Dies Academicus “Cristiani uniti per un mondo in frantumi” Intervento della dottssa Antonella Litta

Un intervento della dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione medici per l’ambiente- Isde, nell’ambito della Giornata di studio Dies Academicus “ Cristiani uniti per un mondo in frantumi” della Pontificia Università Gregoriana, svoltosi a Roma mercoledì 15 marzo 2017

 

Si è svolto mercoledì 15 marzo 2017  a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, il Dies Academicus, “ Cristiani uniti per un mondo in frantumi”.

Tra le varie proposte di approfondimento, riflessione e discussione su questo tema offerte dai vari Istituti, Centri e Facoltà dell’Università cattolica, la Facoltà di Teologia ha voluto proporre il simposio “ La Chiesa che cammina insieme agli uomini”.

Il Direttore del Dipartimento di Teologia dogmatica, don Dario Vitali, ha introdotto la sessione di studio facendo presente l’intento del simposio ovvero quello di  analizzare e sviluppare il rapporto tra Chiesa e società civile, come indicato da Papa Francesco nel discorso del 17 ottobre 2015, pronunciato in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi.

Il professor Vitali ha sottolineato come il Papa, parlando di una “Chiesa costitutivamente sinodale”,  abbia indicato con l’immagine di  tre cerchi concentrici tre questioni insite nel significato della sinodalità all’interno della Chiesa, in ambito ecumenico e infine nel rapporto Chiesa-mondo.

Il simposio, nella prospettiva di un’Ecologia integrale formulata nell’enciclica Laudato si’, in vista della quale Chiesa e società civile sono chiamate ad agire in sinergia, ha voluto prendere in esame il terzo cerchio ovvero quello relativo al rapporto Chiesa-mondo e  tentare una risposta alle domande:

  • Quali relazioni Chiesa-mondo?
  • Cosa può dare la Chiesa al mondo?
  • Cosa riceve la Chiesa dal mondo?
  • In che modo un mondo frammentato viene ricomposto in unità?

La dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana medici dell’ambiente-Isde, ha preso parte al simposio con un intervento modulato, per i suoi contenuti, su una particolare forma  di sinodalità quella che può essere letta nel profondo e indissolubile legame tra ambiente e salute.

La dottoressa Litta ha messo in evidenza anche la necessità di mettere in atto strategie di collaborazione e alleanza tra mondo scientifico, società civile e ambiti religiosi, per far crescere una sempre maggiore e diffusa consapevolezza relativamente alle problematiche dell’ambiente e della salute e così favorire una conversione all’Ecologia integrale; una conversione individuale e collettiva che possa generare una nuova cultura dell’ambiente attraverso azioni concrete tese alla riduzione delle fonti di inquinamento e  tali da proteggere così la biosfera, la vita della specie umana, delle altre specie che abitano la Terra e la Terra stessa.

In allegato l’intervento della referente dell’Isde.

Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) di Viterbo

Viterbo,16 marzo 2017

Per comunicazioni: tel.3383810091, e-mail: isde.viterbo@gmail.com

 

Antonella Litta

medico di medicina generale,specialista in Reumatologia,

referente nazionale dell’Associazione italiana medici per l’ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) per le problematiche sanitarie derivanti dall’inquinamento delle acque ad uso potabile, e, sempre per questa Associazione, referente nazionale e coordinatrice del gruppo di studio su : “ Il traffico aereo come fattore d’inquinamento ambientale e danno alla salute”.

E-mail: isde@ats.itisde.viterbo@gmail.com; antonella.litta@gmail.com;

tel.3383810091, tel.0761559413, fax 0761559126

 

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Dies Academicus, Pontificia Università Gregoriana, Roma,15 marzo 2017

 

Introduzione

Ringrazio per l’invito, che devo dire ho accettato molto volentieri  anche  se con un certo timore, visto il contesto e il tema di ampio respiro che implica  molteplici possibilità di approccio  al significato  più vasto della sinodalità ovvero  anche del camminare, del vivere insieme e quindi della reciproca e necessaria interdipendenza, se vogliamo realizzare e preservare  un sistema di vita dignitoso per ogni specie, a partire da quella umana, e per l’intera biosfera e i suoi ecosistemi.

