Cambiamenti climatici. Al via la conferenza di Bonn

Articolo di Redazione
8 maggio 2017 10:10
Nuovo round di negoziazioni climatiche. Sei mesi dopo lo choc dell’elezione di un presidente americano clima-scettico, le delegazioni di 196 Paesi si ritrovano oggi a Bonn per discutere sulle realizzazione dell’accordo di Parigi sul clima. “Questo accordo internazionale e’ l’ultima speranza di sopravvivenza per i piccoli Stati insulari”, ha dichiarato Thoriq Ibrahim, ministro dell’Ambiente delle Maldive, in un comunicato pubblicato alla vigilia dell’incontro di Bonn.
La sua dichiarazione riflette l’estrema inquietudine dei Paesi piu’ vulnerabili al cambiamento climatico, rafforzato con l’arrivo di Donald Trump e la sua dichiarata volonta’ di non lottare contro il riscaldamento del Pianeta, la cui velocita’ e’ inedita. I Paesi costieri -e le piccole isole in particolare perche’ esse non hanno soluzioni alternative- sono particolarmente esposti all’aumento del livello del mare causato dal cambiamento climatico (dilatazione delle acque, fonte di riscaldamento ai poli e di glaciazioni nelle montagne).
83% di emissioni mondiali di gas ad effetto serra
Ma Thoriq Ibrahim ha anche fatto presente anche la necessita’ del seguito della mobilitazione politica malgrado l’elezione di Donald Trump durante lo svolgimento della conferenza Onu di Marrakech: “dopo la COP22 a novembre, 44 Paesi hanno ratificato l’accordo”, portando il totale dei Paesi che sono giunti alla fine di questo processo a 144, cioe’ l’83% delle emissioni mondiali. L’Unione Europea e 196 Paesi sono membri della Convenzione clima dell’Onu dopo l’adesione della Palestina alla fine del 2015.
Tra coloro che sono i maggiori emittenti di gas ad effetto serra, solo la Russia (il quinto dopo Cina, Usa, Ue e India) non ha ratificato il testo, che comunque aveva approvato a Parigi. E’ poco probabile che lo faccia sotto la presidenza di Vladimir Putin che a fine marzo ha dichiarato che era “impossibile” evitare il riscaldamento climatico, essenzialmente legato, secondo lui, a “dei cicli globali della Terra”.
Al contrario, se i governi americano e russo sono in ritirata sulla lotta climatica, Cina e India hanno riaffermato il loro impegno, che gli consentira’ di lottare contro l’inquinamento dell’aria e ridurre il loro impiego di petrolio.
“La Cina e’ sotto forte pressione a livello nazionale per ridurre l’inquinamento dell’aria dovuto a carbone ed ai carburanti fossili, e vede un interesse strategico nell’essere leader sul mercato delle nuove tecnologie”, spiega Alden Meyer, esperto presso la Union of cencerned scientist. Quanto all’India, prosegue: “Delhi vede anche degli enormi vantaggi nei suoi obiettivi di sviluppo delle energie rinnovabili”, in termini di qualita’ dell’aria e riduzione delle importazioni di petrolio.
“Manuale” dell’accordo di Parigi
“La transizione verso un’economia poco-carbone, procede ovunque sul Pianeta”, sottolinea Laurence Tubiana, direttrice generale dell’European Climate Foundation ed ex-negoziatrice francese, citando come esempio l’India che “mira al 100% di veicoli elettrici nel 2030”. A Bonn, i Paesi hanno dieci giorni per fare progressi nell’elaborazione di un “manuale” dell’accordo di Parigi, che e’ giuridicamente entrato in vigore ma i cui dispositivi molto generali devono essere fissati in modo preciso entro la fine del 2018.
“Questa riunione dovra’ permettere ai governi di fare progressi sulle regole per mettere pienamente in opera l’accordo di Parigi”, ha sottolineato lo scorso venerdi’ 5 maggio Patricia Espinosa, responsabile della Convenzione clima dell’Onu. “Bonn non e’ un momento di decisione in senso stretto, ma un luogo di confronto assolutamente necessario per preparare la COP23”, dice Tubiana. Le Fiji presiederanno a novembre 2017 la COP23 che, per questioni logistiche, si terra’ a Bonn, sede della Convenzione clima.
L’accordo di Parigi impegna la comunita’ internazionale ad agire per limitare la crescita della temperatura media “al di sotto dei 2 gradi”, una soglia che e’ gia’ sinonimo di uno sconvolgimento a larga scala -e “se possibile” ad 1,5 gradi di piu’ rispetto al periodo industriale. Gli impegni attuali portano ad un aumento di 3 gradi del termometro mondiale.

(da un lancio dell’agenzia France Press – AFP, del 08/05/2017)

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