La ferrovia Civitavecchia CapranicaSutri Orte – Il video del Convegno svolto a Gallese il 3 febbraio 2017

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2 commenti

  1. Pierluigi Ferrari

    Dubbi sulla “riapertura” della ferrovia Civitavecchia-Orte

    Recentemente la Camera dei Deputati ha approvato un disegno di legge che inserisce la ferrovia Civitavecchia-Capranica-Orte, fra le ferrovie turistiche, decisione accolta dai vari comitati pro-apertura ed amministratori locali, come il primo passo per la definitiva “riapertura” della linea, anche al servizio viaggiatori e merci. Sembra che per la prima volta una decisione del Parlamento metta tutti d’accordo, dai politici agli industriali, fino alle associazioni ambientaliste. Già questa triplice intesa sarebbe sufficiente a far sorgere dei dubbi sulla bontà della scelta, visto che, mentre i primi due festeggiano la pioggia di denaro che cadrà sul territorio, personalmente ho dei dubbi su come la costruzione di una ferrovia possa portare un beneficio dal punto di vista ambientale.
    La prima cosa che non convince quando si parla della ferrovia Civitavecchia-Capranica, è proprio il termine che di solito la accompagna: riapertura. Quando leggo questa parola penso che chi l’ha scritta non sia mai stato lungo il percorso della vecchia ferrovia. Nel tratto che va da Civitavecchia a Capranica la ferrovia semplicemente non esiste. Il percorso originario si è trasformato, nel migliore dei casi, una strada sterrata, per lunghi tratti si perde nella campagna in pascoli o campi arati, in altri casi è un acquitrino o è stato assorbito dalla vegetazione. Le uniche tracce che ricordano la ferrovia, sono i ruderi delle stazioni, i vecchi ponti e le gallerie. Quindi, per onestà intellettuale, adoperiamo le parole giuste, si può essere a favore o contrari a questa ferrovia, ma quando ne parliamo, utilizziamo il verbo costruire e non riaprire. Riusciamo ad immaginare quale sarebbe l’impatto ambientale della costruzione di una ferrovia per l’ambiente della Valle del Mignone, un territorio classificato ZPS (zona a protezione speciale) tra i più integri del centro Italia? Lunghi tratti del vecchio tracciato ferroviario sono lontani chilometri da strade asfaltate; i lavori porterebbero nuove strade, cemento, ferro, scavi, elettrificazione, sarebbe la morte della Valle del Mignone. Abbiamo festeggiato il momentaneo scampato pericolo della superstrada Orte-Civitavecchia da pochi giorni, e già un’altra colata di ferro e cemento minaccia la nostra valle.
    Il secondo dubbio riguarda la reale utilità di questa ferrovia, chi sarebbero i fruitori del tratto Civitavecchia-Capranica? Il traffico passeggeri a livello locale lo escludo, le stazioni di Allumiere, Monte Romano, Civitella Cesi, sono così lontane dai centri abitati di riferimento, che chi abita in paese, fa prima ad andare in automobile a Civitavecchia che alla stazione. Lo scopo primario di questa linea sarebbe quello di far viaggiare le merci che dal porto di Civitavecchia si spostano sulla direttrice est, su rotaia e non più su asfalto. Ma non è sufficiente costruire ferrovie per far si che questo accada. Dal porto di Civitavecchia le merci si spostano anche in direzione nord, verso Grosseto-Livorno-Pisa-Genova, e si spostano su asfalto e non su rotaia, anche se esiste da sempre un collegamento ferroviario; lo stesso succede in direzione sud, verso Roma-Napoli, le merci si spostano su asfalto e non su rotaia anche se c’è un collegamento ferroviario. Cosa ci fa pensare che con la costruzione di questa ferrovia, come per magia tutte le merci dirette ad est viaggino su rotaia? Se vogliamo investire sulle ferrovie, come è giusto che sia, cominciamo ad utilizzare quelle che abbiamo, quando il 90% del traffico merci che da Civitavecchia si muove in direzione Roma e in direzione Livorno, utilizzerà la ferrovia, allora avrà un senso e una credibilità pensare di costruirne una nuova per le merci che vanno in direzione Orte.
    Il terzo dubbio o paura, è che il percorso della ferrovia passerebbe terribilmente vicino all’area che da anni si cerca di trasformare in una megadiscarica. Attualmente non se ne parla, ma possiamo stare sicuri che una volta costruita la ferrovia, qualche genio della politica, si accorga di quanto sarebbe semplice caricare rifiuti su un treno a Roma e scaricarli alla Farnesiana.
    La Valle del Mignone è uno dei pochi territori ancora integri rimasti nel centro Italia, è ricco di bellezze naturali, storiche ed archeologiche, non dovrebbe essere attraversata né da superstrade né da ferrovie, né da discariche, la sua vocazione è un’altra. Trasformare il vecchio tracciato ferroviario in un sentiero, percorribile a piedi, a cavallo o in bicicletta, ristrutturare un paio delle vecchie stazioni, trasformarle in ostelli e darle in gestione a cooperative di giovani. Nelle vicinanze di Capranica, la ferrovia incontra la Via Francigena, il sentiero ne diventerebbe una ramificazione, come ce ne sono tante in Toscana e in Piemonte. Questo porterebbe un turismo ecosostenibile nel nostro territorio, bellezze storiche e naturali come il Parco e le tombe di Barbarano, Luni sul Mignone, Cencelle, e Tarquinia, diventerebbero fruibili anche per un altro tipo di turismo.