Cercherò quindi di condividere con voi  una riflessione  che formulo come persona che si occupa per scelta e professione  dei legami tra una realtà complessa e dinamica che definiamo, spesso sinteticamente e un po’sbrigativamente, ambiente, e consideriamo esterna a noi, e un’altrettanto complessa e dinamica realtà che indichiamo come salute ovvero uno stato di benessere psicofisico, frutto anche questo di una molteplice serie di condizioni interdipendenti l’una dall’altra che non possono veramente e pienamente sussistere l’una in assenza dell’altra.

Possiamo quindi interpretare la sinodalità come uno sguardo complessivo e più ampio su ogni realtà, una sinodalità in questo senso che possiamo scorgere sottesa  anche nella Carta di Ottawa di cui lo scorso anno si sono celebrati i 30 anni dalla  sottoscrizione e promulgazione.

Questa dichiarazione poneva e pone  come condizioni fondamentali e obiettivi da raggiungere e consolidare per un concreto diritto alla salute delle persone e delle popolazioni, la pace, l’abitazione, l’istruzione, il cibo, il reddito

 

un ecosistema stabile, le risorse sostenibili, la giustizia e l’equità sociale (http://www.unipd-org.it/rls/Sicurezzalavoro/Carta%20di%20Ottawa.pdf) .

E’ del tutto evidente che questi obiettivi non sono stati raggiunti e anzi sono sempre più compromessi  a causa  di un sistema economico diffuso a livello mondiale, di sfruttamento violento di persone e risorse  che opera per la separazione, la frammentazione, il venire meno e il negare la necessaria interdipendenza delle condizione fondamentali alla salute delle popolazioni e dell’ambiente  richiamate  anche nella Carta di Ottawa.

 

 

Un’unica realtà

 

“Le cose sono unite da legami invisibili;

non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella”

Galileo Galilei

 

Sempre più forte è il  rifiuto di guardare e considerare la realtà umana e quella dell’intero pianeta come un tutt’uno, come un’unica realtà vivente, di cui ognuno è parte e che è presente dentro ciascuno di noi, come la fisica quantistica oggi e le intuizioni  della mistica di ogni tradizione spirituale e tempo sembrano suggerire –  dalla struttura subatomica, ai microrganismi più semplici, ai virus, ai batteri fino all’uomo-.

Una unica realtà vivente in costante  co-evoluzione secondo leggi naturali che abbiamo cominciato a comprendere e a descrivere in parte e solo da qualche secolo; leggi stabilitesi con la loro armoniosa  dinamica circolare  nel corso dei  circa 4 miliardi e mezzo di vita del pianeta.

L’aver abbandonato questa visione integrale e integrata di uomo e ambiente, l’aver separato nei loro diritti e necessità queste due  realtà e lo sfruttamento violento di entrambe, sta determinando il quadro di allarme che preoccupa  ormai da decenni la comunità scientifica internazionale, noi medici, i ricercatori del clima, ma in generale ogni persona di buon senso, di ogni ceto, estrazione culturale e religiosa, capace di guardare oltre se stessa senza rimanere indifferente al grido di sofferenza  sempre più forte delle persone, delle popolazioni e di tutta la natura animale e vegetale.

Questa è un’altra forma di sinodalità che si sta allargando, che dobbiamo allargare,in cerchi sempre più grandi, l’uno contenente l’altro, quella di una  consapevolezza sempre più ampia che fa e farà da base, da rete di sostegno alle attività di collaborazione da intraprendere subito per arginare la devastazione ambientale e la sofferenza che ne è costante conseguenza- ogni giorno scompaiono circa 100 diverse specie del mondo vegetale ed animale, un impoverimento irreversibile che riduce la biodiversità e ci sta portando verso un mondo sempre più uniforme ed incolore, sempre più arido e povero, incamminato verso la fine.

La Laudato sì’ di Papa Francesco, con il suo forte richiamo alla responsabilità di tutti nei confronti della nostra Casa comune, ritengo che abbia anche questa funzione di aggregazione, di alleanza, nella consapevolezza e quindi della necessità di un cambiamento, di una conversione  radicale ad una ecologia profonda ed integrale per ciascuno di noi.

