancerogene, di norma estranee alle acque lacustri come: Mercurio, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), e nei suoi sedimenti elevate concentrazioni di Arsenico, Cadmio e  Nichel. Ad aggiungersi a questo quadro già desolante, c’è il decennale problema della mancata bonifica del sito militare dismesso NBC (nucleare, batterico, chimico ndr), uno dei laboratori di progettazione e assemblaggio di armi chimiche costruito intorno alla meta’ degli anni Venti e nei cui pressi, come aveva già evidenziato sempre l’Isde, nei campioni presi sia in superficie che in profondità era stata rilevata la “la presenza di livelli di arsenico superiori ai valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione”, mentre “in un terzo dei campioni di terreno superficiale è stato evidenziato il superamento per arsenico, zinco e tetracloroetene”.

La dott.ssa Antonella Litta, referente per Viterbo dell’Isdeci conferma telefonicamente che, purtroppo, ancora ad oggi, la situazione dell’inquinamento del lago rimane molto grave e che nessuna bonifica è ancora stata messa in atto, nonostante le allarmanti segnalazioni dell’Isde stesso, di associazioni ambientaliste quali Legambiente, le interrogazioni parlamentari e la minaccia, da parte del Commissario europeo per l’ambiente Janez Potočnik, di infrazione per l’Italia. Purtroppo si continua a “mettere la testa sotto la sabbia”, fingendo che il problema non sussista. Nel dettagliato ‘Memorandum’ prodotto dall’Isde sulla situazione del Lago di Vico, si rileva la poco chiara situazione dell’ordinanze, in materia di potabilità dell’acqua, emesse dai comuni di Caprarola e Ronciglione: la maggior parte delle acque erogate nei comuni di Caprarola e Ronciglione sono infatti captate dal lago di Vico. Già il 4 Gennaio 2008, il Dipartimento di prevenzione – Servizio igiene e sanità pubblica, sezione 4 Vetralla, della Asl di Viterbo, a seguito della comunicazione dei risultati degli esami, effettuati dall’Arpa Lazio su campioni prelevati il 24/12/2007, che evidenziavano la presenza di Cianobatteri, proponeva ordinanza di non potabilità dell’acqua ai sindaci dei Comuni di Caprarola e Ronciglione. Il Sindaco di Ronciglione, a seguito di questa comunicazione, emetteva in data 8 Gennaio 2008 l’ordinanza n. 4: “E’ vietato l’uso e l’utilizzazione ad uso domestico dell’acqua, in tutto l’acquedotto comunale, sino ad ulteriore prelevamento ed analisi di campioni d’acqua da parte dell’Arpalazio sezione di Viterbo”.

A seguito dei  risultati degli esami effettuati in data 7 aprile 2010, 1 e 4 giugno 2010, che documentano la massiccia presenza di Cianobatteri  e del cianobatterio  Plankthotrix rubescens, (alga rossa), sia prima che dopo i sistemi di filtrazione in uso presso gli acquedotti di Caprarola e Ronciglione, la Asl di Viterbo, ha  inviato, in data 8 luglio 2010, delle comunicazioni rispettivamente al sindaco di Caprarola e a quello di  Ronciglione, in cui si sottolineava :” la situazione d’incertezza sulla possibilità che l’acqua erogata al consumo umano non espleti effetti dannosi sulla salute dei cittadini”. I due Servizi della Asl chiedevano inoltre di adottare le seguenti misure: ” a) divieto di uso potabile, cioè quale bevanda abituale; b) divieto d’incorporazione in alimenti prodotti da industrie alimentari; c) divieto di utilizzo per la cottura di alimenti di consumo familiare e nelle attività di ristorazione collettiva”. Nella due comunicazioni si invitavano pertanto i sindaci ad adottare ” un approvvigionamento idrico alternativo mediante l’utilizzo di acqua idonea al consumo umano erogata da autobotte”.

A  seguito di queste comunicazioni il sindaco di Ronciglione ritirava l’ordinanza n.22 del 30 giugno 2010 che non prevedeva alcuna  restrizione dell’uso dell’acqua erogata dall’acquedotto comunale contrariamente a quanto già disposto nelle ordinanze n. 4/2008 e n. 12/2010.  Nella nuova ordinanza  n.25  del 13 luglio 2010, tuttora  in vigore, il sindaco di Ronciglione scrive che l’uso dell’acqua deve avvenire :”con esclusione  dell’uso per consumo umano”. Meno chiara la situazione per quanto riguarda il comune di Caprarola che, con l’ordinanza n.50 del 13 luglio 2010,  poneva per l’acqua il “divieto di uso potabile”, ma poi, con l’ordinanza n. 57 del 7 agosto 2010, ritirava il precedente divieto dichiarando potabili le acque erogate nel civico acquedotto. Abbiamo provato a contattare in merito i referenti dei due comuni, me non essendoci riusciti, ci riserviamo di darne notizia in futuro.L’isde sottolinea infine come la costante e  massiccia  presenza di alghe e cianobatteri, prima e dopo i sistemi di potabilizzazione, sia in netto contrasto con le  vigenti disposizioni di legge: il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, che disciplina la qualità delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrità e la pulizia, all’art. 4 afferma: ” 1. Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite. 2. Al fine di cui al comma 1, le acque destinate al consumo umano: a) non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana.

Anche Legambiente si occupa da tempo di monitorare la situazione del Lago di Vico: nell’ultima edizione della “Goletta dei Laghi”, conclusai il 7 Luglio, ha misurato non solo i valori di balneabilità delle acque, ma anche quelli di potabilità, con delle analisi effettuate presso un laboratorio specializzato. Il risultato è stato l’assegnazione dell “Bandiera Nera” al bacino lacustre di Vico, per mettere in risalto la gravità della situazione dell’inquinamento e per sollecitare i più tempestivi interventi, soprattutto per quanto riguarda gli scarichi. La dott.ssa Avenali, Direttrice di Legambiente Lazio, ci conferma nuovamente la gravità della situazione, in particolar modo in merito alle fioriture di “alga rossa” nel bacino lacustre, dovute sia all’utilizzo di fertilizzanti nei campi coltivati nei pressi, sia agli sversamenti e agli scarichi, soprattutto nel comune di Ronciglione. A Caprarola si sono ‘messe in moto’ alcune cose, come un confronto con gli agricoltori, che coltivano in particolare nocciole, eccellenza della zona, per trovare un punto d’incontro e promuovere un’agricoltura sostenibile e meno impattante. Per quanto riguarda il sito militare dismesso, la Dott.ssa Avenali chiede chiarezza e la possibilità di entrare (al momento tutta la zona militare è recintata, come si vede dalle foto) per poter valutare quale sia la reale situazione di contaminazione, visto che, come ricordato, i campioni prelevati nei pressi, sia sui sedimenti che sulle acque, hanno superato i livelli consentiti di arsenico, cadmio e nikel. Al momento non ci è stato possibile ottenere una dichiarazione da parte dei responsabili del sito militare dismesso, ma ci riserviamo di darne notizia non appena riusciremo ad avere un commento da parte loro.

Julia Gelodi

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