    • Raimondo Chiricozzi

      Egregio signor Ferrari le risponde un componente del comitato per la riapertura della ferrovia Civitavecchia Capranica Orte al quale ho girato la sua perplessità. Le confermo anch’io condivido la risposta che le da il signor Mazzoni Maurizio. Il turismo ecosostenibile come lei lo vorrebbe non serve a nessuno se non a quattro persone e non di più che vorrebbero utilizzare questa ferrovia esclusivamente per una pista ciclabile. Un non senso visto che su questa ferrovia sono stati già spesi 200 miliardi di lire e le ferrovie dello stato hanno ricevuto altri 123 miliardi di lire che non sappiamo dove siano stati spesi ed infine l’Unione europea la rcihiede per lo sviluppo di tutto il Centro Italia.
      Dopo la mia breve risposta unisco la risposta che le da il signor Mazzoni Maurizio : Mi sembra che il sig. Ferrari abbia le idee confuse, nell’argomentare il suo scetticismo nei confronti della CCO. Da un lato non attribuisce ad essa un sufficiente bacino di utenza, dall’altro ritiene che sarà una ferrovia ideale per certi trasporti. Fa ragionamenti a tutela della valle del Mignone, affermando che la CCO debba essere costruita da capo con colate di cemento (invece basta posare l’armamento, ristrutturando le stazioni già esistenti e curando una viabilità stradale minima), per poi affermare che dobbiamo ritenere consolidato e ottimale il trasporto su gomma….dal quale la strategia europea impone invece l’allontanamento. Ipotizza un turismo in bicicletta, ma forse non ha mai visto quanti appassionati percorrono attualmente il tracciato senza binari della CCO, da Capranica a Civitavecchia: troppo pochi per un indotto che dia sostentamento a chi vi è impegnato.
      Diverso invece il discorso Treno + Bici: allora si che si potrebbero creare percorsi appositi, ricettività condivisa, pacchetti integrati, sull’esempio di quanto vediamo nelle nazioni europee più evolute.
      Diciamolo, l’imprenditorialità turistica delle nostre zone deve rimboccarsi le maniche da subito, e non aspettando il primo ciclista a pedali, ma preparandosi ad acogliere gruppi di ciclisti che scenderanno dai convogli turistici….

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