Lorenzo Tomatis, medico e scienziato di fama mondiale, per oltre 10 anni Direttore dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro- Iarc, tra i primi  ricercatori ad aver documentato la trasmissione transgenerazionale (per alterazioni dei gameti del feto) di patologie, verrebbe qui da dire di generazione in generazione,  a causa dell’esposizione materno-fetale ad inquinanti ambientali nel delicato periodo della gravidanza in particolare nel I trimestre di vita intrauterina, ha sintetizzato con la  frase “ Tutti gli uomini sono responsabili dell’ambiente e i medici lo sono due volte” quello che dovrebbe essere il particolare impegno della classe medica nella tutela dell’ambiente, delle risorse, degli ecosistemi e più in generale dell’intera biosfera, a difesa quindi di una Ecologia integrale.

Un impegno che mai come in questo periodo dovrebbe essere vissuto con la forza di un  imperativo Kantiano e trova corrispondenza nell’articolo 5 del nuovo codice di deontologia medica della Federazione degli Ordini dei medici italiani.

Lorenzo Tomatis è stato anche il primo Direttore del Comitato tecnico-scientifico internazionale

dell’Associazione medici per l’ambiente che oggi qui rappresento (www.isde.it).

 

I dati epidemiologici

Cominciamo  quindi a vedere più da vicino e  in forma di numeri, i segni e le conseguenze della frattura, della separazione tra ambiente e salute, tra il sapere e la saggezza, del vincolo reciso tra la specie umana e le altre specie che abitano la terra e la terra stessa:

l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci informa  che ogni anno sono circa 12,6 milioni le morti attribuibili all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, alle esposizioni chimiche, ai cambiamenti climatici e alle radiazioni ultraviolette

(http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2016/deaths-attributable-to-unhealthy-environments/en/) ;

l’OMS  ci ricorda anche che almeno 3 milioni di bambini  di età inferiore a cinque anni muoiono ogni anno causa di malattie correlate all’inquinamento; (http://www.who.int/ceh/cehplanaction10_15.pdf?ua=1).

Sempre  dai report dell’Organizzazione mondiale della Sanità

( http://who.int/phe/publications/air-pollution-global-assessment/en/)   sappiamo che il 92% della popolazione mondiale respira aria inquinata e pericolosa per la salute e sono necessarie quindi azioni urgenti per affrontare l’inquinamento atmosferico;

l’Agenzia Europea per l’ambiente- EEA  nel report Air quality in Europe-2016  (http://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-in-europe-2016),  registra in Europa nel 2013 circa 520mila morti premature per inquinamento dell’aria, mentre in Italia le morti premature legate all’inquinamento dell’aria sono state 91mila;

Preoccupanti e allarmanti i dati, per morti e ricoveri ospedalieri per cause cardio-respiratorie, anche nella popolazione di Roma esposta ad inquinamento da PM 10 come rilevato ad esempio anche nel  recente studio “Inquinamento atmosferico ed effetti sulla salute a Roma nel mese di dicembre 2015” (http://www.epiprev.it/articolo_scientifico/inquinamento-atmosferico-ed-effetti-sulla-salute-roma-nel-mese-di-dicembre-2015)  che evidenzia come l’impatto sanitario degli episodi di inquinamento si sommi agli effetti a lungo termine degli altri inquinanti;

Secondo i dati elaborati dall’autorevole Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), e pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica  Lancet, nel mondo si muore meno per malattie infettive  e 7 decessi su 10 sono ormai legati a malattie  croniche non trasmissibili (MCNT) come le malattie cardiovascolari, il diabete, la demenza di Alzheimer, malattie queste sempre più correlate all’inquinamento ambientale

( http://thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)31743-3/fulltext)

Le stime dell’International Diabetes Federation prevedono per il 2035 un miliardo di malati di diabete nel mondo mentre attualmente sono  circa 700 milioni (http://www.idf.org/)

I dati riportati nell’annuario statistico ISTAT 2014 indicano che è diabetico il 5,5% degli italiani, oltre 3 milioni di persone.

Il Ministero della Salute riporta che in Italia il 25% di bambini è sovrappeso, con un picco che si registra nella fascia d’età 9-11 anni, nella quale il 13% della popolazione risulta obesa.

In tutto il cosiddetto primo mondo stiamo assistendo ad vera e propria pandemia di obesità tra i bambini e i giovani messa sempre più in relazione, come vedremo, a particolari sostanze inquinanti con funzione di interferenti endocrini presenti anche nella composizione di alcune plastiche usate per i contenitori di alimenti e bandite in Francia dal 2015.

