Drop 99, il filtro che purifica l’acqua e salva la vita

Drop 99 è un filtro che permette di bloccare tutti i batteri e la maggior parte dei virus che causano patologie. Non solo un prodotto, ma un progetto educativo volto a sensibilizzare le popolazioni locali e creare economia

 (© Drop 99)

(© Drop 99)

MILANO – Non è vero che noi non possiamo fare nulla per salvare il mondo, per essere quella goccia – seppur piccola – che può fare la differenza, unita a tutte le altre gocce del globo. E allora ci sarà un motivo se un progetto come questo, il Sustainable Water Projects, parte dal fine, quello di «trasformare ogni goccia d’acqua in un sorriso». Ed è questo ciò che mi trasmette Giorgio Ghiselli, al termine della nostra telefonata, che anche io posso fare la differenza, come chiunque stia leggendo queste parole in questo momento.

L’acqua contaminata uccide più della guerra
Parto da un concetto molto semplice che Giorgio mi racconta. Semplice, ma non banale. Anche se quando parliamo di intere popolazioni che muoiono a causa di infezioni batteriche l’atteggiamento che solitamente abbiamo è prendere il problema come un dato di fatto. Come qualcosa che è sempre esistito e sempre esisterà. Solo che non è esattamente così. «Nel 2016 sono scappati più rifugiati dalle loro terre a causa dell’acqua insalubre di quanti ne siano fuggiti a causa della guerra – mi racconta Giorgio – . Le malattie da acqua contaminata uccidono più persone ogni anno di tutte le forme di violenza, incluse le guerre e il 43% di queste morti sono bambini sotto i 5 anni d’età». Non che non lo sapessi già. Come sapevo che il mondo non soffre per l’assenza di acqua, ma perché l’acqua che c’è è contaminata. Lo sappiamo tutti. Ma non facciamo niente.

Non solo un filtro per purificare
Per questo Giorgio, Luca, Pietro, Fabio, Gigi e Beppe hanno creato Drop 99. Drop 99 è un filtro che permette di bloccare tutti i batteri e la maggior parte dei virus che causano patologie. Un prodotto semplice che assomiglia tanto a un tappo e di fatto lo è. Lo si avvita alla bottiglia ed è in grado di restituire un’acqua pulita, potabile. Ma Drop 99 non è solo un filtro, un oggetto tecnico. Drop 99 è un progetto, uno strumento per salvare la vita ed eliminare una patologia semplice, ma che causa la morte di milioni di persone all’anno: la dissenteria. «Siamo una società che si occupa di investimenti nel mondo retail e abbiamo sempre lavorato all’estero – mi racconta Giorgio – . Siamo stati contattati dal governo nigeriano per studiare la distribuzione organizzata di centri commerciali nel Paese. Dai nostri rilievi e dai nostri studi abbiamo capito che era inutile concentrarci su questo se prima non eravamo in grado di portare la popolazione a godere di un benessere tangibile. Il vero problema in buona parte del mondo è l’acqua. Sono 863 milioni le persone che non hanno accesso ad acqua potabile e non stiamo solo parlando di Africa, ma di tutti i Paesi che si trovano nelle aree tropicali». A livello globale, infatti, almeno 1,8 miliardi di persone utilizzano per bere una fonte di acqua contaminata da feci che può trasmettere malattie come diarrea, colera, tifo e poliomielite.

(© Drop 99)

Un progetto per formare
E ciò che Giorgio mi fa capire davvero è che questo succede, semplicemente, perché nessuno dice a queste persone come fare. Che esistono pozzi, sì, che vengono costruiti, ma nessuno spiega a queste popolazioni che se un serpente, ad esempio, raggiunge l’acqua e lì muore, entro pochissimi giorni quell’acqua diventa contaminata. E le persone la bevono inconsapevoli, ammalandosi. Sembra semplice? Sì, lo è. Talmente semplice da sembrare scontato. «E’ per questo che Drop 99 non è solo un oggetto – continua Giorgio -. Quello che noi vogliamo fare è alimentare la cultura della sanificazione, distribuire i prodotti e creare politiche sostenibili sul territorio. Creare delle microeconomie in grado di auto alimentarsi. Partendo dalla cosa più semplice: l’informazione e la formazione». Continua, incessante, come se non fosse mai abbastanza. Perché è di questo che abbiamo bisogno. Che qualcuno ce lo dica e continui a dircelo. E non è vero che non possiamo fare nulla.

Il crowdfunding
E questo scopo divulgativo è reso possibile anche grazie al crowdfunding. «Abbiamo visto nel crowdfunding non tanto la possibilità di ottenere fondi quanto piuttosto una diffusione capillare dei nostri intenti e di ciò che realmente capita nel mondo – continua Giorgio -. La comunità, in questo senso, può diventare il motore trainante del nostro progetto volto soprattutto a una diffusione il più ampia possibile della consapevolezza. Attraverso il crowdfunding vogliamo fare formazione e non ho dubbi che continueremo su questa linea con altre campagne». Per farlo Giorgio e i suoi hanno scelto il portale Ulule, la principale piattaforma di reward-based crowdfunding d’Europa, sbarcata da poco anche in Italia. Con oltre 17.000 progetti finanziati e un milione e mezzo di utenti in tutto il mondo, una raccolta di più di 74 milioni di euro e il 67% di tasso di successo, Ulule è la piattaforma  di crowdfunding reward-based con maggior percentuale di successo per progetti finanziati al mondo. E qui potete trovare tutte le informazioni per essere parte della soluzione.

Non solo distribuire, ma educare
Drop 99 garantisce le stesse performance di altri filtri presenti sul mercato a un prezzo molto inferiore, 15 euro. Ma ciò che Giorgio e i suoi vogliono fare va oltre tutto questo, come abbiamo detto. Stiamo parlando di recarsi personalmente in paesi del mondo come Nigeria, Kenya, Tanzania, Madagascar, Guatemala, Equador e attraverso scuole, ospedali locali, orfanotrofi, spiegare ed educare i bambini all’uso del filtro Drop 99. Di creare in loco una distribuzione dei filtri attraverso l’aiuto di banche di microcredito al fine di diffonderne l’uso. I fondi derivanti dalla campagna di crowdfunding hanno quindi lo scopo di realizzare il materiale educativo e didattico per formare, per rendere consapevoli. «Non è vero che non possiamo fare niente – conclude Giorgio -. Possiamo salvare delle vite, se lo vogliamo».

(© Drop 99)

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