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte in Italia essendo responsabili del 44% di tutti i decessi e sempre più evidente è il legame con l’inquinamento dell’aria (http://www.epicentro.iss.it/focus/cardiovascolare/cardiovascolari.asp).

Il cancro è la seconda causa di morte a livello mondiale, ed è stato responsabile per 8,8 milioni di morti nel 2015. In tutto il mondo si prevede un aumento di circa il 70%  nei prossimi vent’anni  del numero di nuovi casi di cancro e circa il 70% dei decessi per cancro si verificano oggi in paesi a basso e medio reddito (http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs297/en/)  dove è difficile se non impossibile l’accesso alle cure.

Nel corso del 2015 circa tre milioni  sono  stati gli italiani colpiti da cancro, i decessi per  neoplasia sono  stati circa 500 e  circa 1000 le nuove diagnosi per ogni giorno dell’anno.

I tassi italiani di incidenza dei tumori  nella fascia di età 0-14 anni continuano ad essere tra i più alti del mondo  (http://www.registri-tumori.it/cms/it/node/3801)

Qui occorre riportare la considerazione di autorevoli  e numerosi ricercatori  che sostengono come l’incremento di neoplasie infantili sia connesso all’esposizione transplacentare (del feto) e transgenerazionale (dei gameti) ad agenti chimici e fisici in grado di indurre modificazioni epigenetiche e mutazioni genetiche; mutazioni che rappresentano forse l’effetto più esemplificativo e drammatico della trasformazione ambientale in atto e della conseguente alterazione del cosiddetto programming embrio-fetale ( http://www.epiprev.it/pubblicazione/epidemiol-prev-2013-37-1-suppl-1-free-full-text), ( http://www.ambientebrescia.it/AmbienteTumori2011.pdf ).

 

La salute dei bambini e delle future generazioni

I dati  relativi allo stato di salute dei bambini, per ovvie ragioni, sono quelli che  più preoccupano, che necessitano di una attenzione ancora maggiore e di azioni efficaci quanto urgenti di prevenzione  anche  per le generazioni  che verranno.

In particolare i danni neurocognitivi ci preoccupano e ci richiamano ad una maggiore attenzione soprattutto in tema di prevenzione.

Se è vero, ed è vero che è la nostra  mente, ciò che ci  fa esseri umani e ci contraddistingue per la capacità di emotività, empatia, apprendimento, memorizzazione, linguaggio e quindi relazione, è evidente che non possiamo rimanere che sgomenti di fronte alla crescente incidenza dei disturbi dello spettro autistico, dell’autismo e in generale dei disturbi  neurocomportamentali tra i bambini e gli adolescenti; patologie e disturbi che isolano, a volte, per sempre e totalmente e quindi spezzano e dividono il bambino, l’individuo dalla  sua comunità, prima di tutto quella familiare.

E anche qui c’è bisogno d’intervenire perché questa particolare forma di sinodalità non sia ulteriormente minacciata e compromessa  anzi sia ripristinata il prima possibile, ove possibile,con diagnosi precoci e assicurando le migliori cure disponibili e soprattutto con la prevenzione.

Questi andamenti ed incidenze, mai registrati prima e  in tutto il mondo, necessiterebbero di una  discussione ed illustrazione ampia che per ragioni di tempo sarà in questa sede molto sintetica ma spero tale da stimolare domande ed esigenze di approfondimento successivo.

Sappiamo che molteplici e rilevanti studi epidemiologici hanno rilevato che un bambino su sei negli Stati Uniti d’America  è affetto da  disturbi dell’apprendimento, disordini e/o deficit del livello di attenzione e problemi di tipo comportamentale e per quanto riguarda i Paesi europei i dati sono simili.

Questa situazione impone quindi una particolare attenzione per quanto riguarda l’esposizione materna ad inquinanti chimici, sia in epoca pre-concezionale che gestazionale; infatti  durante questo particolare periodo si possono determinare alterazioni permanenti nella struttura organica, nella fisiologia e nel metabolismo del feto, favorendo successivamente la comparsa di numerose  patologie anche di tipo neurologico.

Patologie del neurosviluppo (NDD) – autismo,disturbo da deficit dell’attenzione (ADD-attention deficit disorder), disturbo dell’attenzione da iperattività (ADHD-attention deficit hyperactivity disorder ) e ritardo mentale, come un aumentato rischio di morbo di Parkinson, morbo di  Alzheimer e altre malattie neuro-degenerative e neoplastiche, sono infatti, con sempre maggiori evidenze scientifiche, correlate anche all’esposizione materna ad inquinanti chimici ambientali.

E’ noto che nei nove mesi di gestazione si stabilisce un  rapporto materno-fetale dalle caratteristiche  uniche ed estremamente complesse e delicate; si tratta di una interrelazione particolarissima le cui dinamiche rivestono un ruolo strategico nel determinare ciò che definiamo benessere psico-fisico del feto, del bambino e infine del soggetto adulto.

E’ conoscenza  medica acquisita da decenni che: infezioni, intossicazioni,disturbi metabolici, assunzioni di alcuni tipi di farmaci, fumo di sigaretta, alcool e droghe possono causare danni importanti e spesso irreversibili al futuro nascituro; meno noti  ed indagati sono invece i danni neurologici da esposizione a quegli inquinanti chimici ambientali che non provocano una  intossicazione acuta diretta e subito evidente.

Le ricerche hanno dimostrato che molte sostanze tossiche immesse nell’ambiente  sono  in grado di superare la barriera placentare ed  emato-cerebrale fetale e del bambino, anche a livelli di esposizione ammessi per legge nei soggetti adulti, possono avere effetti non immediatamente  visibili clinicamente ma tuttavia essere  in grado di determinare effetti avversi importanti anche a distanza di molti anni dall’esposizione materna.

La  maggiore vulnerabilità  delle strutture cerebrali  nel feto e nel bambino rispetto ai soggetti adulti è determinata dal rapido accrescimento e  dai processi propri dello sviluppo ontogenetico (enorme numero di cellule in attiva proliferazione e  differenziazione cellulare) che conducono allo sviluppo e organizzazione di complessi sistemi e organi vitali.

Durante l’intero sviluppo fetale e ancora oltre, il sistema nervoso centrale e il cervello in particolare vanno incontro a tutta una serie di trasformazioni complesse: sebbene il maggior numero di neuroni sia già formato al momento della nascita, lo sviluppo delle cellule gliali e la mielinizzazione degli assoni prosegue per diversi anni; è pertanto evidente che un’interferenza, dovuta all’azione di  sostanze tossiche, che disturbi questi processi complessi  può avere conseguenze  gravi e permanenti.

In una rassegna della letteratura, pubblicata  sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet nel 2006

dai ricercatori P. Grandjean, della Harvard School of Public Health, e da P.J. Landrigan, del Mount Sinai School of Medicine, sono stati presi in esame i dati pubblici disponibili sulla tossicità chimica per identificare le sostanze che con maggior probabilità interferiscono nello sviluppo delle strutture cerebrali: 202 sostanze chimiche industriali sono state identificate come capaci di danneggiare il cervello umano.  

I due ricercatori fanno presente che questo elenco non può essere considerato completo; infatti il numero di sostanze chimiche in grado di  causare neurotossicità in test su animali di laboratorio supera il numero di 1.000.

I due autori  hanno quindi esaminato le pubblicazioni relative alle sole cinque sostanze dell’elenco –piombo, metilmercurio, arsenico, i PCB (bifenili policlorurati) e toluene – la cui tossicità per il cervello in via di sviluppo era stata già sufficientemente documentata. Il  lavoro succitato, rappresenta una pietra miliare in questo particolare campo d’indagine e  si conclude  con la forte ed impegnativa affermazione che l’inquinamento chimico può aver danneggiato milioni di bambini in tutto il mondo e  che gli effetti tossici delle sostanze chimiche industriali sui bambini sono stati  e sono in genere trascurati.

Successivi studi hanno valutato e confermato, sia in esperimenti di laboratorio che  nei bambini attraverso  visite, raccolta dell’anamnesi, test neuro-psico-motori, la nocività cerebrale di sostanze quali: pesticidi, diossine, furani, Pcb, solventi, metalli pesanti e tossine alle quali erano state esposte le madri nel periodo antecedente e durante la gravidanza.

L’inquinamento  e la contaminazione dell’aria, dell’acqua e delle catene alimentari sono le vie di esposizione materno-fetale oltre alle esposizioni occupazionali (http://www.dmi.unipg.it/mamone/sci-dem/nuocontri_1/burgio_pandemia.pdf).

 

Tempi biologici e tempi storici

Di fronte a questi dati e scenari di malattia ci si deve chiedere cosa è mutato e mutato in tempi velocissimi. E qui ci sarebbe spazio per una riflessione su quelli che sono i tempi biologici di evoluzione e coevoluzione delle specie e della biosfera e i tempi storici ovvero quelli dell’azione sull’ambiente della specie umana, l’unica che produce inquinamento e rifiuti.

Dall’inizio della rivoluzione industriale ma soprattutto negli ultimi 50 anni di storia industriale, in forma più intensa, sono state immesse nell’ambiente oltre centomila sostanze di sintesi chimica (vari tipi di plastiche e suoi componenti, pesticidi, ritardanti di fiamma, diossine etc., molecole generate dalla combustione di  petrolio, carbone, metano e dall’incenerimento dei rifiuti e da tante  altre attività industriali), oltre a l’aver reso disponibili quantità elevate di metalli pesanti, energia ionizzante e incrementato l’esposizione ai campi elettromagnetici.

Queste sostanze ed energie sono risultate avere azione tossica, cancerogena, di interferenza endocrina capaci ovvero di mimare l’azione degli ormoni naturalmente prodotti dal nostro organismo e quindi di sostituirli nella loro funzione di fisiologica regolazione dei metabolismi e quindi di  favorire malattie, in grande aumento, come il diabete, l’obesità, malattie cardiovascolari i disturbi della sfera neuroendocrina, l’infertilità, i disturbi dello sviluppo genito-urinario e sessuale nei bambini e nelle bambine.

L’esposizione materno fetale e anche quella preconcezionale, per quanto già detto, è quella che più ci preoccupa, nei cordoni ombelicali vengono rilevati inquinanti ambientali come pesticidi, metalli pesanti, diossine, sostanze chimiche industriali che superano la barriera placentare e interferiscono con quello che chiamiamo fetal programming di fatto sprogrammando, alterando così il progetto di vita e di vita sana iniziato con il concepimento di ogni essere umano nella sua unicità.

Al momento molti modelli patogenetici tengono conto delle più recenti acquisizioni nel campo della biologia molecolare, in particolare nel campo dell’epigenetica, cioè di quella branca della biologia molecolare che studia speci­ficamente le modifiche molecolari indotte dalle sollecitazioni e informazioni provenienti dall’ambiente (e in particolare dal microambiente tessutale) nel genoma delle cellule, e risultano utili per una migliore comprensione dell’attuale grave quadro  epidemiologico (http://www.omceoar.it/cgi-bin/docs/cesalpino/AMBIENTE%20E%20SALUTE.pdf).

 

Le modifiche ambientali, l’inquinamento ambientale

 

“Si è voluto trasformare le pietre in pane”

 

Si è trasformato l’ambiente, lo si è asservito e sfruttato, si è modificato l’ambiente quale fonte di flusso continuo di informazioni sensoriali e culturali, cioè di sollecitazioni specifiche, in grado di indurre nel nostro e in altri organismi reazioni e modifiche epigenetiche, genetiche/genomiche e fenotipiche e così innescare processi patologici che compromettono il normale  stato di benessere psicofisico.

L’ acqua, dell’aria, il cibo prodotto da un’agricoltura industriale che utilizza fertilizzanti chimici, pesticidi, diserbanti, sostanze tutte che si accumulano nell’ambiente, i cambiamenti climatici innescati, anche e soprattutto dall’utilizzo di energie fossili inquinanti e dai loro derivati, e che  hanno come conseguenze anche l’incremento del numero dei cosiddetti “migranti ecologici”, persone e intere popolazioni costrette a lasciare le loro terre perché ormai aride e non più coltivabili

( Bowles D.C, Butler C.D., Morisetti N., Climate change, conflict and health. J R Soc Med. 2015 Oct;108(10):390-5).

Persone e popolazione alle quali viene negato il diritto più elementare ed inviolabile quello all’acqua potabile e quindi alla vita stessa.

Esistono stime che nel prossimi 50 anni quelli che vengono definiti migranti ecologici, andranno a sommarsi a quelli che scappano da guerre e violenze, raggiungendo un numero compreso tra i 200 e i 250 milioni di persone, migrazioni dai connotati biblici.

E poi i danni alla salute causate da  altre forme di inquinamento di cui si parla meno e poco volentieri.

L’inquinamento elettromagnetico generato da antenne e miriadi di dispositivi elettronici da cui siamo e da cui ci facciamo circondare anche quando non necessario, dispositivi che sono ai primi posti tra i regali che si fanno a bambini e adolescenti,soggetti più vulnerabili per immaturità dei sistemi immunitari, metabolici e la plasticità cerebrale e perché organismi in fase di rapido accrescimento.

L’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro- Iarc nel 2011 ha classificato come possibili cancerogeni- classe 2 B- i campi elettromagnetici (R F) (http://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol102/index.php)- .

L’inquinamento acustico delle grandi città, sempre più rumorose a causa del traffico su gomma e spesso anche per il trasporto aereo, che oltre a provocare  importanti e documentati danni psico-fisici (malattie cardiovascolari, alterazione della qualità del sonno, disturbi dell’udito, dell’apprendimento, gli effetti più rilevati) impedisce anche l’esperienza del silenzio;  penso che tutti, tra quelli che sono qui, sappiano e ritengano importantissima l’esperienza del silenzio interiore  nella formazione umana e spirituale e  difficilmente un bambino, una bambina, una ragazzo, un ragazzo, una persona adulta che non abbia sperimentato prima il silenzio dei luoghi potrà avvicinarsi  poi alla ricerca e all’ascolto di un più profondo silenzio,necessario alla capacità di introspezione e riflessione, per contrastare  lo stato di distrazione costantemente indotto  dall’esterno e per rigenerare il senso più profondo e vero del linguaggio anche con funzione sociale.

( Stansfeld S., Clark C., Health Effects of Noise Exposure in ChildrenCurr Environ Health Rep.  2015 Jun;2(2):171-8), (http://www.who.int/ceh/capacity/noise.pdf).

Sta scritto “  I cieli narrano la gloria di Dio” ma i nostri cieli, soprattutto quelli sopra le grandi città, sono sempre più opachi, carichi di polveri, il famoso PM ovvero il particolato, un miscuglio di polveri di dimensioni che vanno fino al millesimo di micron, ovvero un milionesimo di metro, dimensioni paragonabili a quelle dei virus e batteri e ancora  più piccole se parliamo di nanopolveri.

Un inquinamento invisibile ma pericolosissimo perchè correlato all’insorgenza di malattie respiratorie, cardiovascolari, neoplastiche, neurodegenerative e nei bambini anche  neurocomportamentali

(Brook R.D. et al.. Particulate matter air pollution and cardiovascular disease: An update to the scientific statement from the American Heart Association. Circulation. 2010 Jun 1;121(21):2331-78. doi: 10.1161/CIR.0b013e3181dbece1. Epub 2010 May 10),

(Calderón-Garcidueñas L., Torres-Jardón R. ,  Kulesza R. J., Su-Bin Park, S. B. and D’Angiulli A.,   Air pollution and detrimental effects on children’s brain. The need for a multidisciplinary approach to the issue complexity and challenges Front Hum Neurosci. 2014; 8: 613).

Nell’ottobre del 2013 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) ha classificato il PM fine ed ultrafine tra le sostanze cancerogene certe per le quali non esiste alcuna soglia ammissibile di sicurezza per la salute umana.

E quando un sostanza è classificata cancerogena non ci sono soglie e o limiti di  sicurezza, e a maggior ragione per l’embrione, il feto, il neonato, i  bambini e i malati ;l’unica sicurezza reale è quella rappresentata dalla riduzione drastica dell’esposizione alle sostanze cancerogene e tossiche.

E poi i  gas serra, l’anidride carbonica, prima fra  tutti,  e gas velenosi come gli ossidi di azoto, gli ossidi di zolfo, l’aumento dell’ozono a livello troposferico.

E poi ci  sarebbe da parlare e considerare ancora anche i danni alla storia delle città, ai monumenti, al patrimonio artistico e culturale e alla vegetazione provocata da questi gas, polveri e dalle piogge acide generate anch’esse dall’inquinamento atmosferico.

La  notte  osservare la luna e le stelle, sempre nelle grandi città, è diventata un’impresa quasi impossibile per la troppa illuminazione e questo si chiama inquinamento luminoso e sempre più si evidenziano danni alla salute umana, fisica e psichica, per questa particolare forma di inquinante.

L’acqua rimane sempre sorella, elemento fondamentale per nostra la vita e per quella di tutte le specie e la terra tutta.

Rimane sempre umile e sempre preziosa, visto quanta ne sprechiamo, quanto la paghiamo,il giro d’affari legato al commercio delle acque minerali e le guerre che si combattono, altre brutte fratture, divisioni e ferite, per aggiudicarsene il controllo.

Di sicuro, e sempre meno, è casta, nel senso di pulita, perché inquinata da pesticidi, sostanze chimiche di varia origine, utilizzata per far scomparire, in fretta e senza spesa ogni genere di scoria e rifiuto tossico.

Il vento, con la sua freschezza, ci dovrebbe ricordare il grande respiro del mondo e dell’universo e invece  di portarci aria pulita trasporta fino ai nostri polmoni, al nostro sangue e fino al cervello composti tossici, infiammatori e cancerogeni.

L’ esposizione cronica a queste polveri, come capita anche nella città di Roma, correla con l’incremento dei ricoveri per malattie respiratore, ischemia del miocardio ed ictus cerebri (http://www.epiprev.it/articolo_scientifico/inquinamento-atmosferico-ed-effetti-sulla-salute-roma-nel-mese-di-dicembre-2015)  ma anche con la riduzione del quoziente intellettivo e i disturbi neurocognitivi nei figli delle madri esposte, come purtroppo evidenziato da anni  nei lavori di ricerca scientifica italiana e internazionale ed anche in uno studio pubblicato nel 2015 e condotto  sempre a Roma su una coorte di 719 bambini  (Development at Age 7 in a Prospective Italian Birth Cohort. Epidemiology 2016 Mar;27(2):228-36 Porta D.et al.).

C’è poi da sottolineare che sono le classi più svantaggiate economicamente e culturalmente quelle che subiscono i danni maggiore dell’inquinamento perché vivono in prossimità o in siti inquinati, si alimentano con cibo scadente, non hanno strumenti culturali per far valere i loro diritti e tra questi il diritto alla salute.

Malattie e povertà vanno spesso a braccetto.

 

Conclusioni

I numeri e dati che vi ho presentato mi rendo conto che  possono risultare molto impressionanti sul momento e che dopo il primo impatto rimangono solo numeri e cifre, a più zeri, un po’astratte  e lontane, ma se ad ogni numero riuscissimo ad associare una storia ed un volto di una persona, di un bambino, conosciuti, con i quali siamo stati o siamo in relazione, allora questo ci potrebbe dare la forza e un maggiore convincimento per cercare alleanze, far fluire conoscenze e saperi, costruire reti di consapevolezza e partecipazione per contrastare una modalità verticistica ed egoista di governo del mondo, dell’economica, della politica, della cultura, della società, dell’ambiente, delle popolazioni  e delle persone che prospera sempre più proprio sulle divisioni, sulle paure, sulle guerre che volutamente induce, genera e di cui si alimenta.

Di sicuro per far questo c’è bisogno di una convinta, prima personale e poi collettiva conversione all’ecologia integrale, come auspicato e richiesto anche dalla “ Laudato si’”  e in questo percorso potrebbero essere di aiuto, ai credenti come ai non credenti, anche i 5 imperativi  indicati dal  celebre teologo Bernard Lonergan, che chiedono ad ognuno di essere: attento, intelligente, ragionevole, responsabile e innamorato ovvero mettere in ogni relazione non prima l’io ma il tu e il noi.

Atteggiamenti e comportamenti sui quali conformare ogni ricerca, anche scientifica e la nostra stessa vita e da riversare nei confronti di ogni persona, dell’umanità intera e nella cura della nostra Casa comune.

E’ il noi che può ancora fare la differenza, questa volta positiva, con la sua forza nonviolenta di pressione, di verità, di convincimento, su istituzioni, enti, e decisori politici.

 

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Alcuni testi per approfondire

Fritjof Capra, Pier Luigi Lusi, Vita e natura una visione sistemica, Aboca, Sansepolcro (Ar) 2014.

Rachel Carson, Primavera silenziosa, Feltrinelli, Milano 1966.

Laura Conti, Che cos’è l’ecologia. Capitale, lavoro e ambiente, Mazzotta, Milano1977.

Francesco Gesualdi, Le catene del debito e come possiamo spezzarle, Feltrinelli, Milano 2013.

Vandana Shiva, Le guerre dell’acqua, Feltrinelli, Milano 2003.

Enzo Tiezzi, Tempi storici, tempi biologici, Garzanti, Milano1984.

 

 

 

 

 

 

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